Il Museo di Roma - Palazzo Braschi presenta un’eccezionale mostra:
“Klimt. La Secessione e l’Italia”, dove il pubblico può ammirare fino al 5 aprile 2022 una collezione di dipinti del Maestro dello Jugendstil e una selezione di quadri e sculture di altri artisti italiani e stranieri, influenzati dallo stile del grande Austriaco. La mostra romana proseguirà in primavera a Piacenza dove si propone la riscoperta di un “Klimt ritrovato” anche nella sua dimensione più intima e personale, fino ad ora sfuggente, restituendo attraverso opere e documenti lo spessore di una vicenda umana e artistica.
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Gustav Klimt, Giuditta I, 1901 Olio su tela, 84x42 cm .Belvedere, Vienna © Belvedere, Vienna Photo: Johannes StolGustav
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G. Klimt, Amiche I (Le Sorelle), 1907 Olio su tela, 125x42 cm Klimt Foundation, Vienna © Klimt Foundation, Vienna
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A Vienna, sulla facciata dell'edificio realizzato all’inizio del ‘900 da Otto Wagner quale sede permanente delle esposizioni del gruppo della Secessione, di cui Gustav Klimt fu cofondatore e I° presidente, vi è scolpito a lettere dorate il seguente motto “Ad ogni tempo la sua arte, all'arte la libertà”. Grazie a questa ansia di libertà tra fine Ottocento e i primi decenni del ‘900 il mondo figurativo austriaco si aprì alle più innovative istanze estetiche europee che rappresentarono una spinta vitale per la nascita delle correnti del Modernismo. Dalle pagine della rivista "Ver sacrum", organo di promozione della Secessione, artisti e critici propugnarono le nuove idee sul'arte fino al 1918, data della 49° e ultima mostra, anno in cui morirono i maggiori protagonisti della cultura figurativa d'inizio secolo: Klimt, l’ architetto Otto Wagner e Koloman Moser, pittore e grafico, docente di quella Scuola di Arti Applicate di Vienna dove fu elaborata la teoria dell'arte totale, ovvero la sintesi di architettura, scultura, pittura e arti minori. Durante la ventennale attività espositiva, di cui le opere klimtiane rappresentarono sempre il nucleo centrale, la Secessione ebbe il merito non solo di presentare al pubblico pittori europei già affermati, come Monet, Rodin o Böklin, infrangendo l'isolamento dell'arte austriaca, ma anche di far conoscere genialità figurative come Van Gogh, Cézanne, Schiele, Munch, che avrebbero rivoluzionato il panorama artistico del XX° secolo.
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Gustav Klimt, Johanna Staude, 1917-1918. Olio su tela, 96x68,5 cm Belvedere, Vienna © Belvedere, Vienna Photo: Johannes Stoll
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Gustav Klimt, Ritratto di signora con fondo rosso, 1897-1898 Olio su tela, 30x19,5 cm Klimt Foundation, Vienna © Klimt Foundation, Vienna
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Lo stesso Klimt fu profondamente influenzato dalle mostre secessioniste: il paesaggismo di Monet, la tecnica pointellista di Signac, il linearismo nervoso di Toulouse-Lautrec, la xilografia giapponese e l'audacia coloristica di Matisse contribuirono sensibilmente all'evoluzione del linguaggio del Maestro dello Jugendstil.
Nel 1902, in occasione della presentazione della statua di Beethoven scolpita da Max Klinger, la Secessione organizzò una delle più importanti esposizioni, allestita dall'architetto Josef Hoffmann, per la quale Klimt creò il celebre Fregio di Beethoven. Quest’ultimo, che si estende lungo tre pareti di una grande sala del Palazzo per una lunghezza totale di 34 metri, rappresenta una parafrasi pittorica della 9° Sinfonia di Beethoven, in cui Klimt traspone figurativamente l'anelito umano alla felicità espresso dalla musica del Genio tedesco. L'opera, originalissima e suggestiva, influenzata dal simbolismo di Jan Toorop, provocò ammirazione e scandalo insieme, per la forte tendenza all'astrazione delle forme e per la "stranezza" tecnica: le immagini, infatti, dipinte su stucco con colori alla caseina, sono impreziosite da intarsi di pietre dure, applicazioni in oro, smalti, madreperla e specchi. Esse si snodano lungo le pareti a come un'esile onda di forme flessuose e incorporee, fortemente stilizzate, che conduce all'imponente figura del guerriero (dai lineamenti del compositore Gustav Malher), simbolo della forza e del coraggio, cui fa riscontro, nella parete frontale, la delicata immagine della Poesia rasserenatrice, ove si placa ogni desiderio umano. |

Gustav Klimt, Ragazza nel verde, 1896 circa. Olio su tela, 32,4x24 cm Klimt Foundation, Vienna © Klimt Foundation, Vienna
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Gustav Klimt, Amalie Zuckerkandl, 1917-1918 Olio su tela, 128x128 cm Belvedere, Vienna © Belvedere, Vienna Photo: Johannes Stoll
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Vizi, follia e morte, concretizzati in figure femminili vampiresche e in terrificanti mostri dell'inconscio, si frappongono al compimento dell'aspirazione umana alla felicità fino a che l'utopistico cammino si conclude nel "bacio a tutto il mondo", rilassante e divino abbandono destinato a pochi eletti.
