L’artista cinese Qiu Zhijie, curatore dell’ultima Biennale
di Shanghai, presenta a Venezia, alla Fondazione Querini Stampalia,
una selezione di opere inedite in occasione della sua prima mostra
personale in Italia durante la 55. edizione della Biennale d’Arte
di Venezia. Attraverso un’articolata ed eterogenea scelta
di lavori, l’artista esplora le dinamiche complesse che tracciano
gli itinerari spaziali e temporali tra Occidente ed Oriente, tra
passato e presente.
La mostra “Qiu Zhijie, l’Unicorno e il Dragone”,
che si concluderà il 18 agosto 2013, è la prima tappa
di New Roads, un progetto triennale di collaborazione internazionale
tra Cina e Italia, nato dalla volontà di creare una piattaforma
di dialogo multiculturale attraverso l’arte contemporanea.Tre
sono le istituzioni coinvolte: Fondazione Querini Stampalia di Venezia
e il Museo Aurora di Shanghai che, attraverso il fondamentale intervento
di mediazione interculturale e artistica di Arthub Asia, mettono
a confronto la loro storia e le loro collezioni, analizzandole ed
espandendole attraverso progetti commissionati ad artisti contemporanei.
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Qiu Zhijie alla Querini Stampalia. Foto di Agostino Osio
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Qiu Zhijie alla Querini Stampalia. Foto di Agostino Osio
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Considerato nel panorama artistico cinese come un vero e proprio
intellettuale, nel senso rinascimentale della parola, Qiu Zhijie
è un pensatore, un poeta e, attraverso le sue cartografie,
un archivista del sapere. Come artista egli definisce il suo modo
di operare “arte totale”, la presa di coscienza che
la creazione artistica non può essere sradicata e sottratta
al contesto storico e culturale che la circonda e che l’ha
provocata. Le opere site specific di Qiu Zhijie, così come
tutti i suoi precedenti progetti di arte contemporanea del programma
“Conservare il Futuro”, sviluppati a partire dal 2000
alla Fondazione Querini Stampalia, sono state pensate in relazione
agli oggetti della collezione permanente. In questo caso, il confronto
e l’analisi si estendono oltre, costruendo dei ponti concettuali
e stilistici tra le opere della Fondazione veneziana e la preziosa
collezione asiatica d’arte antica del Museo Aurora di Shanghai.
Una selezione di immagini provenienti dalle due collezioni, proiettate
in una delle sale, aiuta lo spettatore a ripercorrere le suggestioni
formali che hanno guidato e ispirato l’artista. Tra queste
la mappa di Venezia di Jacopo de’ Barbari, di cui una delle
undici copie cinquecentesche esistenti al mondo appartiene proprio
alla Fondazione Querini Stampalia, qui esibita in un dialogo aperto
con l’opera di Qiu. Guardando le mappe dell’artista
diventa intuitivo il rimando all’organicità e alla
fluidità della mappa di Venezia, sinuosa e densa, e curiosamente
zoomorfa.
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Qiu Zhijie costruisce le sue mappe individuando
un sistema di cellule tipologiche e simboliche che si aggregano
l’una all’altra, come nel tessuto urbano della Serenissima,
dando vita a straordinarie e organiche cartografie che come grandi
arazzi capovolti, raccontano dei molti nodi che le tengono insieme.
Attraverso le sue mappe, eseguite tramite la tecnica della tamponatura
ad inchiostro - tradizionalmente utilizzata per riprodurre le scritture
lapidarie su supporti cartacei - o semplicemente dipingendo a china
sulle pareti dell’area espositiva, Qiu Zhijie ci parla di
come nascono le tradizioni, le religioni, gli oggetti da cui siamo,
talvolta inconsciamente, circondati. Nella Mappa degli Dei Indaffarati,
immagini iconografiche sono raggruppate in paradigmi privi di spazio
e tempo. Un fiume attraversa i territori di tutte le divinità.
Cominciando dalla creazione e scendendo verso il Caos, incontriamo
la terra e gli elementi naturali. Oltre le montagne a nord, le divinità
astrali sovrastano le faccende umane: l’Agricultura, la Protezione
e la Guerra. Sulla sponda meridionale l’Amore, il Vino e l’Arte.
