Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Rivista bimestrale -Anno III- Nov./dic. 2007, n.12
I MONUMENTI DI DIO 

L'ABBAZIA di SAN GALGANO

Storia, leggenda e religiosità
di Bruna Condoleo




L'Abbazia gotica di San Galgano (metà del XIII secolo), nel comune di Chiusdino (Si)


Arrivare nella verde vallata del comune di Chiusdino, a pochi chilometri da Siena e trovarsi di fronte alle grandiose rovine dell'Abbazia di San Galgano è un'emozione impareggiabile che fonde la meraviglia con lo spirito ascetico, il senso del mistero con l'afflato mistico. Un immenso rudere gotico, antico di 750 anni che tuttavia non ha affatto perduto né il fascino né l'aspetto di un edificio che testimonia, oltre alla religiosità medioevale, la potenza raggiunta nei secoli XIV e XV dall'Abbazia cistercense.




San Galgano: navata centrale ed abside
     

La navata laterale della chiesa, fondata alla metà del '200 dai monaci cistercensi.



Protetta dagli imperatori Enrico VI, Ottone IV e Federico II, malgrado calamità e pestilenze, nel ‘500 era divenuta tanto florida da impensierire lo stesso Papa Giulio II che scagliò contro di essa l'interdetto ed in seguito a tale contesa cominciò l'abbandono della chiesa da parte dei monaci. Da allora iniziò la decadenza del luogo che prima fu spoliato della copertura, poi divenne cava di materiali; nel 1781 crollò definitivamente il tetto e cinque anni dopo un fulmine colpì il campanile. Divenuta un rudere, essa venne sconsacrata e lasciata alle ingiurie del tempo fino a quando, nel 1924, si diede inizio ad un restauro conservativo al fine di impedirne il totale degrado.
Sorta alla metà del XIII secolo ad opera dell'Ordine cistercense, la chiesa abbaziale di San Galgano è un'imponente croce latina a tre navate, lunga 72 metri e larga 21 nel vano del transetto, con un'abside semicircolare in cui si aprono 6 monofore ed un rosone.
 




Eremo di Montesiepi, sul colle attiguo all'Abbazia,
dimora e tomba di San Galgano (XII secolo)




L'imponente facciata diruta dell'Abbazia di San Galgano
  Sei grandi campate e sedici pilastri a fasci di colonnine spartiscono lo spazio geometricamente perfetto dell'interno: l'eleganza gotica delle strutture che si elevano svettanti verso il cielo, le arcate acute a doppia ghiera, la fuga di ogive nelle navate laterali costituiscono l'esempio più fulgido di uno stile gotico italiano che risente delle influenze pisane e senesi, soprattutto nei decori, nelle bifore raffinate (una sola è ancora completa di colonnina!) e nei cento capitelli. Malgrado il forte slancio verticale, l'abbazia esprime un gusto gotico più sobrio rispetto ai coevi esemplari francesi; invece la sua storia ed il suo attuale aspetto rimandano ad altre due famose abbazie scozzesi, anch'esse dirute, ovvero Melrose e Kelso , costruite nel XII secolo dai cistercensi e dopo una gloriosa storia di cristianità e di potere abbandonate dalla fine del XVI secolo per contingenze diverse. Luoghi, questi, pittoreschi e misteriosi, immortalati da letterati ed artisti romantici, come il romanziere Walter Scott o il pittore tedesco Friedrich, ma anche spazi appropriati per set cinematografici, come è il caso del film Nostalgia di Tarkovsky, ambientato proprio tra i resti grandiosi dell'Abbazia di San Galgano.
Un silenzio ricco di suoni naturali, dal soffio del vento che s'incunea tra le navate e gli archi, al canto degli uccelli che nidificano tra le pietre, domina gli spazi della chiesa che, essendo priva del tetto, è ricoperta dall'azzurro cielo toscano. Accanto ad essa alcuni resti del complesso abbaziale ancora in buono stato, come la Sala Capitolare, illuminata da due belle bifore che si affacciano sui pochi ruderi di quello che fu un grande chiostro. Vicino alla sala capitolare è ancora visibile lo Scriptorium, un ampio vano ricco di finestre e di pilastri cruciformi, destinato alla preghiera ed al lavoro dei monaci. L'Abbazia è intitolata al santo che si venera in questa zona, Galgano, della famiglia dei Guidotti, morto nel 1181, un cavaliere convertitosi, come farà più tardi san Francesco, alla vita eremitica.



L'interno della chiesetta di Montesiepi, dove si conserva la "spada nella roccia" (sopra)
  Quando decise di abbandonare la vita militare, Galgano, secondo quanto narra la leggenda, conficcò nella roccia la sua spada che ancora si conserva nella Rotonda di Montesiepi , una chiesetta costruita nel 1200 sulla collina attigua all'Abbazia. La spada, che secondo le indagini compiute dall'Università di Siena, è una spada medioevale (spezzata da un vandalo negli anni '60 e di nuovo nel 1991, ma poi reintegrata), infissa tra le rocce miracolosamente, affiora dal pavimento della chiesa con l'elsa a forma di croce, simbolo di pace e di preghiera.
Il luogo è suggestivo per la classica semplicità dell'eremo, a pianta circolare, simile ai mausolei romani, rivestito di pietra bicroma a fasce di marmo e di mattoni. Alla metà del ‘300 venne aggiunto alla chiesetta un corpo rettangolare in stile gotico con volta a crociera ogivale, affrescato dal celebre pittore senese Ambrogio Lorenzetti, con “Storie della Vergine”. Anche la cupoletta della Rotonda, rivestita da file di mattoni rossi e pietre bianche, ricorda le coperture delle tombe romane ed etrusche: del resto l'eremo fu costruito sopra l'antica capanna dove San Galgano trascorse l'ultimo anno di vita e morì!

 




I bei pilastri gotici della chiesa abbaziale


Il suggestivo panorama dell'Abbazia dalla zona del transetto sinistro



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