Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Work in progress - Anno X - n.39 - Gennaio - marzo 2014
GALLERIE IN RETE 
PROPOSTE DI ARTE CONTEMPORANEA

Intervista alla performer Mona Lisa Tina
di Carmelita Brunetti



L’arte performativa di Mona Lisa Tina si apre all’interattività con una sorta di macro-etica planetaria di cui oggi dobbiamo constatare l’assenza e mai come oggi se ne avverte la necessità. Incontro l’artista a Bologna, in un’aula dell’Università a Santa Cristina, per parlare della sua prossima esperienza performativa. Essa si terrà ad Hannover il 16 marzo prossimo, all’interno del IV Festival di Filosofia, presentata dalla scrivente, con la traduzione di Assunta Verrone. Il tema del Festival è la Giustizia. Mona Lisa Tina si dedica al mondo dell’Arte Performativa nella sua composita molteplicità e propone una visione personale di Performance-Terapia nella contemporaneità artistica in relazione alla cultura e alla società odierna; l'artista dà voce alla verità espressiva dell’arte e del teatro contemporaneo distanziandosi da logica e razionalità. Ma per meglio entrare nel suo universo poetico le pongo alcune domande.

- Carmelita B: le tue indagini performative accolgono riflessioni legate al dialogo e all'incontro con l'Altro, in uno spazio meticolosamente allestito per l'occasione: quanto è importante quest'aspetto, ai fini della realizzazione di ogni specifico progetto?
- Mona Lisa T: la maggior parte dei miei progetti si articola a partire dalle riflessioni intorno al tema dell'autorappresentazione e dell'identità. All'interno di essi e attraverso l'esposizione del mio "corpo", propongo un setting performativo molto suggestivo e fortemente sinestetico. Esso è costituito dal rigoroso allestimento di tutte le sue parti e dall'inserimento di più linguaggi visivi, che amplificano ulteriormente l'interazione con il pubblico. Per esempio, con l'utilizzo di singolari lampade ad alto voltaggio e con la diffusione di bande di luce è possibile indurre sui presenti, durante l'esperienza performativa, una intensa sensazione di calore. Inoltre l'impiego di materiali naturali, come rami di ulivo o spago, adoperati per la realizzazione di una serie di "sculture indossabili", specifiche per ogni progetto artistico, oltre a potenziare nella loro interazione la percezione tattile, è in grado di produrre aromi particolari, che rimandano, per associazione, a tipici odori organici. L'intervento audio dal vivo permette a sua volta allo spettatore di abbandonarsi ai propri ricordi, facendo riemergere private sensazioni corporee. Mi auguro che la sinestesia che ricreo all'interno dei miei lavori venga vissuta come un'esperienza corporea e mentale irripetibile, anche se mi rendo conto che non tutti coloro che prendono parte all'evento saranno totalmente in grado di riflettere e aderire ai temi proposti. Incentrato sulla totalità dell'incontro profondo con l'Altro, il mio progetto intende proporre il "Corpo" come veicolo ancestrale di comunicazione su più piani di lettura. Ciò che mi stupisce di più non sono le resistenze psicologiche, che per storia personale ciascuno di noi possiede, ma il fatto che il linguaggio performativo, nonostante sia presente come espressione artistica da almeno sessant'anni sulla scena dell'Arte, rinnovando ed integrando al carattere socio-culturale del contesto i propri codici estetici e di contenuti, non venga compreso tutt'oggi nella sua pienezza. Mi domando se ciò non derivi dalla brutta abitudine indotta dalla cultura dei nostri giorni che ci offre l'Altro non come una presenza positiva su cui investire affidamento e complicità, ma al contrario come un competitor o una minaccia da eliminare. Eppure, mi piace pensare che, nonostante tutto, sia possibile, a partire da questa prospettiva, riconsiderare, ciascuno nella propria intimità, questa relazione con il prossimo come un dono prezioso di cui prendersi umanamente e amorevolmente cura e, per quanto mi riguarda, inteso nel senso più laico ed universalmente ampio.

