Bologna: un lato di Piazza Maggiore, con il Palazzo d'Accursio (XIII e XV sec.), sede del Comune e del Museo Morandi
Bologna detiene da decine di secoli un nobile magistero di bellezza e di cultura, che va oltre gli appellativi che la contraddistinguono da sempre, ovvero la dotta, a ricordo della creazione della prima Università d'Europa, la grassa, a stigmatizzare la saporita e sontuosa cucina e la rossa, per il colore dei suoi tetti, ma anche per le sue preferenze politiche. L'antica Felsina etrusca, la Bononia romana, è una città che ancora oggi conserva la struttura a quadrilatero con il decumano, rintracciabile nell'odierna via Ugo Bassi. I tetti di laterizio rammentano l'età medioevale, quando furono costruite le Due Torri, l'icona più conosciuta della città, che sono ciò che
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La facciata incompiuta della gotica Basilica di S. Petronio (fine XIV sec), protettore della Città
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rimane di un sistema turrito medioevale. La più alta, detta degli Asinelli, di 97 metri, eretta all'inizio del XII secolo dalla famiglia omonima, ha una pendenza di più di due metri; l'altra, la Garisenda, contemporanea alla prima, è alta 48 metri e ha uno strapiombo di oltre 3 metri, dovuto al cedimento del suolo. L' importanza di Bologna si accrebbe quando nel XIII secolo, a capo di una Lega di città, vinse le forze imperiali, facendo prigioniero il figlio dell'imperatore Federico II, da cui prese la denominazione il rude Palazzo di Re Enzo, sul lato della Piazza Maggiore ove si affacciano gli edifici più significativi della storia bolognese. Il Palazzo d'Accursio, costituito da due corpi di fabbrica, uno duecentesco con archi ogivali e l'altro rinascimentale, e il monumentale Palazzo del Podestà, completamente porticato, prospiciente alla facciata incompiuta della Basilica di S. Petronio. Quest'ultima, dedicata a S. Petronio, vescovo del V secolo e patrono della città, è l'espressione di un gotico tardo quanto imponente (la costruzione iniziò nel 1390 per finire alla metà del ‘600!). A tre navate con cappelle laterali, la chiesa esprime una spiritualità solenne, anche grazie ai 10 grandiosi pilastri che reggono le altissime crociere. Celebri artisti del Rinascimento e del barocco bolognese hanno lasciato all'interno e all'esterno della Basilica dipinti, affreschi e sculture, come il portale marmoreo a rilievo del senese Jacopo della Quercia, opera che entusiasmò Michelangelo durante il suo soggiorno bolognese. Alle bellezze architettoniche di questa Piazza si deve aggiungere la Fontana di bronzo del Nettuno, fusa dal Giambologna nel XVI secolo. |
Detta anche del Gigante, per l'imponenza della scultura, è un luogo di ritrovo tradizionale nella città: la statua del dio, con il suo tridente, è figura possente e maschia, tanto che, dicono le antiche cronache, facesse arrossire le dame per i suoi attributi fisici!
Ma le meraviglie monumentali di Bologna non si esauriscono qui: a poca distanza dall'ariosa Piazza Maggiore si trova il complesso monumentale di S. Stefano, che sorge sull'area di un tempio romano dedicato ad Iside. Ben sette chiese, una accanto all'altra, di valore e significato inestimabili, costruite dal X al XIII secolo, fanno da sfondo ad una strada scenografica, costeggiata di splendidi ed eleganti palazzi del ‘400 e ‘500.
Il rinascimentale Palazzo del Podestà, di fronte alla Basilica di S. Petronio, con il suo imponente atrio porticato
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Nel complesso di S. stefano, oltre alle tre chiese principali, fra cui quella dedicata ai protomartiri Ss. Vitale e Agricola, vi è la piccola chiesa del S. Sepolcro, di origine paleocristiana, ma rielaborata nel XI-XII secolo, a pianta poligonale, con matronei, bifore e cupoletta, dove è posta la tomba di S. Petronio, ancora oggi meta di pellegrinaggi e di devozione religiosa.
Moltissime le chiese bolognesi, gotiche, rinascimentali e barocche; S. Domenico, ad esempio, con la sua celebre Arca, scolpita da grandi artisti, quali Nicola Pisano, Arnolfo di Cambio, Michelangelo; la gotica S. Francesco, dalle linee ascensionali di gusto francese; il santuario ellittico di S. Luca, arricchito all'interno da dipinti del Guercino e di Guido Reni, che sorge sul colle della Guardia, fuori dalla cinta di mura. Vi si venera un'antica icona dela Madonna e si giunge al santuario percorrendo una lunga e panoramica strada porticata, ricavata nella collina.
