Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Work in progress - Anno XVIII - n.75- Aprile - giugno 2023
IN MOSTRA 


MART di Trento e Rovereto. KLIMT e l'ARTE ITALIANA

di Bruna Condoleo


Una mostra di 200 opere celebra Klimt e l’arte italiana al Mart di Trento e Rovereto, un’originale rassegna che partendo da due capolavori klimtiani, Giuditta II e Le tre età della donna, eccezionalmente insieme, indaga sull’influenza che l’estetica innovatrice di Klimt, padre  della Secessione viennese, ebbe sull’arte del nostro Paese nei primi decenni del 1900. La Secessione, durante la sua ventennale attività espositiva, ebbe il merito non solo di presentare al pubblico pittori europei già affermati, come Rodin o Böklin, infrangendo l’isolamento dell’arte austriaca, ma anche di far conoscere le creazioni di artisti quali Van Gogh, Cezanne, Munch, che avrebbero rivoluzionato il panorama artistico del XX° secolo. Lo stesso Klimt, infatti, fu profondamente influenzato dalle mostre secessioniste: il paesaggismo di Monet, la tecnica pointellista di Signac, il linearismo nervoso di Toulouse-Lautrec, la xilografia giapponese e l'audacia coloristica di Matisse contribuirono sensibilmente all'evoluzione del linguaggio del Maestro dello Jugendstil.






Gustav Klimt (1862-1918,) Giuditta II, 1909 olio su tela, 176 x 46 cm. Fondazione Musei Civici di Venezia, Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Ca' Pesaro



I Gustav Klimt (1862-1918), Le tre età della donna, 1905 olio su tela, 180 x 180 cm .Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma

La raffinatezza e la preziosità decorativa delle opere klimtiane, frutto in gran parte dalla suggestione provocata sull’Artista dalla visione dei mosaici veneziani e ravennati, rappresentano una sorta di liberazione dalla fisicità e dal dolore e delineano un mondo pittorico che nella ricercata esuberanza ornamentale propone una sensualità metaforica, parallela a quella umana. I due lavori klimtiani,  su cui è incentrata la mostra, sono opere molto note: “Le tre età della donna” (1905), conservata alla GNAM di Roma e  "Giuditta II"  (1909), ubicata alla Galleria internazionale d'arte moderna a Venezia. Quest’ultima tela raffigura l'eroina biblica che pur incarnando un modello di bellezza dal fascino enigmatico, rispetto alla prima redazione del 1901 rivela anche un aspetto di cinica crudeltà, specialmente nel gesto della mano che simile a un artiglio sostiene la testa di Oloferne, il generale assiro da lei ucciso per liberare il suo popolo. Nella resa verticale della figura e in un nuovo dinamismo dell’immagine, confrontata alle tele precedenti quest’opera palesa la conoscenza da parte di Klimt dell’arte giapponese, uno dei tanti spunti estetici che alimentano il suo linguaggio. I motivi ornamentali che avvolgono l’eroina, ispirati fino a quel tempo al mondo miceneo-greco, acquistano qui un’eleganza e una sensualità singolari: forme floreali e disegni astratti dai vividi colori creano una trasposizione tra figura e ornamentazione in un'osmotica vicenda cromatica e luministica.



Felice Casorati (Novara 1883-1963), tempera su fustagn, 130 x 120 cm . Musei civici di Verona, Galleria d'Arte Moderna Achille Forti



Galileo Chini (Firenze, 1873 - 1956,) La vita e l'animazione dei prati, 1914 olio su tela, 400 x 200 cm. Collezione privata


Nella pittura klimtiana le immagini si smaterializzano e gli elementi decorativi, rutilanti di ori, divengono forme cariche di valenze simboliche ed esoteriche, allusive a un' interiorità vitalistica quanto misteriosa. Frutto di una fusione sapiente di suggerimenti metaforici che alludono alla vita, alla morte, all'eros, l'opera di Klimt trasmigra in un universo estetizzante e atemporale, come accade in molti celebri ritratti, ma anche nella tela intitolata ""Le tre età della donna" la linea di contorno si è fatta più incisiva e il pathos delle immagini viene espresso con maggiore evidenza nel confronto tra l'anziana e la dolce bellezza della giovane con la bambina. L'iperrealismo della donna che rappresenta la terza età, evidente nella pelle rugosa e nel degrado fisico tipico della vecchiaia, si concretizza nella disperazione di un gesto con cui ella si copre il volto con la rinsecchita e scura mano, immagine che rivela già il carattere espressionista e drammatico delle sue ultime opere, preludio all'arte di Schiele e di Kokoschka!



