Dei due bronzi trovati sul Quirinale, uno è il Flaminino di stile pergameno, dedicato per il trionfo del 194 a. C.; l'altro, che gli sta ancor oggi accanto in una sala di Palazzo Massimo, è detto Pugile delle Terme dalla sede iniziale del Museo Nazionale Romano entro la grandiosa fabbrica di Diocleziano.
In questo atleta seduto, come negli eroi da Riace, le dita centrali dei piedi sono fuse separatamente con una procedura abbandonata in età ellenistica: testimone il Flaminino stesso. Le labbra sono in rame massiccio all'uso classico, non in lamina. L'ematoma sotto l'occhio è fuso a parte in una lega scura: con inverso artificio, Silanione ateniese otteneva l'argenteo pallore della Giocasta (circa 340).
La fama del Pugile è attestata dalla riproduzione su di un castone in pasta vitrea. A Lisippo portano il moto della testa, la barba e la chioma comuni all'Epitrapezio. La fuga dello sguardo rispetto al solido della figura ritorna con l'Eracle meditante. Nello scorcio di spalle identico è l'Ermete che risponde al richiamo di Zeus. Il giudizio di Plinio (“Storia naturale”, 34, 65), "sembra propria di lui l'espressività salvata nei minimi particolari", sublima nelle finezze dell'opera. Le dita calzano un mezzoguanto così sottile da lasciar trasparire le articolazioni: sugli orli sono tracciate le cuciture. Lisippo era celebrato per aver rappresentato la sordità. La tumefazione dei padiglioni auricolari ottunde l'udito, e lo scarto improvviso del vincitore affranto viene dallo squillo dell'araldo che precede il verdetto: la “tromba del Giudizio” nell'apocalisse cristiana. Culmina così la ricerca del Sicionio, l'istante ( Kairós
, nella personificazione plasmata per Alessandro) capace di suggerire quanto appena accaduto e quel che ne deriva. Contiamo le ferite alle guance e alla fronte: agemine di rame rosso applicate nello stesso numero e soltanto a destra sulla gamba, sul braccio e sul guantone, segnalano le gocce di sangue che sono cadute dal viso per la violenza con cui l'atleta ha girato la testa da quella parte.
Plinio (35, 153) aggiunge che Lisistrato, fratello del maestro, con il calco dal vivo “cominciò a rendere somiglianti i tratti che prima si cercava di fare più belli”. Drammatici i traumi pregressi che improntano il protagonista. Per il guasto del setto nasale, l'affanno transita dalla bocca; il labbro superiore è affossato dalla perdita dei denti, e il conseguente soffio verso l'alto dirada i baffi a ventaglio: forma inconfrontabile nella statuaria, anche se qualche archeologo si sforza a farne oggetto di tarda cronologia, ignorando il presupposto della globalità stoica del messaggio, la passione e la gloria ante litteram di questo Cristo alla colonna.
Paolo Moreno - cattedra di Archeologia e storia dell'arte greca e romana - Facoltà di Lettere e Filosofia, Università Roma Tre ( www.paolomoreno.com)
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Pugile seduto, bronzo, originale di Lisippo e del fratello Lisistrato, 340 a. C. circa. Dal Quirinale, Terme di Costantino, scavo del 1885: Roma, Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo alle Terme
Dettaglio della mano sinistra: visibile la cucitura sull'orlo delle dita del mezzoguanto
Le foto sono di Lorenzo De Masi, Soprintendenza Archeologica di Roma
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