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La fontana del Nettuno (part.) opera del Giambologna (XVI sec.), in Piazza Maggiore
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Particolare della poderosa scultura del Nettuno, denominato dai bolognesi "il gigante"
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Il medioevale Palazzo di Re Enzo, con la bella merlatura ghibellina
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La due Torri medioevali, la Garisenda e quella degli Asinelli (XII sec.)
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Restituito da qualche tempo all'antico splendore, a pochi passi da Piazza Maggiore, vi è un altro santuario barocco: il complesso di Santa Maria della Vita, costituito dal Museo della Sanità, dall'Oratorio seicentesco e dalla splendida chiesa. Esso affonda le radici nel XIII secolo ad opera della Confraternita dei Battuti Bianchi, creatrice del primo ospedale della città ed è luogo di immenso fascino per l'antichissima storia sociale e per le alte testimonianze d'arte che possiede. Così denominata per l'assistenza ai malati svolta dalla Confraternita, Santa Maria della Vita fu progettata da Giovan Battista Bergonzoni nel 1692: a pianta ellittica, è ricoperta da una cupola, realizzata un secolo più tardi, ma su disegno di Antonio Bibiena, architetto e scenografo barocco di grande talento. |
L'affascinante Complesso di 7 chiese, denominato di S. Stefano, testimonianza di cultura dall'età paleocristiana al Romanico
Fin dalla Piazza Maggiore si può scorgere l'ardita cupola, rivestita all'esterno da oltre 9000 lastre di rame, mentre l'interno del Santuario, a pianta centrale, dal solenne e luminoso ritmo spaziale, è custode di opere preziose: il gotico affresco della Vergine col Bambino di Simone dei Crocefissi, miracolosamente ritrovato durante la costruzione della chiesa; i settecenteschi stucchi di Luigi Acquisti, ma soprattutto lo stupefacente gruppo in terracotta, un tempo policroma, del “Compianto di Cristo”. Modellato nel 1463 dallo scultore pugliese
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La Cupola tardo-barocca della chiesa di S. Maria della Vita, che conserva "Il compianto su Cristo ", opera dello scultore rinascimentale Niccolò dell'Arca.
Un tragico particolare del "Compianto": le due Marie urlanti
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Nicolò, detto dell'Arca, perché autore dell'Arca di S. Domenico, il gruppo è composto di 7 figure a grandezza naturale, capolavoro di un Rinascimento meno aulico di quello fiorentino, ma pieno di tragica espressività. Ognuno dei protagonisti di questa popolare sacra rappresentazione, la Vergine, le tre Marie, S. Giovanni e Giuseppe d'Arimatea, è differentemente coinvolto nella morte di Gesù: la Madonna si stringe in un lancinante tormento, Maria di Cleofa, urlante, esprime un incontrollabile rifiuto della realtà, ma è la Maddalena, nella sua folle corsa soccorritrice, l'immagine più sconvolgente. Nel grido che deturpa i lineamenti, nei panneggi gonfiati dall'enfasi del gesto, nella rapidità quasi boccioniana del movimento rotatorio si palesa un dolore estremo, un furore quasi dionisiaco. L'agitazione spasmodica rivela la contrapposizione antitetica di vita e morte, intesa come dramma tutto umano che non fa ricorso al tradizionale misticismo cristiano per rasserenarsi, ma esprime il tragico dell'esistenza, anticipando di un secolo e mezzo il linguaggio barocco. Il Compianto è l'opera di un artista geniale, conoscitore della scultura donatelliana, della pittura ferrarese e dell'arte borgognona, studioso dei sarcofagi romani, ma anche antesignano dell'arte moderna per le deformazioni espressive delle sue sculture, a causa delle quali il popolo bolognese soprannominò le Marie “le brutte”!
Michelangelo ammirava Nicolò e la sua arte tragica, D'Annunzio definì le Madonne sterminatamente piangenti , ma tutti i visitatori restano turbati dal verismo di queste statue, un tempo policrome.
Bologna è ancora tanto altro: accademie, palazzi nobiliari, musei e chiese, bellezze artistiche unite ad un'innata cordialità, all'amore per la tradizione culinaria..., insomma, una città da vedere e da scoprire.
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Niccolò dell'Arca: "Compianto su Cristo" (1463). Le 7 dinamiche sculture in terracotta esprimono un forte pathos
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Bruna Condoleo, storica dell'arte e giornalista, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte
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