Luigi Bonazza (1877-1965) ,La leggenda di Orfeo / Rinascita d'Euridice / Morte d'Orfeo, 1905
olio su tela, 176 x 380 x 10 cm. MART, Deposito SOSAT


Partendo dalle due tele citate l’esposizione trentina analizza l’attività di pittori e scultori italiani ispiratisi allo stile klimtiano da cui hanno assorbito tratti inconfondibili e suggestioni decorative. Dopo la partecipazione di Klimt alla Biennale veneziana del 1910 e all’esposizione internazionale di Roma del 1911 le opere di molti artisti rivelano influenze dello stile klimtiano, grazie anche ai frequenti viaggi dell’Artista in Italia, a Venezia e a Ravenna, che tuttavia furono l’occasione per il Maestro di rendere la sua arte più ricca e iconica. 
Tra i 40 artisti le cui opere sono esposte al MART cito fra gli altri Vittorio Zecchin, Felice Casorati, Galileo Chini, Luigi Bonazza, Luigi Ratini, e lo scultore Adolfo Wildt, personalità importanti nel panorama dell’arte italiana dei primi due decenni del ‘900, periodo nel quale discipline diverse, dalla pittura alle arti decorative, convivono nel segno di un gusto sontuoso e decadente di matrice secessionista.  
Vittorio Zecchin, figlio di un vetraio di Murano, ha elaborato un linguaggio immaginario intriso di un gusto fiabesco di matrice orientale; Galileo Chini, pittore eclettico e valente ceramista, viaggiò molto e dal 1914 rimase per due anni nel Siam alla corte di Bangkok, dove creò un ciclo di opere dedicate alla primavera, come dimostra la ricca ornamentazione nella bella tela “La primavera classica”.



Vittorio Zecchin (1878-1947) Vaso, anni Dieci vetro soffiato, smalti policromi, foglia d'oro, h. 33 cm; Ø 17 cm. Galleria d'Arte Moderna Carlo Rizzarda, Feltre



Galileo Chini (1873-1956) La primavera classica, 1914 tempera, olio e oro su tela, 2 pannelli, 400 x 330 cm. Fondazione Vivalbanca, Montecatini Terme


Felice Casorati, pittore, incisore e scenografo piemontese, prima della sua esperienza nel movimento denominato “Ritorno all’Ordine” si espresse in uno stile secessionista, pervaso di gusto onirico e di intonazioni spirituali, come si evidenzia in “La preghiera”, mentre Adolfo Wildt, scultore milanese, definito “il Klimt della scultura”, elaborò uno stile personale che alle suggestioni del linguaggio nordico aggiunse l’ amore per l’arte gotica e barocca. Luigi Ratini, illustratore dei poemi greci e latini, predilesse il mondo del mito antico al pari dell’amico trentino Luigi Bonazza, il quale frequentò Vienna proprio negli anni in cui si imponeva il nuovo linguaggio Jugendsti e ne assorbì gli stimoli affrontando soggetti legati al mito e all’allegoria.” La leggenda di Orfeo”, realizzata a Vienna nel 1905 è, infatti, un’opera compiutamente secessionista nella raffigurazione sospesa tra amore e morte, nella struttura tripartita e nella preziosa cornice decorata in ottone e avorio con i simboli della Poesia e della Musica. La tendenza all’arte totale, principio fondante della Wiener Werkstätte, troverà piena espressione nella decorazione della casa di Bonazza a Trento, dove il tema di Orfeo si ripropone in visioni notturne influenzate dalla poesia dannunziana.




Luigi Ratini (1880-1934) Perseo (Medusa), 1902 tempera su cartone,
33 x 33 cm. Collezione privata, courtesy Art Multiservizi, Rovereto


La mostra Klimt e l’arte italiana, curata da Beatrice Avanzi e nata da un’idea di Vittorio Sgarbi, è visitabile al MART fino al 27 agosto 2023.



Bruna Condoleo, storica dell'arte, giornalista, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte


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