Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Work in progress - Anno IX - n.37 - Luglio - settembre 2013
DALLA CINA CON AMORE 

LA CINA E' VICINA

Qiu ZHIJIE. L'Unicorno e il Dragone
a cura di Artemisia





L’artista cinese Qiu Zhijie, curatore dell’ultima Biennale di Shanghai, presenta a Venezia, alla Fondazione Querini Stampalia, una selezione di opere inedite in occasione della sua prima mostra personale in Italia durante la 55. edizione della Biennale d’Arte di Venezia. Attraverso un’articolata ed eterogenea scelta di lavori, l’artista esplora le dinamiche complesse che tracciano gli itinerari spaziali e temporali tra Occidente ed Oriente, tra passato e presente.
La mostra “Qiu Zhijie, l’Unicorno e il Dragone”, che si concluderà il 18 agosto 2013, è la prima tappa di New Roads, un progetto triennale di collaborazione internazionale tra Cina e Italia, nato dalla volontà di creare una piattaforma di dialogo multiculturale attraverso l’arte contemporanea.Tre sono le istituzioni coinvolte: Fondazione Querini Stampalia di Venezia e il Museo Aurora di Shanghai che, attraverso il fondamentale intervento di mediazione interculturale e artistica di Arthub Asia, mettono a confronto la loro storia e le loro collezioni, analizzandole ed espandendole attraverso progetti commissionati ad artisti contemporanei.



Qiu Zhijie alla Querini Stampalia.
Foto di Agostino Osio
 



Qiu Zhijie alla Querini Stampalia.
Foto di Agostino Osio




Considerato nel panorama artistico cinese come un vero e proprio intellettuale, nel senso rinascimentale della parola, Qiu Zhijie è un pensatore, un poeta e, attraverso le sue cartografie, un archivista del sapere. Come artista egli definisce il suo modo di operare “arte totale”, la presa di coscienza che la creazione artistica non può essere sradicata e sottratta al contesto storico e culturale che la circonda e che l’ha provocata. Le opere site specific di Qiu Zhijie, così come tutti i suoi precedenti progetti di arte contemporanea del programma “Conservare il Futuro”, sviluppati a partire dal 2000 alla Fondazione Querini Stampalia, sono state pensate in relazione agli oggetti della collezione permanente. In questo caso, il confronto e l’analisi si estendono oltre, costruendo dei ponti concettuali e stilistici tra le opere della Fondazione veneziana e la preziosa collezione asiatica d’arte antica del Museo Aurora di Shanghai.
Una selezione di immagini provenienti dalle due collezioni, proiettate in una delle sale, aiuta lo spettatore a ripercorrere le suggestioni formali che hanno guidato e ispirato l’artista. Tra queste la mappa di Venezia di Jacopo de’ Barbari, di cui una delle undici copie cinquecentesche esistenti al mondo appartiene proprio alla Fondazione Querini Stampalia, qui esibita in un dialogo aperto con l’opera di Qiu. Guardando le mappe dell’artista diventa intuitivo il rimando all’organicità e alla fluidità della mappa di Venezia, sinuosa e densa, e curiosamente zoomorfa.
Qiu Zhijie costruisce le sue mappe individuando un sistema di cellule tipologiche e simboliche che si aggregano l’una all’altra, come nel tessuto urbano della Serenissima, dando vita a straordinarie e organiche cartografie che come grandi arazzi capovolti, raccontano dei molti nodi che le tengono insieme. Attraverso le sue mappe, eseguite tramite la tecnica della tamponatura ad inchiostro - tradizionalmente utilizzata per riprodurre le scritture lapidarie su supporti cartacei - o semplicemente dipingendo a china sulle pareti dell’area espositiva, Qiu Zhijie ci parla di come nascono le tradizioni, le religioni, gli oggetti da cui siamo, talvolta inconsciamente, circondati. Nella Mappa degli Dei Indaffarati, immagini iconografiche sono raggruppate in paradigmi privi di spazio e tempo. Un fiume attraversa i territori di tutte le divinità. Cominciando dalla creazione e scendendo verso il Caos, incontriamo la terra e gli elementi naturali. Oltre le montagne a nord, le divinità astrali sovrastano le faccende umane: l’Agricultura, la Protezione e la Guerra. Sulla sponda meridionale l’Amore, il Vino e l’Arte. Poco più ad est l’Inferno, mentre la foce è governata dagli dei marini e sulle sponde si affaccia la maternità, preceduta dalla saggezza. Eludendo la distanza geografica e smascherando quei pregiudizi secolari accumulati nel corso degli scambi culturali tra Oriente e Occidente, l’approccio cartografico di Qiu Zhijie traccia, scopre ed evidenzia le connessioni tra i due musei, ma anche tra Shanghai e Venezia, accomunate da molteplici aspetti, tra cui l’innata indole all’apertura e allo scambio, propria delle città che si affacciano sul mare.
 
