Fabio amicucci: Messico 2009
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Messico 2009
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Nato a Roma nel 1975, Fabio Amicucci diventa
fotografo quasi per caso al ritorno di un viaggio quando, piacevolmente
sorpreso dai risultati delle sue foto amatoriali, pensa di aver
trovato la sua vera ispirazione. Perciò tra il 2000 e il
2004 frequenta alcuni corsi presso l’agenzia fotografica romana
Cromatica, grazie alla quale stringe rapporti di grande stima
reciproca con alcuni professionisti del campo, come Giancarlo Ceraudo,
photoreporter che avrà un ruolo fondamentale nella crescita
professionale di Fabio, a cui insegna alcune “libertà”
tecniche che servono ad aumentare il proprio potenziale espressivo.
Dopo aver conseguito un attestato di fotografo presso la Regione
Lazio, frequenta uno stage di reportage curato da Giorgio Cosulich,
fotogiornalista palermitano, e collabora con agenzie che si occupano
di grandi eventi, in particolare di prime cinematografiche con l’agenzia
Showtime.
Con la fotografa Stephanie Gengotti realizza progetti di reportage
intorno a temi legati all’immigrazione in Italia e viaggia
in Germania, Francia, Inghilterra, Olanda e fuori dall’Europa
sempre alla ricerca di varia umanità. La solitudine e l’isolamento
sono temi di grande impatto in cui Amicucci si è spesso cimentato,
cercando di evidenziare attraverso la fotografia le ansie e le problematiche
della vita contemporanea, che appiattisce le individualità,
che distrugge le ambizioni, gettando l'uomoi nella frustrazione
e nella depressione economica e psichica.
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La sua migliore qualità è l’empatia,
ovvero la capacità di captare i sentimenti e la natura interiore
dell’altro ed è questo immedesimarsi nella gente che
riempie di sostanza umana le sue fotografie. L’amore per Paesi
lontani e per realtà diverse dalla nostra lo ha spinto a
realizzare reportage molto suggestivi, come quelli messicani del
2009 . Da pochissimo è ritornato da un altro viaggio in Messico,
dove ha concluso un lavoro molto impegnativo quanto originale: una
serie di fotografie dedicata a “El Dìa de los muertos”,
ovvero la festa dei morti.
“Il mio obiettivo – spiega Fabio Amicucci- è
mostrare come un giorno vissuto in maniera triste nel resto del
mondo, sia invece atteso e partecipato con gioia in Messico e specialmente
in alcuni Paesi del Nord Ovest, dove persiste una tradizione ancestrale,
sentita come parte integrante del tessuto culturale delle popolazioni
indigene. I riti di queste popolazioni non rappresentano un semplice
modo per esorcizzare la morte, ma si tratta di una vera e propria
accettazione di un evento assolutamente naturale, idea che si è
persa nella nostra civiltà post-industriale, mentre si tratta
di un momento che fa parte della vita e che viene esaltato dal popolo
tramite credenze e cerimonie arcaiche capaci di far divenire unico
El Dia de los Muertos, una festa destinata a tutti per rinvigorire
il sentimento di appartenenza ad una comunità.”
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Un momento notturno del "Giorno dei Morti",
la festa messicana per i defunti, 2013
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Con i suoi scatti Amicucci intende catturare
l'atmosfera di questi momenti in bilico tra sacralità e riti
profani; così precisa: “Il mio scopo è fermare
in uno scatto i suoni e i profumi, i volti, i gesti, i colori di
un evento unico nel suo genere, che diviene fattore di coesione,
di unità territoriale ed etnica e di condivisione etica”.
Oggi, nel caos e nella frenesia della vita moderna, non riusciamo
più a comprendere il senso del tempo e il valore del ricordo,
poiché si sono perdute, assieme alle antiche tradizioni,
anche le opportunità per ricordare chi siamo, troppo presi
dal consumismo e dai problemi che noi stessi ci siamo creati; perciò
anche se guardiamo a queste popolazioni e ai loro rituali in maniera
affascinata, non capiamo, invece, che sono lo specchio di come eravamo
tanto tempo fa, prima di diventare dei grigi individui, egoisti
e superficiali.
Dal punto di vista tecnico l'uso che Amicucci fa del colore aiuta
ad esaltare il senso di festa della giornata messicana dei Morti
, mentre durante la sera la predominanza gialla e calda della luce
delle candele rende al meglio l'atmosfera onirica di questo "Pueblo
Magico".
Il taglio delle immagini è 5:4, ossia leggermente quadrato,
per concentrare al meglio l'attenzione sul punctum scelto. Anche
l'uso di tempi bassi e quindi di immagini in movimento è
un metodo atto a rappresentare la vivacità del momento.
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Sacro e profano si mescolano in "El dia de
los muertos"
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atmosfera suggestiva del "Pueblo magico"...
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In conclusione il progetto di Fabio Amicucci, che si sostanzierà
presto in una grande mostra fotografica, rappresenta senza alcun
preconcetto la realtà della festa popolare, una riproduzione
fedele e lineare dell’evento, con l'unico scopo di mostrare
la forza e la bellezza delle tradizioni popolari di Michoacan e
di Patzcuaro nel Dia de los Muertos, lasciando che sia chi guarda
a captare e interpretare il senso profondo delle immagini, secondo
la propria sensibilità.
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