Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Rivista bimestrale - Anno VI - n.24 - Aprile-giugno 2010
NOTIZIE ed EVENTI  

LE MOSTRE
di Artemisia

Natura Snaturata - Arte in diretta: "Da Corot a Monet" - Gli arazzi del Pontormo e del Bronzino al Quirinale - Il mondo di "Tila" - Edward Hopper a Roma - Nicolas de Staël. 1945-1955 a Martigny


in Italia




Natura Snaturata

A Rende (Cs) è in corso  la mostra “Natura Snaturata", una collettiva di pittura, scultura e fotografia allestita nella nuova sede della Biblioteca Civica di Quattromiglia di Rende, importante sede che contiene un prezioso fondo librario antico, in parte proveniente dalla Biblioteca dell'Istituto Letterario e Scientifico di Rende, fondato nel 1834 da D. Giuseppe Vercillo.
Come asserisce Albert Einstein: «ogni cosa che puoi immaginare, la natura l'ha già creata», frase che porta a riflettere sulla straordinaria grandezza della natura e del suo misterioso fascino. Fonte di ispirazione per poeti, artisti, scrittori, musicisti, la natura resta sempre l'anima vibrante della nostra vita. Nella molteplicità di forme e sensazioni, essa è sorgente di inesauribili interpretazioni; la scena artistica contemporanea ne è pervasa ed innumerevoli sono le tecniche utilizzate per rappresentarla, dalle più tradizionali alle più avanguardiste. L'intento della mostra non è quello di favorire l'una o l'altra tendenza o di privilegiare una particolare forma espressiva, ma piuttosto di rendere l'effettiva varietà di tecniche e di idee che gravitano intorno alla rappresentazione della natura e del suo degrado. In esposizione più di una ventina di opere di autori calabresi: una fotografa, tre pittrici e uno scultore per un percorso vario e molto diversificato. Dal naturalismo lirico all'astrazione nella triade di paesaggi ad olio di Carmelita Brunetti, dove ci si trova di fronte alla bellezza della natura nella veduta di Copanello, splendida spiaggia calabrese, ma anche di fronte al suo degrado con l'allusione alla “nave dei veleni” di Cetraro, fino al mare inquinato dalle cromie scure con colate di vernice rossa.
Liriche ed espressive sono le tele con i paesaggi dalle tinte forti, giallo, rosso, blu e verde nelle diverse sfumature, con echi di impressionismo nella pennellata densa e veloce, di Silvana Scarpelli. La sua ricerca interiore è liberata in segni pittorici dove i colori, come terapia dell'anima, vogliono restituire dignità ad un mondo in disfacimento. La Scarpelli crea mondi che si confrontano nell'universo caotico dove l'uomo non si riconosce più e si rifugia nell'arte per ritrovare le emozioni perdute. Seguono altri lavori che per la loro delicatezza rallegrano e commuovono per il segno spontaneo che Greco Assunta ha dato nell'interpretazione del paesaggio con papaveri e nella realizzazione di un grazioso decoupage con composizione di fiori. Anche per Greco la pittura è espressione dei sentimenti intimi e soprattutto vuole essere una sorta di liberazione dalle angosce giornaliere.
Arricchisce il percorso la scultura di Riccardo Magarò che s'impone nella sala e colpisce il visitatore per la forma metafisica e astratta ottenuta modellando il legno di ulivo: forme appena abbozzate che lasciano immaginare diversi animali, come i cigni dai colli lunghi, i falchi, gli uccellini o esseri fantasiosi.
La mostra si conclude con il realismo fotografico di Annarita Capalbo che racconta in ogni scatto “frame” di un reale viaggio a Cuba. In questo evento espositivo Capalbo ha presentato delle immagini del popolo cubano che diventa protagonista dei suoi reportage fotografici, in cui si lasciano percepire umori, quotidianità, desideri della gente comune. La sua fotografia come traccia, segno di un momento, è nello stesso tempo storia, antropologia, psicologia, cultura di un popolo. La fotografa dice infatti: “ogni scatto mi regala emozioni. I volti della gente, i loro sguardi mi catturano e parlano al cuore. Spero che queste emozioni arrivino a chi guarda le mie foto”.
L'evento è stato patrocinato dal Comune di Rende (CS).






