Gian Lorenzo Bernini: La Fontana delle Api (part.) 1644. Roma (*)
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La Fontana dei Fiumi a Piazza Navona, 1648/51
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Acqua che sembra sgorgare da sorgenti rocciose, lambendo conchiglie e scivolando tra mitiche creature, in uno spettacolo in cui natura, architettura e scultura si fondono: sono le Fontane di Roma barocca. Importanti nodi urbanistici, luoghi del fasto seicentesco, pretesti per la fecondità inventiva di geni dell'arte, le fontane romane affascinano per l'esuberanza delle forme e per l' illusionismo scenografico, in cui l'acqua, simbolo di abbondanza, di vita e di rigenerazione continua, diviene parte integrante dell'opera scultorea, in una simbiosi creativa superbamente espressa dal genio di Gian Lorenzo Bernini. La Fontana dei Fiumi, a Piazza Navona, è senza dubbio l'emblema delle fontane barocche: voluta da Innocenzo X, uno dei Papi che profusero un particolare impegno nella committenza di opere allusive alla supremazia della Chiesa cattolica su tutti i popoli della terra, la fontana berniniana fa dimenticare ogni concettualismo per la forza delle immagini, per l'energia che sprigiona dai giganti raffiguranti i fiumi dei 4 continenti, allora conosciuti: il Danubio per l'Europa, il Gange per l'Asia, il Nilo per l'Africa e il Rio della Plata per le Americhe. Accanto ai poderosi, michelangioleschi corpi che si agitano in pose dinamiche sulle rocce, fauna e flora, caratteristiche del continente che rappresentano, si svelano inaspettatamente, come il leone che si abbevera o balzano frementi come il cavallo che scalpita, mentre la palma si lascia ondulare dal vento e il cactus mostra i suoi frutti morbidi. |
La Fontana dei Fiumi (particolare): il leone e la palma, 2 dei simboli dei 4 continenti
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Particolare della Fontana: la rappresentazione del Danubio
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La massa scultorea, ricca e mutevole come la natura, si anima prodigiosamente sfidando la durezza del marmo e le stesse possibilità della materia di venir modellata come fosse carne, foglie, squame, corteccia... E' l'esaltazione dell'immaginazione barocca, interpretata dal Bernini con enfasi formale e perizia tecnica atte a confondere le menti, ad illudere i sensi, in un fantasmagorico fluire di stimoli emotivi e visivi.
Meno monumentale, quasi a somiglianza delle fontane dei giardini privati, la Fontana del Tritone fu progettata dall'Artista su committenza del papa Urbano VIII, per arricchire una piazza che non era ancora un nodo viario, come divenne due secoli dopo, ma che, nei primi decenni del '600, conservava ancora l'aspetto di zona suburbana, posta lungo l'antica via Felice (voluta nel '500 da Sisto V), che dalla chiesa di S. Maria Maggiore conduce a quella di S.Maria del Popolo, passando per la chiesa di Trinità dei Monti. La Fontana, al centro di palazzi maestosi, come la "reggia" Barberini, incarna al meglio l'idea barocca del movimento e della metamorfosi: sorretto dalle code di 4 delfini, il dio Tritone, che soffia nella buccina per far sgorgare un fiotto d'acqua, un tempo altissimo, è un’immagine di zampillante vitalità. Il dio marino, scolpito nel travertino come tutta la fontana, lambito dall'acqua da oltre tre secoli poggia il suo poderoso corpo su di una conchiglia, mossa e ondulata. |
La "Barcaccia" a Piazza di Spagna, decorata con i simboli dello stemma Barberini: il sole e le api.
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La conchiglia, simbolo di fertilità, ma anche emblema di castità, è un elemento frequente nelle fontane romane, fin dalle epoche più antiche: essa è considerata, infatti, oggetto magico da cui può nascere qualsiasi prodigio, come accade nella Fontana delle Api, abbeveratoio per i cavalli dei principi Barberini, un tempo posizionata all'imbocco di via Sistina, ora ai piedi di Via Veneto, piccola fontana concepita come una conchiglia bivalve *, dove la capacità del Bernini d'impadronirsi di ogni forma naturale e riproporla nel marmo fa sì che perfino i simboli araldici delle api perdano ogni stilizzazione per trasformarsi in elementi vivi e vitali.
Monumento spettacolo è La Barcaccia, in Piazza di Spagna, fontana che si è trasformata nel tempo in una vera meraviglia d'arredo urbano. Fin dal XV secolo luogo di ritrovi famosi e residenze di artisti, la piazza ha acquistato il suo aspetto caratteristico nei primi anni del '700, quando fu progettata dall'architetto Francesco De Sanctis la famosa Scalinata, che la collega scenograficamente alla Chiesa cinquecentesca di Trinità dei Monti. La Fontana, progettata dal Bernini e dal padre Pietro e incassata nel pavimento per ovviare alla scarsa pressione dell'acqua, con la sua fantasiosa forma di nave appare inaspettatamente nel centro della Città, quasi fosse un relitto lasciato dalle inondazioni del Tevere. I suoi ritmi ondulatori e le sue decorazioni naturalistiche rendono ancora più visibili i riflessi, le trasparenze e i giochi dell'acqua, coniugandosi armoniosamente con gli elementi architettonici circostanti: con le antiche case dai colori delle terre, con la bianca e sinuosa scalinata, con le prospettive a raggiera delle vie cittadine, con gli svettanti campanili della chiesa della Trinità posta in alto sulla collinetta, elementi diversi che concorrono tutti a dar vita a un luogo di fascino ineguagliabile e di romantiche suggestioni.
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La Fontana delle Api fu smontata nel 1865 dal suo sito originario, angolo via Sistina, per agevolare la viabilità e venne conservata nei magazzini comunali. Nel 1915, quando fu rimontata all'angolo di via Veneto dove si trova oggi, subì una ricostruzione con interventi su molte parti mancanti e lesionate (per es. le sculture delle api laterali e il marmo, sostituito dal travertino)); nel 2000 ha subito un ultimo importante restauro.
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Un particolare dei delfini alla base della Fontana del Tritone: con le code sorreggono la conchiglia su cui è assiso il dio del mare, Tritone
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La Fontana del Tritone in Piazza Barberni, 1643.
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Bruna Condoleo, storica dell'arte e giornalista, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte
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