Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Work in progress - Anno IX - n.37 - Luglio - settembre 2013
L'ARTE NEL MIRINO 


Weegee, maestro della fotografia americana

a cura della Redazione



A Reggio Emilia, in Palazzo Magnani, oltre 100 rari esemplari delle immagini più famose del genio di Weegee, uno dei Maestri della fotografia americana. Omicidi della malavita, tragici incidenti stradali, devastanti incendi di caseggiati popolari sono i principali soggetti degli scatti in bianco e nero illuminati dal flash del fotografo Weegee durante la sua attività di fotoreporter freelance a metà degli anni ’30.
Fino al 14 luglio 2013, Palazzo Magnani ospita la mostra WEEGEE. “Murder Is My Business”, curata da Brian Wallis, Chief Curator dell’ICP. Le fotografie esposte, intensamente drammatiche, a volte sensazionalistiche, di crimini e fatti di cronaca di New York, gettano le basi di quello che verrà poi definito giornalismo da tabloid.
Per un intenso decennio, dal 1935 al 1946, Weegee è stata forse la figura che ha dimostrato la maggiore inventiva nel panorama della fotografia americana. Il suo nome divenne letteralmente leggenda, tanto che il regista Stanley Kubrick (a cui Palazzo Magnani ha dedicato una mostra fotografica nel 2011) arrivò ad affermare, riferendosi ai primi anni della sua carriera – quando film come “Il bacio dell’assassino”, oppure “Rapina a mano armata”, rispecchiavano suggestivamente il clima delle metropoli americane – che una delle fonti della sua ispirazione era proprio il fotografo Weegee. Kubrick lo volle, infatti, come consulente per le riprese nel 1958 del film “Il dottor Stranamore”.








At an East Side Murder, 1943. Gelatin silver print © Weegee/International Center of Photography



Riprendendo il titolo della mostra che Weegee curò per se stesso alla Photo League nel 1941, Murder is My Business (L’omicidio è il mio lavoro, intende gettare luce sulla violenza e sul caos urbano, soggetti al centro della prima produzione artistica del fotografo. Come fotoreporter freelance in un’epoca in cui New York contava almeno otto quotidiani e le agenzie di stampa iniziavano allora a gestire immagini fotografiche, Weegee si trovò davanti la sfida di catturare immagini uniche di eventi che facessero notizia per poi distribuirle velocemente. Lavorava quasi esclusivamente di notte, partendo dal suo minuscolo appartamento di fronte alla Centrale di Polizia non appena la sua radio – sintonizzata sulle frequenze della polizia – lo informava di un nuovo crimine. Arrivando spesso prima delle stesse Forze dell’Ordine, egli ispezionava con attenzione ogni scena per trovare l’angolazione migliore. Gli omicidi, sosteneva con un po’ di cinismo, erano i più facili da fotografare perché i soggetti non si muovevano mai e non si agitavano.
La mostra presenta rari esemplari delle immagini più rappresentative di Weegee – oltre 100 fotografie originali, tratte per lo più dal suo esauriente archivio presso l’ICP composto da 20.000 stampe, oltre a quotidiani, riviste e film dell’epoca – e considera i suoi primi lavori nel contesto della loro presentazione originaria – su testate giornalistiche e in mostre storiche – oltre ai suoi libri e ai suoi film. La mostra presenta inoltre ricostruzioni parziali dello studio del fotografo e della sua esposizione presso la Photo League.



Line-Up for Night Court, ca. 1941. Gelatin silver print © Weegee/International Center of Photography International Center of Photography


Anthony Esposito, Accused "Cop Killer," January 16,1941. Gelatin silver print © Weegee/International Center of Photography International Center of Photography



La carriera in ascesa di Weegee (Arthur Fellig 1899 – 1968) come fotografo negli anni ’30 coincise con il periodo culminante della Murder Inc., la gang ebrea di Brownsville che forniva sicari a pagamento al Syndacate, l’Associazione newyorkese di boss della malavita, per lo più italiani. Il fotografo, oltre a lavorare a fianco della polizia, aveva anche stretto amicizia con criminali di alto livello, come Bugsy Siegel, Lucky Luciano e Legs Diamond. Weegee si definiva il “fotografo personale della Murder Inc.” e sosteneva di essersi occupato di 5.000 omicidi, un numero forse esagerato, ma di poco. Sottolineando la vera natura della sua attività, egli mostrava con orgoglio la matrice dell’assegno ricevuto dalla rivista LIFE, che lo aveva pagato 35 dollari per due omicidi! Vendendo le sue fotografie a una serie di giornali di New York negli anni ’30, e in seguito lavorando come collaboratore freelance per il quotidiano PM, che ebbe vita breve (1940-48), il fotografo stabilì un approccio altamente soggettivo sia alle fotografie che ai testi, molto diverso da quello che veniva adottato dalla maggior parte dei quotidiani e dalle riviste illustrate dell’epoca.
La visibilità acquisita contribuì ad affermare la sua crescente reputazione come fotoreporter, tanto che iniziò ad apporre sulle sue stampe la dicitura “Weegee il famoso”! Il diffuso apprezzamento dello stile intenso della sua fotografia portò all’acquisizione dei suoi lavori da parte del Museum of Modern Art. Dice di lui Wallis: “Weegee è stato uno dei fotoreporter più intraprendenti degli anni ’30 e ’40: le sue foto migliori associano umorismo, audacia e punti di vista sorprendentemente originali, in particolare se si considerano le foto giornalistiche e documentaristiche dell’epoca. Prediligeva approcci e soggetti spudoratamente da tabloid e di basso livello culturale, ma le sue fotografie di New York negli anni della Depressione devono essere prese in maggiore considerazione, alla pari del lavoro di altri documentaristi fondamentali degli anni ’30, quali Dorothea Lange, Robert Capa, Walker Evans e Berenice Abbott”.



Weegee: [Hats in a pool room, Mulberry Street, New York], ca. 1943. Gelatin silver print
© Weegee/International Center of Photography International Center of Photography


L’archivio di Weegee è stato donato all’ICP (L’International Center of Photography) nel 1993 da Wilma Wilcox, la sua compagna per molti anni. Fondato nel 1974 da Cornell Capa (1918-2008), come Istituzione dedicata alla fotografia che abbia un ruolo centrale e vitale nella cultura contemporanea nel suo riflettere e influenzare i cambiamenti sociali, l’ICP ha presentato più di 500 mostre, portando al pubblico le opere di oltre 3.000 fotografi e ha fornito migliaia di corsi e workshop che hanno arricchito decine di migliaia di studenti.
(c.s.)

La Mostra è stata realizzata dall’International Center of Photography di New York, grazie al sostegno dell’ICP Exhibitions Committee, la David Berg Foundation, un donatore anonimo, e fondi pubblici dal Dipartimento Cultura della città di New York in associazione con il City Council. I contenuti interattivi sono stati prodotti da Documentary Arts in collaborazione con Octothorp Studio.Con la partecipazione della Provincia di Reggio Emilia, Fondazione Pietro Manodori, Camera di Commercio di Reggio Emilia e con il contributo di Landi Renzo spa, CCPL Reggio Emilia, Schiatti Class; media partner: Radio LatteMiele e IBS Italcuscinetti.

info@studioesseci.net
f.franceschini@palazzomagnani.it
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