Carmelita Brunetti, Cetraro




Riccardo Magarò, Il cigno (foto Orlando Francesca)




Silvana Scarpelli, Tramonto infuocato (foto Orlando Francesca)


Greco Assunta, I papaveri (foto Annarita Capalbo)


Annarita Capalbo, Cuba, in sosta


“Natura snaturata", collettiva di artisti calabresi, Nuova sede Biblioteca Civica di Quattromiglia di Rende, Cosenza, dal 20 maggio al 20 giugno 2010.




"Da Corot a Monet". La sinfonia della natura



A Roma, al Complesso del Vittoriano, si sta svolgendo la mostra “Da Corot a Monet. La sinfonia della natura”, che espone 170 opere tra dipinti, opere su carta e fotografie d'epoca. L'esposizione ripercorre l'evoluzione della rappresentazione della natura nella pittura francese, dalle prove suggestive dei pittori della scuola di Barbizon, nei primi decenni dell'800, fino ai dipinti “en plein air” degli Impressionisti, per giungere al trionfo cromatico e quasi astratto delle Ninfee di Monet.
Curata da Stephen F. Eisenman, Ordinario di Storia dell'Arte all'Università di Chicago, in collaborazione con Richard R. Brettell, Ordinario di Storia dell'Arte all'Università di Dallas, la mostra vuole abbracciare in un'ampia prospettiva il passaggio da una pittura di natura, intesa ancora alla maniera classicheggiante e tradizionale, ad un'impostazione del tutto innovativa e moderna del paesaggio che si basa sulla rappresentazione del vero, ma con un'attenzione particolare alle vicende della luce e dell'atmosfera. La natura come forza vitale e dinamica, che grandi artisti come Courbet, Pissarro, Sisley, ma soprattutto gli impressionisti colsero nella profonda poesia generata dagli spettacoli di fiumi, acque, giardini, cielo, mare, fino alle Ninfee di Monet, ritratte nei giardini di Giverny, che sono un esempio esaltante e antesignano della tendenza introspettiva dell'arte contemporanea.
Oltre all'affascinante rassegna di opere, Ars et Furor intende segnalare un interessante evento collaterale che s'inserisce nell'ambito della mostra, ovvero “Arte in diretta", un incontro-lezione con il pubblico, guidato dalla giornalista e critica d'arte Fabiana Mendia, che si terrà il giorno 27 maggio, alle ore 18.00 (Complesso del Vittoriano, Sala Zanardelli). Dopo le lezioni attorno alle mostre più prestigiose della Capitale, ultima in ordine di tempo quella relativa ad Hopper, Fabiana Mendia continua a realizzare il suo progetto di diffusione ed approfondimento dell'arte, attraverso un'immersione completa nel tema trattato. Con un eloquio raffinato, la critica affronta l'analisi lucida e puntuale del periodo storico e artistico e ripercorre la nascita e l'affermazione del nuovo linguaggio impressionista, avvalendosi di documenti, di filmati, di recitazioni di testi letterari e poetici, conducendo il visitatore in uno stimolante viaggio nell'ambiente innovativo della Francia ottocentesca.










Jean Baptiste Camille Corot, Canale in Piccardia, 1865-70




Claude Monet, Ninfee, armonia in blu, Parigi, 1914. Musée Marmottan Monet. Copyright Musée Marmottan Paris/Giraudon/The Bridgeman Art Library
Fabiana Mendia chiarirà, nella sua lezione, le nuove interpretazioni pittoriche degli artisti francesi, a cominciare da Camille Corot, uno degli eredi della tradizione del paesaggio storico, ma sensibile alla rappresentazione del vero, alla ricerca di una sintesi visiva e attento al fenomeno della pittura “en plein air”. Poi si soffermerà sulle opere dei protagonisti della Scuola di Barbizon (dal nome del villaggio vicino a Parigi dove dal 1830 si ritirano Rousseau, Daubigny, Diaz de la Peña, Troyon, Dupré), che furono "interpreti di soggetti colorati di una passionalità romantica byroniana, impegnata a rendere l'oggettività della visione, che non si identifica con la copia fedele e minuta dei particolari del reale, ma con la capacità di esprimere l'intensità delle emozioni". E naturalmente sarà la volta dell'Impressionismo, il movimento che compie la successiva tappa di interpretazione del paesaggio all'interno di una nuova concezione della pittura e dell'immagine, e che con l'opera di Monet conquisterà il senso dell'infinito, nell'ansia di dipingere “la bellezza dell'aria”.
Pagine di critica, poesie, scritti di Baudelaire, Zola, Proust, Maupassant e di autori impressionisti saranno recitati dall'attore Antonio Merone.
Un appuntamento da non perdere!