Lo stile essenziale del fregio entusiasmò all'epoca molti artisti, sia per l'incisività della linea sia per il pathos delle immagini; tuttavia la novità dell'opera risiede soprattutto nella raffinata preziosità dell'ornamentazione che simboleggia una sorta di liberazione dalla fisicità e dal dolore e descrive un mondo pittorico che nella ricercata esuberanza decorativa propone una sensualità metaforica, parallela a quella umana. Durante i ripetuti viaggi in Italia, soprattutto a Venezia e a Ravenna, Klimt fu molto colpito dalla bellezza e dall'oro dei mosaici bizantini che indubbiamente influenzarono il suo stile, soprattutto nei primi anni di attività. La Giuditta I, un'opera coinvolgente dove l'eroina biblica che uccise il tiranno Oloferne incarna un modello di bellezza dal fascino enigmatico e inquietante, ritratta mentre regge soddisfatta la testa tagliata del nemico, relegata nell'estrema parte sinistra del dipinto. Avvolta da motivi ornamentali ispirati al mondo miceneo-greco, l'immagine ricorda la sua Pallade Atena del '98, emblema della Secessione, qui ammantata di una sensualità singolare. Forme organiche s'intrecciano a disegni astratti creando una trasposizione fra figura e ornamentazione, tale che l'anatomia si muta in decorazione e quest'ultima diviene anatomia in un'osmotica vicenda cromatica e luministica.
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Gustav Klimt , Ritratto di Signora, 1916-17. Olio su tela, 68x55 cm Galleria d'Arte Moderna Ricci Odd
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Gustav Klimt, La Sposa, 1917-18. Olio su tela, 165x191 cm Klimt Foundation, Vienna © Klimt Foundation, Vienna
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Nella pittura di Klimt le immagini si smaterializzano e gli elementi decorativi divengono forme cariche di valenze simboliche ed esoteriche, allusive a un' interiorità vitalistica quanto misteriosa. Interessanti sono i ritratti che immortalano amiche, amanti, donne dell’alta società e anonime modelle; dagli sfolgoranti e aurei ritratti, come quello di Adele Block Bauer, fino a Ritratto di signora del 1916/7, dove Klimt dipinge l’immagine fresca e colorata di una giovane donna, si nota un graduale abbandono dell’uso accentuato dell’ornamento che nei primi ritratti sovrasta le figure fino a fagocitare l’immagine. Nelle opere risalenti agli ultimi tre anni di attività la figura acquista infatti un maggior impatto emotivo, lo sguardo delle donne diviene espressione di sentimenti malinconici come in Johanna Staude, di turbamenti come in Signora con sfondo rosso, oppure si fa portatore di enigmi come in Amalie Zuckerkandl o di ansiose attese in Ragazza nel verde. In RITRATTO DI SIGNORA (1916/17), trafugato nel 1997 dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi e recuperato nel 2019 in una botola della parete esterna del Museo piacentino, l’arte del Pittore viennese acquista una dimensione più intimistica e il suo stile rivela una maggiore morbidezza nella definizione dei tratti fisionomici. In questo splendido ritratto (forse Alma Mahler, musa dell’Artista) Klimt offre un’immagine dolce e nostalgica della femminilità grazie anche alla luminosità cromatica dell’abito, dipinto con pennellate soffici e veloci.
La mostra al Museo di Roma- Palazzo Braschi, Klimt. La Secessione e l’Italia, curata da Franz Smola, curatore del Belvedere, Maria Vittoria Marini Clarelli, Sovrintendente Capitolina ai Beni Culturali e Sandra Tretter, vicedirettore della Klimt Foundation di Vienna, proseguirà il suo percorso presso la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza dal 5 aprile 2022, dove offrirà al pubblico uno sguardo inedito e particolare sulla vicenda del Maestro viennese.
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Bruna Condoleo, storica dell'arte, giornalista, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte
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