“Verrà del tempo la maestra mano,
a dare all'opre tue l'ultimo tocco;
che colla bruna patina i colori
ammorbidisca, e accordi; e quella grazia
aggiunga lor che sol può dare il tempo;
porti il tuo nome a' Posteri, e più rechi
bellezze all'opre tue che non ne toglie”.
J. Dryden, 1694
Una bellissima Dama dalle origini orientali, alta circa 1,70 m
e riccamente abbigliata abita dal 15 giugno del 2000 in Vaticano
e può essere ammirata dal pubblico in tutto il suo splendore.
Se vi recate nella seconda delle ultime quattro sale del Museo
Gregoriano Egizio, dedicate alle Antichità del Vicino Oriente
e recentemente riallestite, rimarrete anche voi stregati dal suo
fascino! Si tratta di un reperto estremamente prezioso, un lungo
lenzuolo funerario in lino risalente alla metà del III secolo d.C. ed
appartenente ad una serie di sei teli rinvenuti nel 1899 da Albert
Gayet in alcune tombe di età severa della necropoli di Antinoe,
la città egiziana fondata nel 130 a.C. dall'imperatore Adriano
in ricordo del giovane Antinoo, corrispondente attualmente al
villaggio di Sheikh ‘Abade (vicino al Mar Rosso).
A differenza dei famosi ritratti del Fayum, tavolette
provenienti dalla necropoli del Fayum in Egitto risalenti
al I-III secolo d.C. e caratterizzati dalla realistica raffigurazione
del solo volto del defunto, i sei teli rappresentano delle
giovani donne a figura intera (oggi quattro teli sono conservati al
Museo del Louvre di Parigi ed uno al Museo Benakis di Atene).
Un'ulteriore particolarità di questi teli, una sorta di sudari
usati nell'Egitto romano come ultima copertura della mummia
all'interno del sarcofago, sta nell'essere dipinti direttamente
sul supporto tessile, mentre invece la tecnica esecutiva dei
ritratti del Fayum consisteva nel dipingere direttamente su di una
tavoletta lignea oppure su una tela, applicata sempre al di
sopra di un supporto ligneo. La Dama del Vaticano è uno dei
primi esempi nella storia di pittura su tela, non ancora come
tecnica autonoma in quanto utilizzata per scopi funerari e
celebrativi, ma sempre e comunque pittura su tela: è da sfatare
quindi la leggenda che fa risalire l'origine della pittura
su tela al Quattrocento. Una fonte autorevole come Plinio il
Vecchio, inoltre, ci riporta la notizia di una tela di lino
raffigurante un ritratto di Nerone (I sec. d.C.), che venne
distrutta da un fulmine.
La deperibilità del supporto tessile rispetto ad un dipinto
su tavola o ad un affresco può far comprendere come sia possibile
retrodatare le origini di questa tecnica, data la scarsità di
reperti sopravvissuti fino ai nostri giorni. Il valore inestimabile
dei sei teli risiede, infatti, nel materiale che ne costituisce il
supporto, ossia il lino, una fibra tessile di origine vegetale
usata fin da tempi antichissimi e particolarmente resistente
all'invecchiamento.
Esaminando l'iconografia delle giovani ritratte, l'acconciatura
e la ricchezza delle vesti, si ritiene che esse appartenessero
all'aristocrazia locale, ma quella conservata in Vaticano è
la più preziosa tra le sei. Oltre alle splendide decorazioni a
rilievo presenti sull'abito, realizzate con l'utilizzo di pasta
gessosa ricoperta da lamine d'oro per simulare gioielli a
rilievo, la nostra Dama presenta, all'interno della cornice
che ne delimita il lato destro, due quadretti figurati. La
seconda scena raffigura l'insegnamento filosofico di un maestro
alla sua allieva e probabilmente si riferisce ad un momento
di vita quotidiana della defunta.
Prima di essere esposta nella
grande teca climatizzata, che costituisce la sua nuova e moderna “abitazione” e che ne garantisce, attraverso specifici valori
di umidità relativa e temperatura, una adeguata conservazione,
l'opera è stata sottoposta ad un lungo e difficoltoso intervento
di restauro da parte del Laboratorio di Restauro della Pittura
del Vaticano. Nel corso dei secoli il tessuto era divenuto
fragile e frammentario ed è stato necessario applicare sul
retro una nuova tela in lino, simile all'originale, per assicurarne
un sostegno adeguato. La fase della pulitura e gli studi effettuati
sullo strato pittorico hanno portato ad importanti osservazioni
sulla tecnica di esecuzione: gli allievi dipingevano gli elementi
decorativi e le parti di minor pregio, mentre al tocco del
maestro era riservata la pittura del volto, delle mani e dei piedi.
Grazie a questo restauro l'anima della Dama sopravviverà
ancora per molti secoli, vincendo la battaglia contro
le ingiurie del Tempo…un'opera d'arte così delicata e preziosa,
soggetta più di altre al progressivo ed inarrestabile
deterioramento, affascinerà ancora le future generazioni.
Si ringrazia la Direzione dei Musei Vaticani per la gentile concessione delle immagini
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Dama, lino dipinto III sec d.C. - Museo Gregoriano egizio in Vaticano

Dama - particolare

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