D.: Gentile Presidente, vuole riassumere la vita dell’ARI
dalla fondazione ad oggi ?
R.: L'A.R.I (2) è un'Associazione fondata trenta anni fa,
nel 1985, per tutelare la figura professionale del Restauratore
di Beni culturali. Inizialmente aperta ai soli diplomati OPD e ICR,
da oltre dieci anni ha adeguato il suo Statuto alla normativa vigente.
L'ARI accoglie oggi, pertanto, tutti i restauratori, in possesso
dei requisiti di qualificazione previsti dalla legge (3). Per questo
si distingue sia dalle Associazioni che rappresentano anche altri
tipi di professionisti o mestieri artigiani, sia da Organizzazioni
che limitano l'accesso ad una circoscritta tipologia di formazione.
Condizione che non trova riscontro, sul piano giuridico, nella vigente
normativa che definisce la qualifica professionale.
D.: Cos'è il bando per i Restauratori e per i collaboratori restauratori?
R.: Si tratta di procedure di qualifica relative alla norma transitoria (4) che interessano due diverse figure professionali del campo della conservazione: quella del Restauratore e del Collaboratore Restauratore . Al termine delle selezioni verranno predisposti degli elenchi presso il Ministero per i Beni Culturali.
Gli elenchi saranno giuridicamente vincolanti poichè la presenza all'interno di essi abiliterà all'esercizio della professione nello specifico settore. Nell'elenco dei restauratori di beni culturali confluiranno anche i laureati secondo la formazione accademica a ciclo unico quinquennale di recente istituzione.
Per questo motivo l'ARI da sempre sostiene la necessità che la procedura di accreditamento con la norma transitoria avvenga in maniera tale da garantire l'effettiva corrispondenza delle competenze con coloro che si qualificheranno con la norma a regime, (cioè la formazione abilitante a ciclo unico di durata quinquennale), mantenendo un elevato standard di qualità della professione, così come delineata dai D.M. 86 e 87/2009 e coerentemente anche al profilo di competenze delineato da E.C.C.O. (5)
D.: E' vero che si è costituita un' Associazione che si chiama ORA per coloro i quali hanno conseguito il diploma ICR- OPD, e ICPL, la quale vorrebbe far equiparare il titolo scolastico alla attuali lauree?
R.: Sì, è nata una nuova associazione con l'intento di perseguire il precipuo scopo di ottenere l'equiparazione/equipollenza del titolo conseguito presso le scuole di Alta Formazione con quello accademico a ciclo unico quinquennale. E' ovviamente un interesse legittimo, peccato che si sia persa un'occasione per rimanere uniti e che l'ulteriore polverizzazione non aiuti la categoria ad avere un'adeguata rappresentatività nei confronti degli organi istituzionali.
D.: Cosa intende fare l'ARI, invece, per tutelare i suoi iscritti?
R.: L'ARI è impegnata a tutelare tutti i suoi associati, siano essi ex diplomati presso le scuole di Alta Formazione, sia che siano formati in altro modo secondo quanto previsto dalla legge e nelle regole previste all'epoca.
Occorre ricordare che nel composito panorama esistente vi sono iter formativi consolidati da decenni di esperienza lavorativa e che non di meno caratterizzano professionalità improntate a livelli di indiscutibile qualità. Molti restauratori "eccellenti" hanno avuto formazioni differenti dalle scuole statali o dalle scuole di Alta Formazione. Va ricordato che la professione di restauratore è nata sul filo del lavoro artigianale, poi trasformatosi nel tempo in chiave sempre più scientifica dopo la fondazione dell'Istituto Centrale del Restauro. Non a caso anche gli attuali percorsi di laurea dedicano un ampio spazio alle attività didattiche di laboratorio su opere vincolate. La professione si sviluppa poi su piani molto più ampi e articolati che richiedono ovviamente conoscenze scientifiche e umanistiche specifiche.
Oggi l'attenzione dell'Associazione è principalmente rivolta al procedimento di qualifica e, altrettanto sentito, è il tema del rapporto tra qualifica e titolo; pertanto l'ARI sta iniziando ad affrontare anche questo aspetto confrontandosi in maniera dialettica con le istituzioni universitarie e con gli enti di formazione coinvolti attraverso analisi tecniche che tengano conto del complesso panorama formativo pregresso, per arrivare insieme a formulare percorsi integrativi successivi alla conclusione della fase transitoria.
D.: Pertanto l'ARI sta già muovendosi affinché tutti i restauratori, dopo il superamento del bando di qualifica, possano ottenere il titolo accademico?
R.: Sì, devono distinguere due piani della questione: uno è quello dell'effettiva spendibilità della qualifica professionale, l'altro quello della possibilità, per coloro che avranno la qualifica, di ottenere il titolo accademico corrispondente.
Sul primo punto l'ARI ritiene che la qualifica professionale, accertando delle competenze che sono analoghe a quelle dei laureati, debba consentire l'accesso ai corsi post laurea (master, specializzazione etc.), ma anche quello ai pubblici concorsi, il tutto in una logica di omogenea spendibilità delle competenze e conforme, continuo accrescimento delle conoscenze.
In merito all'ottenimento del titolo accademico l'Associazione intende studiare, come già accennato, ogni possibile soluzione affinché sia possibile definire eventuali equipollenze o strade di integrazione della formazione.
Sin d'ora si possono ipotizzare percorsi diversi, dato l'assai vario e vasto panorama di competenze. E' fondamentale, per noi, che in questo processo vengano valorizzate le diverse conoscenze acquisite sul piano formativo, senza lasciare sul campo l'eterogeneo quanto vasto e significativo patrimonio di capacità acquisite.
D.: L'ARI, in questa veste rinnovata, vuole interagire con altre associazioni?
R.: L'ARI vuole scrollarsi di dosso il pregiudizio di essere un'associazione chiusa e aristocratica. Con ciò intende continuare a sostenere la necessità di un profilo professionale di competenza che rispetti l'elevato standard di qualità richiesto dalla professione, ma non individua in un'unica tipologia di percorso formativo pregresso il raggiungimento di tale obbiettivo.
L'ARI si propone pertanto di interfacciarsi in maniera costruttiva con le varie realtà associative cogliendo ogni sinergia possibile e rappresentare anche un punto d'incontro tra l'eterogeneo mondo di coloro che operano con professionalità da anni e i molti giovani che vi accedono oggi a seguito, di un percorso di laurea.
D.: L'ARI ha intenzione di inserire tra i suoi iscritti anche i collaboratori restauratori?
R.: Sarebbe sicuramente un arricchimento poter far accedere all'Associazione i collaboratori restauratori, tuttavia al momento questo creerebbe un problema di rappresentatività anche in ambito europeo, poiché la confederazione E.C.C.O. (European Confederation of Conservator Restorers Organisations) www.ecco-eu.org/members/members.htm, di cui A.R.I. è socio fondatore, prevede al suo interno solo Associazioni costituite da restauratori di beni culturali. Ciò non esclude che non si riesca tuttavia a trovare, in un prossimo futuro, una soluzione che consenta di accogliere e rappresentare anche le esigenze di questa figura professionale così vicina alla nostra.
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Antonella Docci, Presidente ARI
Base di colonna medievale ricoperta dal pavimento più tardo
Disgregazione del marmo
Particolare del retro di una decorazione con evidenti danni da parassiti del legno
Pavimento musivo in corso di pulitura
prove per stuccature mimetiche
Reintegrazione di "mancanze" con preparazione per la doratura a bolo
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