- C.B. - : Per il filosofo Karl-Otto Apel ad avvicinare l'individuo alla società è la semiotica trascendentale, ovvero la teoria dei segni. Nel caso della tua indagine artistica è il "corpo" che si fa veicolo di comunicazioni importanti e accompagna il fruitore in una dimensione performativa sensoriale. Grazie ad essa e al linguaggio dell'arte, egli è in grado di entrare in contatto con una realtà del profondo che sente propria ma che, ad una riflessione più attenta, si rivela come qualcosa che appartiene in senso lato alla collettività. Ritieni dunque che la tua indagine espressiva e le sue simbologie siano rivolte esclusivamente ad un pubblico di settore, che possiede gli strumenti per comprenderne i significati, o che si tratti di progetti accessibili a tutti?
- M.L.T. - : I miei progetti nascono con il desiderio di accogliere simbologie universali in grado di raggiungere e coinvolgere emotivamente un pubblico sempre più vasto e articolato. La mia indagine artistica pone al centro delle sue riflessioni il "corpo", che per forza di cose ci appartiene fin dai primi istanti di vita. A tal proposito vorrei specificare che quando uso il termine "Corpo" non mi riferisco esclusivamente alla sola fisicità della persona, ma al contrario alla sua totalità identitaria, che si esprime attraverso la relazione armoniosa e ben integrata della sua dimensione psichica, emotiva e appunto corporea. All'interno del mio percorso creativo propongo un "corpo genuino" che comunica questa totalità dell'essere nella relazione con l'altro e con il mondo in modo autentico e diretto. Questo deve avvenire al di là del genere e dell'etnia di appartenenza, senza potenziali filtri mentali di repressione e formalità, che la cultura dei nostri giorni ci invita ad assumere, e senza il carico di simbologie di seduzione, che non sempre corrispondono alla realtà. Mi auguro perciò che durante l'esperienza di un mio evento performativo tutti questi contenuti vengano colti da chi molto generosamente decide di prendervi parte. Ma sono certa che in fondo quelle su cui mi soffermo sono dimensioni che riguardano modalità comunicative antiche e profonde, che appartengono da sempre alla collettività e perciò accessibili a tutti.
 







Mona Lisa Tina: performance "Into the core"







performance "Into the core"







Performance "Into the core"






Performance "Human"

- C.B. - : Le ambientazioni artistiche che fanno da corollario ai tuoi progetti performativi risultano emotivamente ed esteticamente molto coinvolgenti; all'interno di esse sembrano convivere e dialogare due dimensioni spazio-temporali molto diverse tra loro: quella di un'esperienza artistica mentale multisensoriale proposta da te e quella, più concreta, legata all'oggettività del vivere quotidiano del fruitore. Credi sia possibile riconoscere una linea di confine tra queste due dimensioni? Le performance "Into the core" e "Human" sembrano rimandare ad alcune simbologie universali legate al tema della Vita e alle sue trasformazioni. Desideri in questo modo condividere con il pubblico una riflessione collettiva che esalti gli aspetti esistenziali in tutte le loro sfumature?
- M.L.T. - : Non so se sia possibile delineare un confine riconoscibile tra le due dimensioni: sai bene che la mia indagine artistica trae ispirazione e alimento dai miei vissuti e che, in senso più generale, ogni percorso artistico, si fa interessante nel momento in cui il materiale emotivo e creativo privato viene trasformato in un'immagine visiva universale. Quindi, ritornando alla tua domanda, penso che il confine tra queste due realtà sia certamente evidente nella misura in cui si stabilisce per la prima volta un contatto reale tra di esse. Ma è anche vero che l'insieme del progetto artistico, fungendo da spazio di relazione comune, ne sfuma i contorni, proponendo così un'unica dimensione data dall'interazione tra quella dell'artista con il suo interlocutore. In ogni caso, sono certa che ogni progetto, al di là del suo specifico linguaggio, rappresenta un'immagine allo specchio nella quale l'artista e il pubblico possono riflettersi e ritrovare parti di sè. Le mie performance, come dicevo, in genere intendono proporre un'esperienza sensoriale che coinvolge sia me che il pubblico, stimolando ed evocando in ciascuno il proprio immaginario. Con l'uso del mio "corpo" desidero riattivare simbologie universali e memorie antiche in un'epoca in cui assistiamo con grande facilità ad una vera e propria strumentalizzazione di esso, spogliato, nel senso letterale del termine, dei propri significati profondi. Sia "Into the core" sia "Human", hanno accolto, seppure in modi diversi, riflessioni legate alla sacralità del "corpo", che viene proposto soprattutto come luogo di incontro autentico e di processi trasformativi importanti. Attraverso di esso e con il coinvolgimento del pubblico, si è voluto suggerire la necessità di una riflessione legata al bisogno di una riappropriazione identitaria più consapevole, promuovendo nell'azione un momento di ancestrale autocoscienza.


Monalisa Tina: performance "Human"





Carmelita Brunetti, specializzata in Psicologia dell'arte, Direttore Responsabile della rivista "Arte Contemporanea".
e-mail:
carmelita.arte@libero.it


E' vietata la riproduzione anche parziale dell'articolo e delle immagini © Copyright