Man Ray. The Fifty Faces of Juliet, 1941/1943. Cm 39,5 x 34 x 2,7. Collezione privata. Courtesy Fondazione Marconi, Milano © Man Ray Trust by SIAE 2019. |
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Emmanuel Radinsky, nato a Philadelfia (Pennsylania) nel 1890, noto al mondo con lo pseudonimo di MAN RAY, è stato senza dubbio una personalità fondamentale per lo sviluppo delle arti del '900: pittore e fotografo, fu un instancabile sperimentatore di tecniche e di soluzioni estetiche, come dimostrano i suoi celebri rayogrammi e i suoi imprevedibili giochi ottici. Prima di trasferirsi da New York a Parigi nel 1921 Man Ray aveva creato opere di assemblage e ready-made di gusto dadaista, nelle quali, tuttavia, aveva espresso un talento originale nel reinterpretare concettualmente i soggetti prescelti. " Non mi interessa affatto essere coerente come pittore, come creatore di oggetti o come fotografo - confidava Man Ray ad Arturo Schwarz, storico dell'arte e poeta. Posso servirmi di varie tecniche diverse, del mezzo più adatto a esprimere quell'idea". La forza innovatrice trapela dalla sua pittura, ma i contributi da lui offerti alla fotografia sono stati sicuramente l'aspetto più interessante del suo impegno artistico. CAMERA, Centro Italiano per la Fotografia, gli rende omaggio a Torino con la mostra "wo/MAN RAY. Le seduzioni della fotografia", dove sono presenti 200 fotografie realizzate dagli anni '20 alla sua morte, avvenuta nel 1976 a Parigi, tutte dedicate alle tante artiste incontrate nella sua vita.
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Con le fotografie di Lee Miller, Berenice Abbott, Dora Maar, donne che hanno variamente ispirato la sua arte, ma soprattutto di Juliet, cui Man Ray ha dedicato lo strepitoso portfolio "The Fifty Faces of Juliet" (1943-1944), l'Artista è riuscito a trasformare il mondo della fotografia offrendo al pubblico un modo tutto personale di interpretare la figura femminile, il corpo, i volti, la nudità. A tale reinvenzione del linguaggio fotografico hanno senz'altro contribuito le innovative tecniche da lui adottate: le solarizazioni, gli ingrandimenti e il sovrasviluppo; tuttavia l'originalità di Man Ray risiede nella capacità di trasporre nello scatto l'infinita ricchezza della vita e della mente umana. Perfezionando la tecnica del cliché-verre, ad esempio, già conosciuta a metà '800, l'Artista faceva a meno della macchina fotografica usando invece una lastra di vetro affumicata su cui era tracciato un disegno; una volta esposta alla luce, la lastra veniva impressionata dal disegno stesso. Attraverso variegati quanto raffinati esperimenti tecnici egli riuscì a creare una forma d'arte che, fondendo fotografia e pittura, fosse in grado di tradurre aspetti inediti della realtà attraverso seduzioni e trasformazioni, realtà oggettive e memorie antiche, astrazioni e ambiguità visive e psichiche. |
Man Ray. The Fifty Faces of Juliet, 1941/1943. Cm 39,5 x 34 x 2,7. Collezione privata. Courtesy Fondazione Marconi, Milano © Man Ray Trust by SIAE 2019.
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Man Ray. Exposition "Man Ray, l'oeuvre photographique" à la Bibliothèque nationale de France. Catalogo della mostra con stampa ai sali d'argento in copertina. Collezione privata, Parma © Man Ray Trust by SIAE 2019.
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Le metamorfosi del reale che la sua arte fotografica propone costituiscono il maggior fascino delle sue creazioni: le muse dei suoi scatti, inoltre, sono state anch'esse artiste e nella mostra torinese anche le loro opere, riferibili soprattutto all'ambiente dada e surrealista di una Parigi degli anni '30 e '40, vengono esposte assieme a quelle del Maestro newyorchese.
Dora Maar, alla quale nello stesso periodo della mostra italiana Centre Pompidou e TATE Modern dedicheranno la prima grande ricognizione mondiale, è presente con scatti riconducibili alla street photography e di paesaggio. L'indagine del corpo femminile è il fulcro del lavoro di Lee Miller, con numerosi autoritratti e nudi di modelle e modelli che lavoravano con lei in ambito della fotografia di moda, senza dimenticare gli splendidi ritratti di Berenice Abbott!
Una curiosità: lui che è diventato a buon diritto uno dei più innovativi fotografi della contemporaneità, soltanto per necessità contingenti divenne fotografo!
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Man Ray. Electricité, 1931. Portfolio di 10 rayografie. Cm 52 x 42 x 2. Courtesy Collezione Fondazione MAST © Man Ray Trust by SIAE 2019
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Man Ray. Resurrection des mannequins (Mannequin di André Masson. Mannequin with a bird cage over her head.), 1938/1966. Stampa vintage ai sali d'argento. Cm 43 x 33. Collezione privata, Parma © Man Ray Trust by SIAE 2019.
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Quando molti dei collezionisti e dei galleristi gli richiesero riproduzioni fotografiche dei dipinti, egli si ingegnò, anche per mancanza di denaro, imparando a fotografare personalmente le sue opere. Strani e imprevedibili giochi del destino!
Una mostra inedita, dunque, questa rassegna torinese, sia per la qualità delle fotografie esposte, sia per il taglio innovativo del progetto che accosta caratteri biografici e artistici dei protagonisti di un fecondo periodo della storia dell'arte europea. Numerose istituzioni e gallerie nazionali e internazionali hanno collaborato all'esposizione: dallo CSAC di Parma all'ASAC di Venezia, dal Lee Miller Archive del Sussex al Mast di Bologna alla Fondazione Marconi di Milano.
L'imperdibile evento, curato da Walter Guadagnini e Giangavino Pazzola, è visitabile a Torino fino al 19 gennaio 2020.
Bruna Condoleo, storica dell'arte, giornalista, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte
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