A Reggio Emilia, in Palazzo Magnani, oltre 100 rari esemplari delle
immagini più famose del genio di Weegee, uno dei Maestri
della fotografia americana. Omicidi della malavita, tragici incidenti
stradali, devastanti incendi di caseggiati popolari sono i principali
soggetti degli scatti in bianco e nero illuminati dal flash del
fotografo Weegee durante la sua attività di fotoreporter
freelance a metà degli anni ’30.
Fino al 14 luglio 2013, Palazzo Magnani ospita la mostra WEEGEE.
“Murder Is My Business”, curata da Brian Wallis,
Chief Curator dell’ICP. Le fotografie esposte, intensamente
drammatiche, a volte sensazionalistiche, di crimini e fatti di cronaca
di New York, gettano le basi di quello che verrà poi definito
giornalismo da tabloid.
Per un intenso decennio, dal 1935 al 1946, Weegee è stata
forse la figura che ha dimostrato la maggiore inventiva nel panorama
della fotografia americana. Il suo nome divenne letteralmente leggenda,
tanto che il regista Stanley Kubrick (a cui Palazzo Magnani ha dedicato
una mostra fotografica nel 2011) arrivò ad affermare, riferendosi
ai primi anni della sua carriera – quando film come “Il
bacio dell’assassino”, oppure “Rapina a mano armata”,
rispecchiavano suggestivamente il clima delle metropoli americane
– che una delle fonti della sua ispirazione era proprio il
fotografo Weegee. Kubrick lo volle, infatti, come consulente per
le riprese nel 1958 del film “Il dottor Stranamore”.
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At an East Side Murder, 1943. Gelatin silver print © Weegee/International Center of Photography
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Riprendendo il titolo della mostra che Weegee
curò per se stesso alla Photo League nel 1941, Murder is
My Business (L’omicidio è il mio lavoro, intende
gettare luce sulla violenza e sul caos urbano, soggetti al centro
della prima produzione artistica del fotografo. Come fotoreporter
freelance in un’epoca in cui New York contava almeno otto
quotidiani e le agenzie di stampa iniziavano allora a gestire immagini
fotografiche, Weegee si trovò davanti la sfida di catturare
immagini uniche di eventi che facessero notizia per poi distribuirle
velocemente. Lavorava quasi esclusivamente di notte, partendo dal
suo minuscolo appartamento di fronte alla Centrale di Polizia non
appena la sua radio – sintonizzata sulle frequenze della polizia
– lo informava di un nuovo crimine. Arrivando spesso prima
delle stesse Forze dell’Ordine, egli ispezionava con attenzione
ogni scena per trovare l’angolazione migliore. Gli omicidi,
sosteneva con un po’ di cinismo, erano i più facili
da fotografare perché i soggetti non si muovevano mai e non
si agitavano. La mostra presenta rari esemplari delle immagini più
rappresentative di Weegee – oltre 100 fotografie originali,
tratte per lo più dal suo esauriente archivio presso l’ICP
composto da 20.000 stampe, oltre a quotidiani, riviste e film dell’epoca
– e considera i suoi primi lavori nel contesto della loro
presentazione originaria – su testate giornalistiche e in
mostre storiche – oltre ai suoi libri e ai suoi film. La mostra
presenta inoltre ricostruzioni parziali dello studio del fotografo
e della sua esposizione presso la Photo League.
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Line-Up for Night Court, ca. 1941. Gelatin silver print © Weegee/International Center of Photography International Center of Photography
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Anthony Esposito, Accused "Cop Killer," January 16,1941. Gelatin silver print © Weegee/International Center of Photography International Center of Photography
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La carriera in ascesa di Weegee (Arthur Fellig
1899 – 1968) come fotografo negli anni ’30 coincise
con il periodo culminante della Murder Inc., la gang ebrea di Brownsville
che forniva sicari a pagamento al Syndacate, l’Associazione
newyorkese di boss della malavita, per lo più italiani. Il
fotografo, oltre a lavorare a fianco della polizia, aveva anche
stretto amicizia con criminali di alto livello, come Bugsy Siegel,
Lucky Luciano e Legs Diamond. Weegee si definiva il “fotografo
personale della Murder Inc.” e sosteneva di essersi occupato
di 5.000 omicidi, un numero forse esagerato, ma di poco. Sottolineando
la vera natura della sua attività, egli mostrava con orgoglio
la matrice dell’assegno ricevuto dalla rivista LIFE, che lo
aveva pagato 35 dollari per due omicidi! Vendendo le sue fotografie
a una serie di giornali di New York negli anni ’30, e in seguito
lavorando come collaboratore freelance per il quotidiano PM, che
ebbe vita breve (1940-48), il fotografo stabilì un approccio
altamente soggettivo sia alle fotografie che ai testi, molto diverso
da quello che veniva adottato dalla maggior parte dei quotidiani
e dalle riviste illustrate dell’epoca.
La visibilità acquisita contribuì ad affermare la
sua crescente reputazione come fotoreporter, tanto che iniziò
ad apporre sulle sue stampe la dicitura “Weegee il famoso”!
Il diffuso apprezzamento dello stile intenso della sua fotografia
portò all’acquisizione dei suoi lavori da parte del
Museum of Modern Art. Dice di lui Wallis: “Weegee è
stato uno dei fotoreporter più intraprendenti degli anni
’30 e ’40: le sue foto migliori associano umorismo,
audacia e punti di vista sorprendentemente originali, in particolare
se si considerano le foto giornalistiche e documentaristiche dell’epoca.
Prediligeva approcci e soggetti spudoratamente da tabloid e di basso
livello culturale, ma le sue fotografie di New York negli anni della
Depressione devono essere prese in maggiore considerazione, alla
pari del lavoro di altri documentaristi fondamentali degli anni
’30, quali Dorothea Lange, Robert Capa, Walker Evans e Berenice
Abbott”.
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Weegee: [Hats in a pool room, Mulberry Street, New York], ca. 1943. Gelatin silver print © Weegee/International Center of Photography International Center of Photography
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L’archivio di Weegee è stato donato
all’ICP (L’International Center of Photography) nel
1993 da Wilma Wilcox, la sua compagna per molti anni. Fondato nel
1974 da Cornell Capa (1918-2008), come Istituzione dedicata alla
fotografia che abbia un ruolo centrale e vitale nella cultura contemporanea
nel suo riflettere e influenzare i cambiamenti sociali, l’ICP
ha presentato più di 500 mostre, portando al pubblico le
opere di oltre 3.000 fotografi e ha fornito migliaia di corsi e
workshop che hanno arricchito decine di migliaia di studenti.
(c.s.)
La Mostra è stata realizzata dall’International Center
of Photography di New York, grazie al sostegno dell’ICP Exhibitions
Committee, la David Berg Foundation, un donatore anonimo, e fondi
pubblici dal Dipartimento Cultura della città di New York
in associazione con il City Council. I contenuti interattivi sono
stati prodotti da Documentary Arts in collaborazione con Octothorp
Studio.Con la partecipazione della Provincia di Reggio Emilia, Fondazione
Pietro Manodori, Camera di Commercio di Reggio Emilia e con il contributo
di Landi Renzo spa, CCPL Reggio Emilia, Schiatti Class; media partner:
Radio LatteMiele e IBS Italcuscinetti.
info@studioesseci.net
f.franceschini@palazzomagnani.it www.palazzomagnani.it
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