Nella mostra, infatti, ha un
posto d’onore il gesso canoviano di “Amore e Psiche”,
di proprietà della Veneto Banca, che costituisce il modello
per la realizzazione delle celebri sculture del Canova, conservate
al Louvre di Parigi e all’Hermitage di San Pietroburgo.
Ma di cosa tratta l’antico mito alessandrino, ripreso da Apuleio
nelle Metamorfosi nel II secolo d.C.? Esso narra le vicende di Psiche,
una fanciulla mortale dalla bellezza simile a Venere, che sposa
il dio Amore senza però poterne mai vedere il viso. Istigata
dalle invidiose sorelle, una notte ella riesce a scoprirne il volto,
ma perciò viene immediatamente abbandonata dal dio. Psiche
dovrà quindi affrontare una serie di prove volute da Venere,
al termine delle quali otterrà l'immortalità e potrà
ricongiungersi al suo sposo.
A Monza, proprio nella Villa Reale , si trova la Rotonda, costruita
nel 1790 dall’architetto Piermarini e dipinta dal pittore
neoclassico Andrea Appiani, in occasione del ventennale di nozze
degli Arciduchi d'Asburgo, proprio con le storie del mito di Amore
e Psiche su consiglio del grande letterato milanese Giuseppe Parini.
La favola proposta pittoricamente dall’Appiani si basa sull’interpretazione
del mito in chiave neoplatonica che venne data nell’età
dell’Umanesimo, secondo la quale l’errore di Psiche
consiste nel ritenere il divino come una realtà verificabile
con i sensi, mentre è solo il cuore che può percepirne
pienamente la presenza.
Amore e Psiche rientra in una classe di favole ancestrali che raccontano
il destino di due amanti, la cui felicità dipende dall'ottemperanza
a una condizione particolare, solitamente un divieto, pena la separazione
eterna. Tale motivo si trova in miti provenienti da diverse parti
del mondo, con caratteri molto simili: nell'India antica, in Cina,
in Giappone, nel mondo celtico, finanche nell’Africa meridionale,
il che dimostra che la favola è strutturata su principi molto
diffusi nell’immaginario collettivo dell’umanità.
Se è vero che il mito di Amore e Psiche ha influenzato il
mondo della cultura, da quello letterario (Boccaccio, Boiardo),
alla poesia (Marino, La Fontaine), dal teatro alla lirica, è
soprattutto nell’arte figurativa che ha trovato l’espressione
più consona alla sua trama immaginativa: da Raffaello (affreschi
della Farnesina a Roma) a Giulio Romano (Palazzo Te a Mantova) a
Perin del Vaga (Castel S. Angelo a Roma) la favola dell’anima
si è impreziosita via via di suggestioni e di elementi metaforici,
altalenando da un aspetto meramente allegorico a un contenuto più
spirituale che incarna la trasformazione del mito da una religiosità
antica a una concezione cristiana, dove la capacità di amare
viene intesa come scintilla divina e la rigenerazione dell’anima
attraverso l’amore è ritenuta un mistero che avvicina
a Dio.
La mostra è visibile fino al 4 maggio 2014; corredata da
un testo edito da Bompiani, è curata da Elena Fontanella.
Info:info@fondazionednart.it; http://www.reggiadimonza.it/
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Antonio Canova "Amore e Psiche stanti" Collezione Veneto Banca
Candlelight Master " Psiche scopre Amore", olio su tela, prima metà del XVII secolo, Pinacoteca civica, Teramo
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