Tutti conosciamo l’immenso patrimonio di Beni culturali italiani, in parte posseduto e conservato nel nostro Paese, in parte disseminato purtroppo per il mondo! Ma è sempre interessante rivedere alcune opere egregie di cui si parla poco per ricordare a noi stessi la ricchezza e l'importanza di tale patrimonio artistico! L’Apollo di Mantova è una scultura di marmo di grande pregio proveniente dalla collezione di Antichità del Palazzo Ducale della città lombarda. Apollo è una divinità pura e raggiante come il sole, protettore delle arti, della poesia e della musica, ritenuta uno dei maggiori dei dell’Olimpo il cui culto, proveniente dalle colonie greche e dall’Etruria, assume anche nella religiosità romana un ruolo di primo piano. Da sempre raffigurato come simbolo del vigore giovanile, beltà ideale, classica ed elegante, Apollo rispecchia la fierezza e la vitalità del mito che rappresenta. E’ una divinità che ha ispirato numerosissime sculture antiche e moderne e dipinti altrettanto famosi in cui è rappresentato da solo o con i personaggi collegati al suo mito, come le nove muse, le splendide fanciulle rappresentanti le arti e le scienze, immortalate da un celeberrimo affresco di Raffaello nella Stanza della Segnatura in Vaticano.
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"Apollo detto di Mantova", marmo, II sec. d.C., copia romana da un bronzo greco di età classica. Palazzo Ducale (MN) |
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Particolare del bel viso e del busto dell'Apollo di Mantova, Palazzo Ducale. (MN) |
Nudo o vestito, Apollo si rende riconoscibile grazie alla presenza di attributi come la lira, la faretra, il tripode e l’alloro, quest’ultimo simbolo di vittoria ma anche del suo amore non corrisposto per la ninfa Daphne, che per sfuggirgli si muta in albero di Lauro. L’Apollo di Mantova è una copia imperiale romana risalente al II secolo d. C., ispirato a un presunto originale greco in bronzo della metà del V secolo a.C.; tuttavia, benchè riveli somiglianze con lo stile policleteo per lo schema ad x del corpo e per la morbidezza del modellato, l’esemplare mantovano denota alcuni caratteri lievemente più arcaici, ad esempio nella realizzazione della capigliatura. Esistono più di una dozzina di repliche dell' Apollo mantovano che si conservano in musei italiani ed esteri, come quella esposta al Louvre e un'altra molto pregevole nel museo Archeologico di Napoli. Dell’originale bronzeo dell'Apollo è stato spesso indicato come autore lo scultore Egesia, maestro di Fidia, ma non esistono esempi del suo lavoro per una comparazione con le copie esistenti. L’Apollo di Mantova rappresenta il dio in posizione eretta, probabilmente con una cetra; accanto a lui un albero di lauro su cui si attorciglia un serpente, uno degli animali a lui sacri, in riferimento ai suoi poteri oracolari. La scultura costituisce un esemplare ben conservato databile probabilmente all’ultima parte dell’età adrianea (130 d.C.), che rientra in una tipologia di statua di cui, come accennato, sono state realizzate numerose copie, provenienti da diversi contesti urbani.
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"Apollo del Tevere", marmo, h.2,22 m., copia romana da un originale greco del 450 a.C. Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo |
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L'atleta vittorioso o di Fano, scultura bronzea datata tra il IV e il II secolo a.C., attribuita su base esclusivamente stilistica allo scultore greco Lisippo o a un suo allievo. Si trova dal 1977 esposto al Getty Museum di Malibù, Stati Uniti d'America! |
Tra le diverse repliche ricordiamo l’Apollo del Tevere, di età tarda adrianea o antonina, una scultura marmorea ripescata a Roma nel Fiume a fine ‘800 e conservata nel Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo, opera che ricorda l’esemplare denominato Tevere/Cherchel, proveniente dall’antica provincia romana di Caesarea Mauretaniae in Algeria.
Nell’elogiare la bellezza dell’Apollo di Mantova vengono tristemente alla mente le innumerevoli opere archeologiche ritrovate in Italia ed esportate clandestinamente all’estero, come ad esempio, per rimanere nel campo della scultura classica, l’Atleta vittorioso di Fano, una statua greca bronzea conservata nel Getty Museum di Malibù, la cui restituzione all’Italia, dove è stata ritrovata e che ne rivendica il possesso, attendiamo da decenni. Infatti, malgrado le numerose istanze di restituzione della splendida opera attribuita alla cerchia del famoso scultore Lisippo (seconda metà del V secolo a.C.) e le ordinanze di sequestro del GIP, la scultura, rinvenuta nel 1964 da un’imbarcazione italiana in acque italiane e successivamente trafugata all’estero, dal 1977 è esposta a Malibù come “bene di proprietà americana”!! La vexata quaestio con il Getty Museum (vedi archivio: Arte e diritto n.23 gennaio-marzo 2010) si protrae dal 1989; dopo numerose richieste di restituzioni e altrettanti dinieghi, il 2 maggio 2024 la corte europea di Strasburgo, respingendo l’ultimo ricorso della fondazione Getty, ha stabilito che l’Italia ha diritto alla restituzione della statua greca ritrovata nel mar Adriatico. Stiamo a vedere se riusciremo finalmente a portare a casa dopo quasi 50 anni ciò che ci appartiene culturalmente e legalmente!!
Bruna Condoleo, storica dell'arte, giornalista, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte
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