A Mestre, al Centro Culturale Candiani, si apre il 28 settembre 2024 la mostra Matisse e la luce del Mediterraneo, curata da Elisabetta Barisoni, che espone tele dell’indiscusso Maestro delle Avanguardie del ‘900 cui si affiancano opere di artisti che in tempi e modi diversi hanno dialogato con il genio francese, come lui affascinati dalla bellezza del Mediterraneo.
Oltre cinquant'anni di attività, una ricca e innovativa produzione figurativa in cui si armonizzano le suggestioni culturali più disparate: è l'arte di Henry Matisse (Le Cateau-Cambrésis, 1869 – Nizza, 1954), colui che ha esaltato in maniera sublime la capacità comunicativa del colore. Fin dagli esordi in cui l'Artista si appropria originalmente della tecnica del pittore Paul Signac, caposcuola con Georges Seurat del Pointillisme francese (come rivela l’opera matissiana Lusso, calma, voluttà del 1904/5), la sensibilità per un colorismo acceso, di forte suggestione emotiva, appare l'elemento dominante che la successiva esperienza fauve rinvigorisce ed esalta. Nei dipinti del primo decennio del '900, infatti, una tavolozza abbagliante fa esplodere le tinte fondamentali, accostate pure, in accordi inusuali e audaci, secondo l'estetica dei fauvisti, i pittori della prima Avanguardia del XX° secolo. Tuttavia i quadri di Matisse rivelano fin dall’inizio caratteristiche fondamentali: le forme e i colori sono pregni di musicalità e di ritmo, le immagini sono piatte, prive di chiaroscuro e di profondità, la linea è tesa e armoniosa, le tinte sature e luminosissime irrompono nello spazio con una singolare energia emotiva.
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Henri Matisse
La finestra aperta
1919, olio su tela cm 61 x 48
inv. AA DGB 21.
Donazione di Adèle et George Besson, 1963 Bagnols-sur-Cèze, Musée Albert-Andr |
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Henri Matisse
Odalisca gialla
1937
cm 55.2 × 46, olio su tela,
inv. 1967-30-57.
Philadelphia Museum of Art
The Samuel S. White 3rd and Vera White Collection, 1967
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Malgrado egli sia uno dei massimi esponenti dell'arte fauve, la "feroce" e rivoluzionaria avanguardia del '900, il fascino dell’arte di Matisse risiede in un'originale commistione di rigore classico e di spirito antiaccademico: i suoi studi all' Ecole des Beaux Arts, l'amore per i pittori francesi e olandesi, la frequentazione del Louvre gli permettono di acquisire la consapevolezza della misura classica, intesa come ordine compositivo, equilibrio e armonia, temi che rimarranno centrali nella sua estetica. Tuttavia l'autonomia che egli assegna alla sua visione pittorica gli fa ritenere il dipinto una realtà a se stante, con proprie regole e una sua intrinseca espressività, esaltata dalla sinfonia degli accostamenti cromatici. Nei rossi accecanti, nei blu violenti, nei gialli solari delle sue tele vibra un'anima mediterranea, ma nella preziosità dell'intarsio decorativo si ravvisa anche il fascino dell'Oriente, alimentato dai frequenti viaggi di Matisse in Andalusia, in Russia, in Marocco, e rivissuto nel gusto dell'arabesco. L’attrazione dell’arabesco è presente nella sensuale bellezza degli oggetti colorati che inondano le sue tele, nelle eleganze floreali che rimandano ad antiche miniature persiane, conosciute dall'Artista in occasione della Mostra del 1910 a Monaco. I viaggi in Oriente non sono stati per Matisse una moda esotica né una fuga dalla realtà, hanno rappresentato, invece, il riscontro delle proprie inclinazioni fantastiche e del suo esuberante decorativismo, riscoperto nella preziosità dell'arte bizantina, nell'iconica fissità dell' arte islamica, nello splendore coloristico del mondo africano. Ogni tela è un canto spiegato alla vita: la joie de vivre, la gioia di vivere, sentimento caro all'Impressionismo, è motivo dominante della sua opera, espresso attraverso una attenta ricerca di modulazioni e di scansioni timbriche, di luminosità mediterranee e di sapienti rapporti musicali: un lavoro consapevole, dunque, dove nulla sia casuale.
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Henri Matisse,
Icaro
1947.
Stencil su carta
cm 42 x 32,5
inv. Bx 2007.0.1.8.
Donazione Henri Matisse 1947, Bordeaux, Musée des Beaux-Arts |
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Henri Matisse,
Felce frutta e figura femminile,
1947
Disegno a pennello inchiostro di china mm 566 x 765,
inv. 1856.
In deposito dalla Biennale, 1951
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“Notai in una vetrina una piccola testa africana scolpita in legno, che mi ricordò le gigantesche teste di porfido rosso delle collezioni egizie al Louvre. (…) l’ho portata a casa di Gertrude Stein. Là ho trovato Picasso che ne fu molto impressionato. Ne discutemmo a lungo: fu l’inizio dell’interesse di tutti noi per l’arte africana”, così racconta nei suoi scritti Henri Matisse. Un Artista nato nel Nord Europa scopre forme d’arte forse meno blasonate, ma più intense di quelle cui era abituato, che trovano le loro fucine nel Mediterraneo e nell’estremo Oriente. In un’età come quella attuale in cui la differenza culturale fa paura, l’arte può divenire un elemento rassicurante: l’arte di Matisse, appunto, insegna che contaminazione e incontro di culture hanno da sempre prodotto più “bellezza” di quanto abbiano mai fatto scontro e opposizioni.
