La Ragazza con l’orecchino di perla conquista tutti
con il suo fascino ingenuo ed enigmatico insieme: l’immagine
di una fanciulla in atto di volgersi con grazia infinita verso gli
astanti è quasi un’apparizione che traduce stupore,
riservatezza, ingenuità, trepidazione, mistero. Nessuno conosce
chi sia la giovane dipinta né esistono documenti che possano
permetterne un’ attribuzione sicura. Probabilmente non si
tratta di un ritratto reale, ma di una “tronie”, come
erano denominate nel ‘600 in Olanda le rappresentazioni di
modelli anonimi, tipi inventati o idealizzati dall’artista.
Ma se questa fanciulla sia esistita veramente oppure sia frutto
dell’immaginazione di Johannes Vermeer, è curiosità
che nulla aggiunge alla suggestiva attrattiva pittorica della tela.
Meravigliosa opportunità quella offerta dalla mostra bolognese
allestita a Palazzo Fava, che titola "La ragazza con l’orecchino
di perla", dalla tela più famosa di Vermeer, un’
esposizione che rende omaggio all’Età dell’Oro
della pittura olandese attraverso 36 capolavori provenienti dal
Mauritshuis Museum de L’Aia, chiuso per lavori di restauro
fino al 27 giugno prossimo.
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Johannes Vermeer, La ragazza con l'orecchino di perla, 1665 circa olio su tela, cm 44,5 x 39. © L'Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis
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Fra le opere esposte sono presenti alcune tele di Vermeer (Delft
1632/1675), artista soprannominato “La Sfinge di Delft”
per il mistero che circonda la breve esistenza, durata appena 43
anni, il quale rivela un talento singolare, all’altezza dei
più celebri contemporanei: Rembrandt van Rijn e Franz Hals,
sopra tutti. Caratterizzata da alcuni elementi che la rendono originale,
come l’attenzione ai giochi di luce, la Golden Age ha espresso
il gusto per una pittura di genere che esalta la tematica degli
interni e della quotidianità borghesi, delle vedute urbane
e della natura morta. Vermeer, tuttavia, iniziò la sua attività
nell’ambito della cultura artistica olandese post-caravaggesca,
come dimostrano le poche opere della giovinezza, ancora ascrivibili
agli influssi della Scuola di Utrecht. Malgrado ciò, fin
dalla prima tela di soggetto mitologico, "Diana e le sue ninfe",
in cui si nota l’influenza italiana, si scorge una potenza
d’impostazione della forma e dello spazio che avrà
felici sviluppi nel periodo successivo in soggetti di genere diverso:
vedute cittadine, interni e ritratti.
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Johannes Vermeer, Diana e le sue ninfe, 1653-1654 circa olio su tela, cm 97,8 x 104,6. © L'Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis
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Nella prima sala di Palazzo Fava in cui è esposta l’opera
sopra menzionata, molti dipinti attraggono per la pregnanza dello
stile: i ritratti realistici di Hals, dalla tecnica minuziosa
e analitica (soprattutto nei particolari delle vesti), accesa da
una luce rivelatrice; i suggestivi personaggi di Rembrandt,
realizzati con una pennellata veloce e sfatta, investiti da un’
illuminazione di origine spirituale che evoca misteriose atmosfere,
mentre "Veduta di Delft", un quadro bellissimo di Vermeer,
sembra quasi una natura morta nella sua iridescente staticità.
“La ragazza con l’orecchino di perla”, custodita
da sola in una grande sala, è dipinta con immensa sapienza
cromatica che alterna materia opaca a materia trasparente: il copricapo
turco, testimonianza di un gusto esotico allora di moda, è
realizzato sulla parte frontale con pennellate larghe e dense di
blu oltremare, disteso su zone di nero per creare morbidi chiaroscuri.
L’incarnato del viso, che da una base rossa e bruna si colora
dei toni color panna, è lievemente acceso dai rosati della
bocca carnosa. Anche l’orecchino, accessorio ricercato, poco
consono a un abbigliamento della media borghesia, è soprattutto
fonte di luce: esso non solo focalizza l’ attenzione sul volto
incantevole, esaltato dal lindore del colletto, ma ravviva di bagliori
argentei il profilo della fanciulla, facendo da contrappunto al
luminoso bianco degli occhi.
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Frans Hals, Ritratto di Aletta Hanemans (1606-1653),
1625 olio su tela, cm 123,8 x 98,3. © L’Aia, Gabinetto
reale di pitture Mauritshuis
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 Rembrandt van Rijn, Ritratto di uomo anziano, 1667 olio su tela, cm 81,9 x 67,7. © L'Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis
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La figura, emergente da un fondo verde scuro, sembra raggiunta
dal pittore in un momento di solitudine pensosa e svela, suo malgrado,
un momento di nostalgica intimità. Irresistibile lo sguardo
limpido e trepido della giovinetta che, come rari capolavori del
passato, ancor oggi cela la propria identità amplificando
il fascino sublime che proviene da ogni mistero. “In questo
quadro- dice Marco Goldin, autore del progetto espositivo e
curatore della mostra - tutto vive dentro una sorta di silenzio
crepitante che chiama ognuno di noi verso il luogo dell’assoluto”.
Pensiero condivisibile perchè il realismo dell’opera
di Vermeer, a differenza dei contemporanei pittori d’interni
(come Jan Steen), non è fedeltà al vero, ma
ricreazione di un’imagerie che s’imbeve di poesia
sottile e di un'atmosfera quasi surreale, presente in tutti i suoi
ritratti.
Vermeer è maestro della luce, come per primi bene intuirono
i pittori dell’Impressionismo francese; la sua non è
la luce alchemica di Rembrandt che circonda le forme con bagliori
infuocati e trascendenti, bensì luce del colore che diviene
nelle sue teleforma metafisica. Nel gioco raffinatissimo
dei sulfurei gialli e dei diafani azzurri, nell’assolutezza
del colore ove vibrano i sentimenti più diversi, l’effimero
si fa eterno e l’apparenza diviene immutabile per mano dell’arte.
L’incantato silenzio che sprigiona da "La Ragazza con
l’orecchino di perla” è l’essenza della
squisita sensibilità luministica di un artista che visse
un’esistenza misera e senza alcun riconoscimento della maestria
suprema della sua arte; acquistata alla fine dell’800 da un
collezionista per due fiorini, l’opera è divenuta fin
dal secolo scorso un’icona di bellezza universale.
La mostra bolognese, che offre l’unica occasione italiana
per ammirare da vicino il capolavoro di Vermeer, prima del suo ritorno
definitivo in patria, si concluderà il 25 maggio 2014.
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Rembrandt
van Rijn, Canto di lode di Simeone, 1631 olio su tavola, cm 60,9
x 47,9. © L’Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis
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 Jan Steen, Ragazza che mangia ostriche, 1658-1660 circa olio su tavola (arrotondata in cima), cm 20,5 x 14,5. © L'Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis
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Bruna Condoleo, storica dell'arte, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte
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