“Da Corot a Monet. La sinfonia della natura”,
Complesso del Vittoriano, Roma.
Fino al 29 giugno 2010
p.saba@comunicareorganizzando.it


ARTE IN DIRETTA
Testi, immagini e filmati raccontano artisti e opere d’arte, a cura della storica dell'arte Fabiana Mendia:
giovedì 27 maggio 2010, alle ore 18.00, Complesso del Vittoriano, Sala Zanardelli, Piazza dell’Ara Coeli, Roma (Ingresso libero) Prenotazioni: 06-6780664




Gli Arazzi di Pontormo e Bronzino al Quirinale


A Roma, al Palazzo del Quirinale , nella Galleria di Alessanro VII, si sta svolgendo la mostra “Giuseppe negli arazzi di Pontormo e Bronzino. Viaggio tra i tesori del Quirinale ”, che ospita un'antica collezione del Quirinale, tra le più prestigiose del mondo, da poco in parte restaurata (dal 1996) e visibile al pubblico. Si tratta di dieci dei venti arazzi con le Storie di Giuseppe che tra il 1545 e il 1553 Cosimo I de' Medici commissionò agli artisti manieristi Pontormo e Bronzino, come sontuosa decorazione tessile delle pareti della Sala dei Duecento in Palazzo Vecchio a Firenze, dove è attualmente collocata l'altra metà della serie.
Questo capolavoro del Rinascimento italiano non solo offre tutta la complessità del clima culturale, filosofico e artistico della corte medicea, ma ripercorre anche l'evoluzione letteraria e figurativa della storia mitica di Giuseppe attraverso una trentina di opere concesse in prestito da prestigiose istituzioni italiane ed estere.
Quando, nel maggio 1540, venne ad insediarsi nella reggia di Palazzo Vecchio in qualità di Duca e nuovo Signore di Firenze, Cosimo I dei Medici dette avvio ad un imponente programma di rinnovamento e di decorazione della tradizionale sede del governo fiorentino. L'impresa più importante della prima fase di tale rinnovamento fu la produzione di una serie di venti arazzi tessuti in lana, seta, argento e oro.
I disegni preparatori a grandezza naturale furono affidati in un primo tempo al Pontormo, le cui prove non piacquero al Duca che le sostituì con le opere del pittore di corte Agnolo Bronzino, al quale si deve probabilmente parte dell'impianto del ciclo narrativo. La serie racconta la storia di Giuseppe, figlio prediletto di Giacobbe, detestato dai fratelli che lo invidiavano sia per l'amore che gli manifestava il genitore, sia per le sue doti di geniale maestro di oniromanzia. Venduto come schiavo, profugo in Egitto, Giuseppe seppe farsi valere agli occhi dei potenti; così scrive Louis Godart, curatore della mostra “ La dinastia medicea amava la storia di Giuseppe; l'immagine di un eroe mite e probo, capace di sfuggire agli invidiosi, di conquistare una posizione importante partendo dal nulla e contando solo sulle sue qualità intellettuali era una vera e propria metafora delle alterne fortune della grande famiglia fiorentina. Attraverso la realizzazione di una serie di venti arazzi la corte dei Medici volle quindi che fosse raccontata la storia dell'eroe biblico, le cui vicissitudini tanto somigliavano alla loro saga dinastica.” .
Gli arazzi di “Giuseppe”, che sono il capolavoro della produzione della manifattura di Firenze, hanno una dimensione monumentale: un' altezza di circa sei metri ciascuno per una superficie totale di più di quattrocento metri quadri. Per la loro realizzazione i maestri fiorentini lavorarono in collaborazione con altri artigiani , mentre i disegni e i cartoni preparatori furono forniti da Jan Rost e Nicolas Karcher, maestri fiamminghi che lavoravano già nelle arazzerie ducali di Mantova e Ferrara, chiamati da Cosimo nel 1545 per creare la nuova manifattura fiorentina. Come in un'istantanea del restauro, la mostra presenta i lavori in fieri : accanto a otto arazzi già restaurati, viene esposto un arazzo sul quale l'intervento è ancora in corso e uno ancora da restaurare.
Tra i capolavori esposti assieme agli arazzi è da segnalare il Cammeo in Sardonica raffigurante “ Giuseppe trattiene Beniamino” , di splendida manifattura siciliana (1240) proveniente dal Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo.