Dipinti, disegni, incisioni e gouaches raccontano un'esperienza unica per ricchezza di sensazioni: il colore, puro e folgorante, svincolato dai rapporti razionali con il vero, spesso carico di una potenza selvaggia, diviene il tramite più immediato dell'emozione. La lezione di Van Gogh e di Gauguin e l'attenzione alle ricerche cubiste si sostanziano in Matisse in unità compositiva di forma, spazio e colore, come testimoniano anche le opere tarde della Cappella del Rosario a Vence (1949/51), dove esiste una totale reinvenzione della realtà naturale. Matisse non rinnegò mai la propria concezione di un'arte che se può apparire semplice e naive, è invece sintesi suprema di colore e luce, musicalità e poesia, un “assoluto” che nasce dall'emozione individuale e da una ricca cultura.
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Corrado Balest (Sospirolo, Belluno 1923 - Venezia 2016,)
Casa greca
XXI, primo quarto.
Dipinto, olio e collage su tavola (tecnica mista) cm 136 x 150,
inv. 4553
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Pierre Bonnard (Fontenay aux Roses, 1867 – Le Cannet, 1947),
Nudo allo specchio,
1931.
Olio su tela cm 152 x 102,
Inv. 917.
Acquisto del Comune di Venezia alla Biennale, 1934
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Tra i tanti temi dell'arte matissiana, la danza, gli interni e le nature morte, le figure femminili rappresentano un capitolo importante dei suoi interessi figurativi, esaltate nella loro multiforme bellezza: nudi, donne amate, molli odalische adagiate in una dimensione quasi surreale, figure descritte nella ritualità di gesti e di pose capaci di amplificare suggestivamente l'immagine. E' di nuovo l'Oriente a ispirare l'Artista: nei ritratti d'età romana, provenienti da El Fayyum (II sec.d.C.), un'oasi della valle del Nilo, si ritrovano imprevedibili e sottili consonanze con opere del Maestro, come, ad esempio, l’iconica ieraticità dei volti e l'incisione netta e scura dei contorni lineari. Ma è la luce del Mediterraneo nel Midi francese, luogo paradisiaco che Matisse visitò per un’intera estate nel 1905 in compagnia di André Derain, altro esponente dei Fauves, ad invadere le sue tele più famose!
Negli ultimi anni della vita, malgrado fosse malato a causa di una severa artrite, l’Artista si occuperà di un'impresa complessa di pittura, scultura, vetrate e suppellettili, conclusivo traguardo di una vita dedicata all'arte: la Cappella domenicana di Santa Maria del Rosario a Vence in Provence, già citata. Lavorando con il pennello infisso alle mani con una canna di bambù, Matisse riuscì a condurre al massimo livello la sintesi espressiva: il linguaggio figurativo, infatti, è decantato fino ai limiti dell'astrazione formale e il nero che delinea i contorni sul bianco dei muri, più che definire evoca figure rese nella loro estrema essenzialità con un elegante ritmo calligrafico. La tecnica dei gouaches découpés, attuata negli ultimi anni con successo, riappare nella decorazione della parete dipinta di nubi-fiori, in cui motivi polinesiani sono trasfigurati in una concentrazione astratta di tinte, con una reinvenzione totale della realtà naturale.
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Charles George Dufresne (Millemont 1876 – La Seyne-sur-Mer 1938),
Spiaggia
1930 ca.
Tempera su carta mm 219 x 483
inv. 1293.
Acquisto del Comune di Venezia alla Biennale, 1938
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Due anni prima di morire l'Artista completò una serie di nudi femminili, colorati in blu: Blu Nude; ormai impossibilitato a dipingere utilizzò le forbici per i papiers découpés, fogli di carta ritagliati e incollati su cartoncini con le immagini di silhouettes essenzializzate e armoniose che mostrano la sua volontà di inventare nuovi modi espressivi anche quando la crudezza della vita sembrò voler limitare le sue potenzialità creative.
La mostra si divide in 7 sezioni contenutistiche e si completa con opere di pittori che hanno seguito la sua poetica: Henri Manguin, André Derain, Albert Marquet, Maurice de Vlaminck, Raoul Dufy e Pierre Bonnard, del quale segnalo "Nudo allo specchio", dove è ritratta la moglie Marhe, un corpo sulla cui superficie scivolano riflessi e tocchi sapienti di luce. Inoltre alcuni epigoni del Maestro di area veneziana e non soltanto completeranno l’esposizione, come il francese C. G. Dufresne che in "Spiaggia" ripropone il soggetto mitico e bucolico, l'atmosfera di pace e di eterna primavera che caratterizza la matissiana "Lusso, calma, voluttà", oppure Corrado Balest con "Casa greca", in cui la deformazione fisica e l'ondulazione armoniosa della linea rivelano quanto sia ancora feconda l’eredità di Matisse!
La mostra di Mestre Matisse e la luce del Mediterraneo si concluderà il 4 marzo 2025.
Info:
press@fmcvenezia.it
www.visitmuve.it/it/ufficio-stampa
Con il supporto di
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Roberta Barbaro
roberta@studioesseci.net
Simone Raddi
simone@studioesseci.net
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Bruna Condoleo, storica dell'arte, giornalista, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte
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