Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Work in progress - Anno IX - n.40 - Aprile - giugno 2014
L'ARTE NEL MIRINO 


Fabio Amicucci e il senso delle immagini fotografiche

di Artemisia



Fabio amicucci: Messico 2009






Messico 2009



Nato a Roma nel 1975, Fabio Amicucci diventa fotografo quasi per caso al ritorno di un viaggio quando, piacevolmente sorpreso dai risultati delle sue foto amatoriali, pensa di aver trovato la sua vera ispirazione. Perciò tra il 2000 e il 2004 frequenta alcuni corsi presso l’agenzia fotografica romana Cromatica, grazie alla quale stringe rapporti di grande stima reciproca con alcuni professionisti del campo, come Giancarlo Ceraudo, photoreporter che avrà un ruolo fondamentale nella crescita professionale di Fabio, a cui insegna alcune “libertà” tecniche che servono ad aumentare il proprio potenziale espressivo. Dopo aver conseguito un attestato di fotografo presso la Regione Lazio, frequenta uno stage di reportage curato da Giorgio Cosulich, fotogiornalista palermitano, e collabora con agenzie che si occupano di grandi eventi, in particolare di prime cinematografiche con l’agenzia Showtime.
Con la fotografa Stephanie Gengotti realizza progetti di reportage intorno a temi legati all’immigrazione in Italia e viaggia in Germania, Francia, Inghilterra, Olanda e fuori dall’Europa sempre alla ricerca di varia umanità. La solitudine e l’isolamento sono temi di grande impatto in cui Amicucci si è spesso cimentato, cercando di evidenziare attraverso la fotografia le ansie e le problematiche della vita contemporanea, che appiattisce le individualità, che distrugge le ambizioni, gettando l'uomoi nella frustrazione e nella depressione economica e psichica.



Messico 2009



La sua migliore qualità è l’empatia, ovvero la capacità di captare i sentimenti e la natura interiore dell’altro ed è questo immedesimarsi nella gente che riempie di sostanza umana le sue fotografie. L’amore per Paesi lontani e per realtà diverse dalla nostra lo ha spinto a realizzare reportage molto suggestivi, come quelli messicani del 2009 . Da pochissimo è ritornato da un altro viaggio in Messico, dove ha concluso un lavoro molto impegnativo quanto originale: una serie di fotografie dedicata a “El Dìa de los muertos”, ovvero la festa dei morti.
Il mio obiettivo – spiega Fabio Amicucci- è mostrare come un giorno vissuto in maniera triste nel resto del mondo, sia invece atteso e partecipato con gioia in Messico e specialmente in alcuni Paesi del Nord Ovest, dove persiste una tradizione ancestrale, sentita come parte integrante del tessuto culturale delle popolazioni indigene. I riti di queste popolazioni non rappresentano un semplice modo per esorcizzare la morte, ma si tratta di una vera e propria accettazione di un evento assolutamente naturale, idea che si è persa nella nostra civiltà post-industriale, mentre si tratta di un momento che fa parte della vita e che viene esaltato dal popolo tramite credenze e cerimonie arcaiche capaci di far divenire unico El Dia de los Muertos, una festa destinata a tutti per rinvigorire il sentimento di appartenenza ad una comunità.”




Un momento notturno del "Giorno dei Morti", la festa messicana per i defunti, 2013



Con i suoi scatti Amicucci intende catturare l'atmosfera di questi momenti in bilico tra sacralità e riti profani; così precisa: “Il mio scopo è fermare in uno scatto i suoni e i profumi, i volti, i gesti, i colori di un evento unico nel suo genere, che diviene fattore di coesione, di unità territoriale ed etnica e di condivisione etica”.
Oggi, nel caos e nella frenesia della vita moderna, non riusciamo più a comprendere il senso del tempo e il valore del ricordo, poiché si sono perdute, assieme alle antiche tradizioni, anche le opportunità per ricordare chi siamo, troppo presi dal consumismo e dai problemi che noi stessi ci siamo creati; perciò anche se guardiamo a queste popolazioni e ai loro rituali in maniera affascinata, non capiamo, invece, che sono lo specchio di come eravamo tanto tempo fa, prima di diventare dei grigi individui, egoisti e superficiali.
Dal punto di vista tecnico l'uso che Amicucci fa del colore aiuta ad esaltare il senso di festa della giornata messicana dei Morti , mentre durante la sera la predominanza gialla e calda della luce delle candele rende al meglio l'atmosfera onirica di questo "Pueblo Magico".
Il taglio delle immagini è 5:4, ossia leggermente quadrato, per concentrare al meglio l'attenzione sul punctum scelto. Anche l'uso di tempi bassi e quindi di immagini in movimento è un metodo atto a rappresentare la vivacità del momento.



Sacro e profano si mescolano in "El dia de los muertos"

atmosfera suggestiva del "Pueblo magico"...




In conclusione il progetto di Fabio Amicucci, che si sostanzierà presto in una grande mostra fotografica, rappresenta senza alcun preconcetto la realtà della festa popolare, una riproduzione fedele e lineare dell’evento, con l'unico scopo di mostrare la forza e la bellezza delle tradizioni popolari di Michoacan e di Patzcuaro nel Dia de los Muertos, lasciando che sia chi guarda a captare e interpretare il senso profondo delle immagini, secondo la propria sensibilità.


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