Promossa dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica Italiana , in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali , la Regione Lazio e la Provincia di Roma , la mostra è a cura di Louis Godart, con la collaborazione di Loretta Dolcini.








Atelier di Nicolas Karcher, disegno e cartone di Bronzino "Giuseppe prende in ostaggio Simeone"
1547, (part.). Ordito: lana (8 fili x cm);
trama: lana seta argento e oro filato Roma,
Palazzo del Quirinale, Inv. PR 6480/8


Atelier di Nicolas Karcher, disegno e cartone di Bronzino "Convito di Giuseppe con i fratelli", 1550-53. Ordito: lana (8 fili x cm); trama: lana seta argento e oro filato Roma, Palazzo del Quirinale, Inv. PR 6480/7


Manifattura dell’Italia meridionale, " Giuseppe e i suoi fratelli". Cammeo in agata a tre strati 1240 circa, San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage, Inv. n. K690


“Giuseppe negli arazzi di Pontormo e Bronzino. Viaggio tra i tesori del Quirinale”,
Palazzo del Quirinale, Roma.
Fino al 30 giugno

www.quirinale.it
Info: p.saba@comunicareorganizzando.it




Il mondo di "Tila"


A Roma, presso la Galleria L'Acquario, si inaugura l'11 maggio 2010 la mostra “ Maria Concetta Policari e Gianmarco Polimeni: Il mondo di TILA ”, in cui si espongono 18 grandi realizzazioni fotografiche, scenografiche e provocatorie, create da TILA, un sodalizio di due giovani promesse calabresi.
Frutto di una collaborazione artistica in cui Gianmarco Polimeni si esprime attraverso una concettuale Body art e Maria Concetta Policari fotografa le performance con tecnica esperta, le loro opere, concepite a “due mani”, intendono esprimere le problematiche del mondo attuale, oppresso dalla solitudine e dall'incomunicabilità. La mostra, che affronta, infatti, la tematica della spersonalizzazione dell'individuo e dell'ambiente in cui vive, si divide in due sezioni: l'una, intitolata, intitolata “ La città sulla pelle ”, presentata da Bruna Condoleo , vuole porre l'accento sulla dimensione alienante della città, dove l'uomo si sente spesso solo e respinto. Le architetture di una fra le città più belle del mondo, Venezia, vengono dipinte sul corpo umano, assumendo quasi l'aspetto di forme fisiche adattandosi sulla pelle di due modelle, come se con questo espediente pittorico onirico e surreale, i giovani artisti potessero rendere possibile una fantastica simbiosi tra ambiente urbano e umanità.






Il mondo di Tila: la città sulla pelle
L'altra sezione, dal titolo “ I volti e la maschera ”, presentata da Carmelita Brunetti, fissa con scatti elaborati ambienti e luoghi della quotidianità in cui sbigottiti personaggi, ripresi nei pub durante i riti omologati della quotidianità, ricoperti da maschere dipinte su visi e su corpi, svelano i profondi smarrimenti dell'uomo incapace di accettare la propria storia, nel timore-rifiuto di riconoscersi in una genuina individualità.
Se le foto in cui sono ritratti volti mascherati alludono al dualismo tra sostanza e apparenza, denunciando una triste sconfitta dell’uomo contemporaneo, che non sa dare un senso alla propria dimensione spirituale, gli altri
scatti evocano molli e sensuali “città del desiderio”, dove la fantasia dei due giovani artisti immagina situazioni fantastiche e si libra in volo verso il regno dell’utopia, svincolato da qualsiasi logica razionale.
Da alcuni anni Tila ha intrapreso con successo un’attività espositiva e di happening in molte città del Sud Italia; ad esempio, nel novembre 2009 ha partecipato con le sue perfomance di Body painting ad un appuntamento di arte contemporanea, svoltosi a Taormina, nel prestigioso Palazzo dei Duchi di Santo Stefano, intitolato “Fermo immagine di una fantasia”. Inoltre, l’esposizione fotografica del dicembre 2009, svoltasi presso la Sala Museale della Biblioteca Nazionale di Cosenza, dal titolo Volti mascherati, curata da Carmelita Brunetti , è stata replicata con successo nel febbraio 2010 presso La libreria UBIK di Cosenza.
 