Poco più ad est l’Inferno, mentre la foce è
governata dagli dei marini e sulle sponde si affaccia la maternità,
preceduta dalla saggezza. Eludendo la distanza geografica e smascherando
quei pregiudizi secolari accumulati nel corso degli scambi culturali
tra Oriente e Occidente, l’approccio cartografico di Qiu Zhijie
traccia, scopre ed evidenzia le connessioni tra i due musei, ma
anche tra Shanghai e Venezia, accomunate da molteplici aspetti,
tra cui l’innata indole all’apertura e allo scambio,
propria delle città che si affacciano sul mare.
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Qiu Zhijie alla Querini Stampalia. Foto di Agostino Osio
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La serie inedita di mappe di Qiu Zhijie illustra
i bizzarri equivoci nati dai rapporti di scambio culturale tra Italia
e Cina e, in senso allargato, tra Occidente e Oriente. Attraverso
molteplici referenze storiche, filosofiche e figurative, l’artista
non solo ci guida nella storia e nella evoluzione di queste mistificazioni,
ma ci aiuta a scoprire come tali interpretazioni fuorvianti possano
rivelarsi basilari nella rivelazione di nuove e inaspettate analogie
transculturali. Il titolo della mostra “L’Unicorno e
il Dragone. Una cartografia delle collezioni della Fondazione Querini
Stampalia" (Venezia e del Museo Aurora, Shanghai), trova ispirazione
nella conferenza di Umberto Eco - “Cercavano gli unicorni”
- tenuta all’Università di Pechino nel 1993. Lo studioso,
in un’analisi dei meccanismi che scaturiscono dal confronto
e dalla scoperta di culture diverse, puntualizza una certa tendenza,
protratta attraverso i secoli, a classificare simboli, nozioni e
concetti estranei, adattandoli ai propri sistemi di referenze culturali.
L’esempio più clamoroso citato da Eco è proprio
quello secondo il quale Marco Polo, vedendo un rinoceronte durante
i suoi viaggi in Oriente, lo identificò subito come un unicorno,
seguendo l’unica possibile classificazione che la tradizione
occidentale gli aveva messo a disposizione per definire una creatura
con un corno. È molto facile identificare l’errore
palese di Marco Polo, ma quello che Qiu Zhijie ci sa rivelare è
che in realtà, anche nella tradizione cinese è sempre
stato presente un unicorno, che non è né un cavallo
con un corno in fronte, né un rinoceronte. L’unicorno
cinese è, infatti, una figura mitologica chiamata Bixie o
Tianlu che, in alcune raffigurazioni appartenenti alla collezione
Aurora, è sorprendentemente simile al leone alato di San
Marco.
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Qiu Zhijie at work, Exhibition "Blueprints", courtesy of Witte de With, Rotterdam 2012
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Qiu Zhijie alla Querini Stampalia. Foto di Agostino Osio
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Nella Mappa degli Animali Mitologici, l’artista
identifica i meccanismi che definiscono la creazione di entità
zoomorfe in tutte le culture. Le ramificazioni del grande albero
che domina la mappa ci conducono alla scoperta di categorie straordinariamente
limitate e ricorrenti: combinazioni di uomini, animali e motivi
vegetali, creature policefale e con molti corpi, posizioni e ruoli
definiti. Il eit motif di tutte le opere spinge a rimuovere
la geografia e la cronologia per scoprire una concreta comunanza
tra tutte le culture e i meccanismi che le governano. Ognuna di
queste mappe è, infatti, secondo l’artista, un’allusione
alla definizione più etimologica e letterale del concetto
alla base del taoismo: il Tao, ovvero il corso delle cose. Le mappe
ci mostrano quindi l’unica forma possibile, l’universalità
e i limiti della creazione e dell’ immaginazione cui tutte
le culture giungono invariabilmente. Da questo la presenza sia in
Asia che Europa dell’unicorno, creatura che seppur con forme
diverse rappresenta la stessa ricerca di purezza e sensibilità.
L’opera dell’artista si vuole focalizzare anche sul
processo di trasformazione di quelle immagini che, seppur strutturate
già da antichi innesti di forme, vengono poi “contaminate”
e trasformate dall’interazione e dalla comunicazione tra culture.
Nella sua pratica Qiu Zhijie conserva uno stretto rapporto tra la
creazione e la manualità, e nel suo lavoro di mappatura delle
culture ha esplorato le tecniche artigianali di cui parlano le tre
sculture in mostra: i due unicorni, la cui iconografia ricorre nella
cultura cinese, sono, infatti, realizzati con tecniche e materiali
tipicamente asiatici, quali il bamboo e il legno di canfora, mentre
l’unicorno concepito dalla tradizione occidentale, è
stato eseguito in vetro di Murano dal maestro Pino Signoretto
(c.s.)
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