A Lugano, presso il Museo Cantonale d’Arte, si sta svolgendo
una mostra veramente interessante, incentrata su un tema figurativo,
quello della finestra, che possiamo seguire, grazie alla
ricca esposizione di opere, dal Rinascimento ai nostri giorni, con
tutti i relativi risvolti tecnici, psicologici e filosofici. Durante
sei secoli di storia dell’arte il soggetto della finestra,
infatti, ha mutato il suo significato metaforico e con esso il modo
di realizzazione pittorica, rivelando la grande ricchezza semantica
che il tema sottende. "Una finestra sul mondo. Da Dürer
a Mondrian e oltre" espone 200 opere attraverso le quali si
ripercorre un lungo cammino e si mettono a confronto le diverse
interpretazioni che gli artisti hanno dato dell’affascinante
tematica. Come recita il sottotitolo della mostra, si tratta di
“sguardi attraverso la finestra dell’arte dal Quattrocento
ad oggi", a partire da Albrecht Dürer
e Lorenzo di Credi, i quali con una nuova dimensione prospettica
esaltano nelle loro opere il concetto dell’uomo posto al centro
di una spazialità razionale, tematica essenziale del Rinascimento
italiano ed europeo, fino ai pittori dell’800 che dipingono
“la finestra” quale limite, foriero di suggestioni psichiche,
tra mondo interiore e realtà esterna, i dipinti si susseguono
mostrando infinite sfaccettature. Nell’Impressionismo e nel
post-impressionismo il tema della finestra si riempie poi di significati
metaforici, come accade nelle opere di Claude Monet, di Pierre Bonnard
o di Henry Matisse, nelle quali essa è rappresentata come
un elemento obliquo o un varco criptico, capace di annullare la
divisione tra spazio della pittura e spazialità esterna.
Nel XX secolo la finestra moltiplica le interpretazioni, seguendo
la differente sensibilità delle personalità artistiche
che la scelgono: l’aspetto metafisico della finestra dechirichiana
in “Il poeta e il filosofo”, ad esempio, si oppone alla
geometrica e ordinata visione delle composizioni di Piet Mondrian;
così come la finestra di Paul Klee vive di una lirica astrazione,
ben lontana dalla “Fresh Window” di Marcel Duchamp,
resa con i materiali della quotidianità (legno, vetro e cuoio),
che ha tuttavia perduto la sua funzionalità dal momento che
nulla si vede attraverso. La surreale finestra di René Magritte,
in “La clef des Champs”, il cui specchio in frantumi
conserva misteriosamente l’immagine del panorama, è
molto distante dalla “Finestra con ombra” di Giuseppe
Uncini, che soltanto trent’anni più tardi sembra riproporre
con elegante linearismo le teorizzazioni prospettiche quattrocentesche,
ma con gusto e forme assolutamente contemporanei.
Nell’arte del tempo in cui viviamo, contraddittorio e ambiguo,
la rappresentazione della finestra appare, dunque, molto più
vicina ai modi iniziali, come se essa avesse esaurito con il passare
dei secoli le proiezioni possibili sul suo aspetto simbolico e spirituale.
Nell’era di Google è forse il computer la nuova finestra
tecnologica che, permettendo all’intero mondo esterno di entrare
nelle nostre case, ne ha azzerato ogni ulteriore significazione,
impedendoci, in tal modo, di sognare o di ipotizzare l’infinito
che è fuori di noi?!
La mostra, curata da Giovanni Iovine, docente di Storia dell’arte
all’Accademia di Brera, oltre a Marco Francioli, Direttore
del Museo Cantonale d’Arte e del Museo di Lugano, e a Sylvie
Wuhrmann, Direttrice della Fondation de L’ Hermitage di Losanna,
seconda tappa del tour durante l’anno prossimo, sarà
visitabile fino al 6 gennaio 2013.
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Henri Matisse, Nice, cahier noir, 1918 Olio su
tela.
Villa Flora, Winterthur, Hahnloser / Jäggli Stiftung Foto: Reto
Pedrini, Zürich
Piet Mondrian, Composition No. VI (Composition
9, Blue Façade), 1914, Olio su tela, Fondation Beyeler, Riehen/Basilea
Foto: Peter Schibli, Basel © Mondrian/Holtzman Trust c/o HCR International
Warrenton, VA USA
Giorgio De Chirico, Il poeta e il filosofo,
1915, Olio su tela. Collezione privata
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