Tila: i volti e la maschera


Il mondo di Tila. "La città sulla pelle- I volti e la maschera",
Galleria L'Acquario, Roma.
Dall'11 al 26 maggio 2010
www.galleriacquario.it
www.tila.it




Edward Hopper a Roma



A Roma, presso la Fondazione Roma-Museo già Museo del Corso, si sta svolgendo con grande successo la mostra Edward Hopper, seconda tappa dopo il successo a Milano della prima grande esposizione italiana dedicata al pittore americano, morto nel 1967. L'Artista, nato nel 1882 a Nyack, una piccola cittadina nello Stato di New York, studia per un breve periodo illustrazione e poi pittura alla New York School of Art con grandi maestri. Visita l' Europa tre volte (dal 1906 al 1907, nel 1909 e nel 1910), ma è Parigi la città che lascerà maggiore impronta nella sua formazione artistica, alimentando quel sentimento francofilo che non lo avrebbe mai abbandonato, anche dopo essersi stabilito definitivamente a New York, dal 1913.
La sua pittura è riconoscibile per uno stilema che fonde un gusto realistico con un'atmosfera quasi “metafisica” di silenzio e di attesa. Se a prima vista le immagini di Hopper, i suoi caffè, gli interni domestici, i personaggi ripresi nelle loro stanze, sono molto simili alla quotidianità della middle class americana degli anni '50 e '60, i suoi dipinti sono in realtà un'indagine meditata che riflette sul tempo della vita e sui frammenti della realtà, sconosciuti e misteriosi, mai banali. Le scene dipinte da Hopper sono predisposte come se una macchina da presa stesse riprendendo le inquadrature in momenti qualsiasi di vite qualsiasi, ma l'effetto è pur sempre quello di un alone di poesia che circonda persone e cose, anche se il primo approccio con le sue opere può creare una sensazione di freddezza e di estraneamento. Il silenzio domina, ma esso parla attraverso le immagini, ritratte con particolare cura, immobili e lontane, che ci fanno scoprire un'America di gente comune, di vite solitarie, dove nessuno è protagonista della propria esistenza, dove l'anonimato prende il sopravvento, ma tutto ciò che è ordinario diviene quasi per incanto oggetto di una poesia melanconica.
Nnonostante la forte presenza fisica, Hopper scriveva o parlava pochissimo del suo lavoro;scomparso all'età di settantaquattro anni, la






Second story sunlight, 1960 olio su tela. Whitney Museum of American Art di N. Y. (copyright). Foto Steven Sloman




Morning sun, 1952 olio su tela. Columbus Museum of Art, Ohio Museum Purchase.
sua arte ha goduto della stima della critica e del pubblico nel corso di tutta la carriera, nonostante il successo dei più noti e sensazionali movimenti d'avanguardia. Nel 1948 la rivista “Look” lo nomina uno dei migliori pittori americani; nel 1950 il Whitney Museum organizza un'importante retrospettiva e nel 1956 il “Time” gli dedica la copertina. Nel 1967, anno della morte, l'opera di Hopper rappresenta gli Stati Uniti alla prestigiosa Bienal di São Paulo!
La mostra romana, a cura di Carter Foster, conservatore del Whitney Museum of American Art di New york, che ha concesso per l'occasione il nucleo più consistente di opere, è suddivisa in sette sezioni, che seguono un ordine tematico e cronologico, ripercorrendo tutta la produzione di Hopper, dalla formazione accademica agli anni parigini, fino al periodo “classico” e più noto degli anni ‘30, ‘40 e '50, per concludersi con i grandi dipinti immagini degli ultimi anni.


Soir bleu, 1914 olio su tela. Whitney Museum of American Art. N. Y. Heir of Josephine N. Hopper. Foto Jerry Thompson (copyright)

 

Oltre ai disegni preparatori, ed eccezionalmente anche uno dei suoi Record books, i taccuini che riempiva insieme alla moglie Jo, sua unica modella per tutta la vita, in mostra molti dei capolavori famosi nel mondo: Cape Cod Sunset (‘34), Second Story Sunlight (1960) e A women in the Sun ('61). Nelle sale dedicate a “L'erotismo di Hopper” la mostra riunisce alcune delle più significative immagini di donne in stati contemplativi, nude o semi svestite, da sole e in interni, che illustrano al meglio la poetica dell'artista e l'abilità nel rivelare la bellezza nei soggetti più comuni, usando quel “taglio cinematografico”, molto apprezzato dalla critica.

La mostra si concluderà il 13 giugno 2010, per terminare il suo viaggio a Losanna, presso la Fondazione Hermitage, il 17 ottobre 2010.

