Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Work in progress - Anno X - n.40 - Aprile - giugno 2014
IN MOSTRA 



Vermeer: "La Sfinge di Delft"
di Bruna Condoleo




La Ragazza con l’orecchino di perla conquista tutti con il suo fascino ingenuo ed enigmatico insieme: l’immagine di una fanciulla in atto di volgersi con grazia infinita verso gli astanti è quasi un’apparizione che traduce stupore, riservatezza, ingenuità, trepidazione, mistero. Nessuno conosce chi sia la giovane dipinta né esistono documenti che possano permetterne un’ attribuzione sicura. Probabilmente non si tratta di un ritratto reale, ma di una “tronie”, come erano denominate nel ‘600 in Olanda le rappresentazioni di modelli anonimi, tipi inventati o idealizzati dall’artista. Ma se questa fanciulla sia esistita veramente oppure sia frutto dell’immaginazione di Johannes Vermeer, è curiosità che nulla aggiunge alla suggestiva attrattiva pittorica della tela. Meravigliosa opportunità quella offerta dalla mostra bolognese allestita a Palazzo Fava, che titola "La ragazza con l’orecchino di perla", dalla tela più famosa di Vermeer, un’ esposizione che rende omaggio all’Età dell’Oro della pittura olandese attraverso 36 capolavori provenienti dal Mauritshuis Museum de L’Aia, chiuso per lavori di restauro fino al 27 giugno prossimo.


Johannes Vermeer, La ragazza con l'orecchino di perla, 1665 circa olio su tela, cm 44,5 x 39.
© L'Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis


Fra le opere esposte sono presenti alcune tele di Vermeer (Delft 1632/1675), artista soprannominato “La Sfinge di Delft” per il mistero che circonda la breve esistenza, durata appena 43 anni, il quale rivela un talento singolare, all’altezza dei più celebri contemporanei: Rembrandt van Rijn e Franz Hals, sopra tutti. Caratterizzata da alcuni elementi che la rendono originale, come l’attenzione ai giochi di luce, la Golden Age ha espresso il gusto per una pittura di genere che esalta la tematica degli interni e della quotidianità borghesi, delle vedute urbane e della natura morta. Vermeer, tuttavia, iniziò la sua attività nell’ambito della cultura artistica olandese post-caravaggesca, come dimostrano le poche opere della giovinezza, ancora ascrivibili agli influssi della Scuola di Utrecht. Malgrado ciò, fin dalla prima tela di soggetto mitologico, "Diana e le sue ninfe", in cui si nota l’influenza italiana, si scorge una potenza d’impostazione della forma e dello spazio che avrà felici sviluppi nel periodo successivo in soggetti di genere diverso: vedute cittadine, interni e ritratti.




Johannes Vermeer, Diana e le sue ninfe, 1653-1654 circa olio su tela, cm 97,8 x 104,6.
© L'Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis


Nella prima sala di Palazzo Fava in cui è esposta l’opera sopra menzionata, molti dipinti attraggono per la pregnanza dello stile: i ritratti realistici di Hals, dalla tecnica minuziosa e analitica (soprattutto nei particolari delle vesti), accesa da una luce rivelatrice; i suggestivi personaggi di Rembrandt, realizzati con una pennellata veloce e sfatta, investiti da un’ illuminazione di origine spirituale che evoca misteriose atmosfere, mentre "Veduta di Delft", un quadro bellissimo di Vermeer, sembra quasi una natura morta nella sua iridescente staticità.
“La ragazza con l’orecchino di perla”, custodita da sola in una grande sala, è dipinta con immensa sapienza cromatica che alterna materia opaca a materia trasparente: il copricapo turco, testimonianza di un gusto esotico allora di moda, è realizzato sulla parte frontale con pennellate larghe e dense di blu oltremare, disteso su zone di nero per creare morbidi chiaroscuri. L’incarnato del viso, che da una base rossa e bruna si colora dei toni color panna, è lievemente acceso dai rosati della bocca carnosa. Anche l’orecchino, accessorio ricercato, poco consono a un abbigliamento della media borghesia, è soprattutto fonte di luce: esso non solo focalizza l’ attenzione sul volto incantevole, esaltato dal lindore del colletto, ma ravviva di bagliori argentei il profilo della fanciulla, facendo da contrappunto al luminoso bianco degli occhi.




Frans Hals, Ritratto di Aletta Hanemans (1606-1653), 1625 olio su tela, cm 123,8 x 98,3.
© L’Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis

    



Rembrandt van Rijn, Ritratto di uomo anziano,
1667 olio su tela, cm 81,9 x 67,7.
© L'Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis


La figura, emergente da un fondo verde scuro, sembra raggiunta dal pittore in un momento di solitudine pensosa e svela, suo malgrado, un momento di nostalgica intimità. Irresistibile lo sguardo limpido e trepido della giovinetta che, come rari capolavori del passato, ancor oggi cela la propria identità amplificando il fascino sublime che proviene da ogni mistero. “In questo quadro- dice Marco Goldin, autore del progetto espositivo e curatore della mostra - tutto vive dentro una sorta di silenzio crepitante che chiama ognuno di noi verso il luogo dell’assoluto”. Pensiero condivisibile perchè il realismo dell’opera di Vermeer, a differenza dei contemporanei pittori d’interni (come Jan Steen), non è fedeltà al vero, ma ricreazione di un’imagerie che s’imbeve di poesia sottile e di un'atmosfera quasi surreale, presente in tutti i suoi ritratti.
Vermeer è maestro della luce, come per primi bene intuirono i pittori dell’Impressionismo francese; la sua non è la luce alchemica di Rembrandt che circonda le forme con bagliori infuocati e trascendenti, bensì luce del colore che diviene nelle sue teleforma metafisica. Nel gioco raffinatissimo dei sulfurei gialli e dei diafani azzurri, nell’assolutezza del colore ove vibrano i sentimenti più diversi, l’effimero si fa eterno e l’apparenza diviene immutabile per mano dell’arte. L’incantato silenzio che sprigiona da "La Ragazza con l’orecchino di perla” è l’essenza della squisita sensibilità luministica di un artista che visse un’esistenza misera e senza alcun riconoscimento della maestria suprema della sua arte; acquistata alla fine dell’800 da un collezionista per due fiorini, l’opera è divenuta fin dal secolo scorso un’icona di bellezza universale.
La mostra bolognese, che offre l’unica occasione italiana per ammirare da vicino il capolavoro di Vermeer, prima del suo ritorno definitivo in patria, si concluderà il 25 maggio 2014.




Rembrandt van Rijn, Canto di lode di Simeone,
1631 olio su tavola, cm 60,9 x 47,9.
© L’Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis

    



Jan Steen, Ragazza che mangia ostriche, 1658-1660 circa olio su tavola (arrotondata in cima), cm 20,5 x 14,5. © L'Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis







Bruna Condoleo, storica dell'arte, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte




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