Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Rivista bimestrale - Anno II - Nov./dic. 2006, n. 6
FRAMMENTI 

PILLOLE DI NARRATIVA

Le nozze del baroncino
di Dejanira



Don Rinaldo Campora e donna Concetta Maria Manca annunciano il loro matrimonio che avverrà l'8 dicembre 1995 presso la Chiesa delle Vergini. Durante la cerimonia sarà eseguita “La preghiera di una vergine”.

Questo invito di nozze, odoroso di castità, veniva letto dalla sottoscritta, incredula e meravigliata di una così inusuale partecipazione.
Il giorno fatidico gli sposi sembravano due profughi che di lì a poco sarebbero stati rimpatriati: lui pallido e smagrito, quasi febbricitante, dal momento che il passo che stava facendo gli pesava come una condanna da accettare “suo malgrado”. Essendo infatti uno scapolo impenitente, il matrimonio significava per lui la rinuncia definitiva, ma al momento obbligata, alla propria libertà. Lei, quasi esangue, frastornata, ma felice per aver raggiunto il suo sogno: avere finalmente un uomo al proprio fianco! Malgrado non fosse più giovanissima, sembrava una bambina vestita per la prima comunione: modesta ed austera, avrebbe potuto sembrare una novizia in attesa dei voti. Sguardo rigido, portamento impettito, seguita a vista dai genitori ottantenni, penzolanti e più smunti dei virtuosi “sposini”. Non era l'amore la ragione della loro unione: c'era l'interesse per l'una e la tanto pretesa verginità per l'altro. Lei signorina attempata, ambiva alla “sistemazione”, lui baroncino sessantenne, stava per giocare le ultime carte: doveva infatti avere prestissimo un erede, per dare un futuro alla sua nobile casata, ma da una fanciulla illibata e di morigerati costumi. Coppia perfetta, si direbbe: un matrimonio dove si intrecciavano pregiudizi radicati nei secoli e certezze non certe. Chissà se lo scontro con la realtà avrebbe potuto invertire la rotta di questa improbabile nave delle speranze!
Sembrava un vecchio film degli anni '40, pensavo quel giorno, tornando a casa tristemente e considerando che all'inizio del terzo millennio tutto ciò fosse da ritenere assurdo.
A qualche anno di distanza da quell'avvenimento, gli sposini vivono come tante coppie separati in casa: lei abita in città, lui trascorre giorni oziosi nelle campagne avite e distrattamente si pensano. Ma un sogno almeno si è realizzato: quel casato possiede oggi una prole e dunque continuerà a sopravvivere, malgrado le falsità, i compromessi e la mentalità retriva. E' bello poter pensare che la vita vince comunque!
     
E' vietata la riproduzione anche parziale dell'articolo e delle immagini © Copyright