Edward Hopper, Fondazione Roma Museo, Roma, fino al 13 giugno 2010.




All'estero

en français


Nicolas de Staël: tra astrazione e figurazione



A Martigny, in Svizzera, La Fondation Pierre Gianadda presenta dal 18 giugno 2010 un'ampia retrospettiva del pittore Nicolas de Staël, uno degli artisti europei più influenti del dopoguerra. Il curatore della mostra, Jean-Louis Prat, ha concentrato la mostra su 10 anni particolarmente intensi della sua ricerca, tra 1945 e 1955 , anni nei quali l'Artista ha creato un linguaggio radicalmente innovativo in bilico tra astrazione e figurazione. La rassegna, che si aprirà il 18 giugno prossimo, raccoglie un centinaio di opere provenienti dalle più grandi collezioni pubbliche e private d'Europa e degli Stati Uniti e dalla famiglia dell'Artista, opere che documentano tutte le tematiche da lui affrontate nella breve vita: la natura, i paesaggi d'Agrigento, i nudi, i giocatori di calcio….
Vittima degli sconvolgimenti che attraversano la Russia dal 1917, Nicolas de Staël a cinque anni conosce, con la sua famiglia, i tormenti dell'esilio in Polonia. In poco più di un anno perde i genitori e con i due fratelli è affidato a una famiglia russa di Bruxelles. Dall'età di 16 anni si appassiona alla pittura; dal 1933 al 1936 segue i corsi dell'Académie Royale des Beaux-Arts e quelli dell'Académie Saint-Gilles, si accosta al disegno antico e compie alcuni viaggi in Olanda, Spagna e Marocco, durante i quali conosce quella che diventerà sua moglie, con la quale attraverserà tutta l'Italia, entusiasmandosi per la pittura dei primitivi.
A Nizza nel 1942, nasce la figlia Anna e proprio in quell'anno Staël comincia realmente a dipingere opere che non ricordano per nulla i disegni degli inizi. Sollecitato dagli artisti Magnelli, Arp e Le Corbusier, dipinge le prime tele non figurative, contrassegnate da graffiature e striature che animano la superficie, in toni piuttosto scuri. Malgrado l'interessamento di qualche gallerista e la realizzazione di alcune mostre, il pittore, però, vive a Parigi fra disagi e difficoltà, tanto che nel '46 la moglie muore di stenti. Fino ad allora l'Artista si era espresso con tratti violenti, spesso neri, in cui l'astrazione è profonda; ma a partire dal 1947 la tavolozza si schiarisce e si assiste ad una evoluzione, agevolata anche da un nuovo matrimonio, da cui nasceranno tre figli.
Benché l'astrazione lo interessi moltissimo, l'ispirazione, a suo dire, proviene sempre dalla realtà naturale: infatti nei suoi quadri gli alberi diventano delle verticali, le forme solide delle curve…
Dagli anni ‘50 le grandi mostre si rincorrono a New York, a Parigi e in altre capitali europee. Il 26 marzo 1952 l'Artista assiste alla partita Francia - Svezia e da questa esperienza nasceranno ventiquattro dipinti, tra cui Les Footballeurs, presente presso la Fondation Pierre Gianadda. Il blu oltremare e il rosso cadmio si scontrano nel dipinto e ritmano l'incontro, il bianco calma e armonizza la violenza dei contrasti, dove verticali e orizzontali si affrontano. Anche se i nudi lo preoccupano, il Nu couché bleu del ‘55, pur appartenendo per certi versi ancora all'astrazione, raggiunge, nonostante l'assillante timore dell'Artista, la bellezza della figurazione.
Nicolas de Staël si uccide il 16 marzo 1955 ad Antibes. Egli aveva scritto a sua sorella suora : «Dio come è difficile la vita! Bisogna suonare tutte le note, suonarle bene …»














Fugue, 1950 ca - olio su tela, cm 80.6 x 100.3
The Phillips Collection, Washington D.C.








Figures, 1953 - olio su tela, cm 162 x 114
Collezione privata



Nicolas de Staël, 1945-1955.
Fondation Pierre Gianadda, Martigny (Svizzera)
dal 18 giugno al 21 novembre 2010
Info in Italia: 031.269393; www.uessearte.it



Agrigento, 1954 - olio su tela, cm 60 x 81 - Collection MGN



(La riproduzione in capo alla pagina è una copia dell'autoritratto di Artemisia Gentileschi, disegnata dalla restauratrice Francesca Secchi)


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