Qiu Zhijie alla Querini Stampalia.
Foto di Agostino Osio
La serie inedita di mappe di Qiu Zhijie illustra i bizzarri equivoci nati dai rapporti di scambio culturale tra Italia e Cina e, in senso allargato, tra Occidente e Oriente. Attraverso molteplici referenze storiche, filosofiche e figurative, l’artista non solo ci guida nella storia e nella evoluzione di queste mistificazioni, ma ci aiuta a scoprire come tali interpretazioni fuorvianti possano rivelarsi basilari nella rivelazione di nuove e inaspettate analogie transculturali. Il titolo della mostra “L’Unicorno e il Dragone. Una cartografia delle collezioni della Fondazione Querini Stampalia" (Venezia e del Museo Aurora, Shanghai), trova ispirazione nella conferenza di Umberto Eco - “Cercavano gli unicorni” - tenuta all’Università di Pechino nel 1993. Lo studioso, in un’analisi dei meccanismi che scaturiscono dal confronto e dalla scoperta di culture diverse, puntualizza una certa tendenza, protratta attraverso i secoli, a classificare simboli, nozioni e concetti estranei, adattandoli ai propri sistemi di referenze culturali. L’esempio più clamoroso citato da Eco è proprio quello secondo il quale Marco Polo, vedendo un rinoceronte durante i suoi viaggi in Oriente, lo identificò subito come un unicorno, seguendo l’unica possibile classificazione che la tradizione occidentale gli aveva messo a disposizione per definire una creatura con un corno. È molto facile identificare l’errore palese di Marco Polo, ma quello che Qiu Zhijie ci sa rivelare è che in realtà, anche nella tradizione cinese è sempre stato presente un unicorno, che non è né un cavallo con un corno in fronte, né un rinoceronte. L’unicorno cinese è, infatti, una figura mitologica chiamata Bixie o Tianlu che, in alcune raffigurazioni appartenenti alla collezione Aurora, è sorprendentemente simile al leone alato di San Marco.

Qiu Zhijie at work, Exhibition "Blueprints", courtesy of Witte de With, Rotterdam 2012  



Qiu Zhijie alla Querini Stampalia.
Foto di Agostino Osio


Nella Mappa degli Animali Mitologici, l’artista identifica i meccanismi che definiscono la creazione di entità zoomorfe in tutte le culture. Le ramificazioni del grande albero che domina la mappa ci conducono alla scoperta di categorie straordinariamente limitate e ricorrenti: combinazioni di uomini, animali e motivi vegetali, creature policefale e con molti corpi, posizioni e ruoli definiti. Il eit motif di tutte le opere spinge a rimuovere la geografia e la cronologia per scoprire una concreta comunanza tra tutte le culture e i meccanismi che le governano. Ognuna di queste mappe è, infatti, secondo l’artista, un’allusione alla definizione più etimologica e letterale del concetto alla base del taoismo: il Tao, ovvero il corso delle cose. Le mappe ci mostrano quindi l’unica forma possibile, l’universalità e i limiti della creazione e dell’ immaginazione cui tutte le culture giungono invariabilmente. Da questo la presenza sia in Asia che Europa dell’unicorno, creatura che seppur con forme diverse rappresenta la stessa ricerca di purezza e sensibilità. L’opera dell’artista si vuole focalizzare anche sul processo di trasformazione di quelle immagini che, seppur strutturate già da antichi innesti di forme, vengono poi “contaminate” e trasformate dall’interazione e dalla comunicazione tra culture.
Nella sua pratica Qiu Zhijie conserva uno stretto rapporto tra la creazione e la manualità, e nel suo lavoro di mappatura delle culture ha esplorato le tecniche artigianali di cui parlano le tre sculture in mostra: i due unicorni, la cui iconografia ricorre nella cultura cinese, sono, infatti, realizzati con tecniche e materiali tipicamente asiatici, quali il bamboo e il legno di canfora, mentre l’unicorno concepito dalla tradizione occidentale, è stato eseguito in vetro di Murano dal maestro Pino Signoretto
(c.s.)

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