Quasi in tutti i mari caldi, in acque poco profonde e ricche di
plancton possiamo trovare numerosissime colonie coralline. La bellezza
dello scheletro calcareo ramificato di questo delicato animale (antozoo)
da secoli suscita particolare interesse nel settore dell’oreficeria;
ma dal 2006 è stato eletto a vero protagonista solleticando
la creatività dell’archistar Zaha Hadid, insignita
nel 2004 del celeberrimo Premio Prizker. |
Progetto di Zaha Hadid per
il Museo Mediterraneo delle Arti Nuragiche e contemporanee
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Vincitrice del concorso ideato dall’Assessorato regionale
ai Beni Culturali, l’architetto anglo-irachena pone sotto
una nuova luce l’immagine della concrezione corallina. Come
queste colonie popolano gli scogli anche di alcuni mari italiani,
il Museo Mediterraneo di Arti Nuragiche e Contemporanee di Cagliari
nasce dalle acque del mare per ergersi a spettacolare ingresso marittimo
del capoluogo sardo. Alla stregua del corallo, il museo apparirà
esternamente poroso, scultoreo e non rosso o rosa, bensì
di un bianco accecante che in un eccezionale gioco d’ombre
dovrà palesare la successione interna dei vuoti. In costruzione
quasi sulle acque del Mar Tirreno, il progetto per il Museo Betile
di Zaha Hadid apparirà eroso dal fluire delle onde e corroso
dalla salsedine che ne determinerà la forma, gli spazi museali,
i percorsi commerciali destinati ai visitatori e il sistema di logge
per l’esposizione d’arte contemporanea. Due gusci che,
uno dentro l’altro, daranno vita agli spazi dove verranno
esposte le opere di arte nuragica. La pelle più esterna in
pannelli di GRC protegge quella interna più versatile, per
garantire la multifunzionalità degli spazi definiti da percorsi
che, come firma di Hadid, si intercettano e intersecano scanditi
da elementi verticali, obliqui, sospesi o vetrati. Solo il percorso
commerciale attraverserà tutti gli spazi interni del museo,
in perfetta continuità con la passeggiata del lungomare esterna
all’edificio. |
Studi del progetto del
Museo
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Anche qui, come nel MAXXI di Roma, nella Stazione dei pompieri di
Vitra e nel Museo di Arte Contemporanea di Cincinnati, Zaha Hadid
si è imposta come regina del panorama architettonico internazionale.
L’eleganza e la sublime perfezione dei suoi edifici collimano
perfettamente con l’attenta e sofisticata analisi delle caratteristiche
del sito. Il suo progetto, che rientra nel programma di riqualificazione
del quartiere Sant’Elia, è concepito come un nodo di
scambio tra le diverse culture: quella sarda, fortemente radicata
sul proprio territorio, e uno scenario internazionale. La riscoperta
del patrimonio artistico e culturale dell’antichissima civiltà
nuragica avviene in completa osmosi con il paesaggio circostante,
costituendo un water front articolato e allo stesso tempo naturale.
Non a caso i percorsi interni al Museo Betile, che guideranno i
visitatori tra le sale espositive piuttosto che negli spazi commerciali,
rispettano la geometria degli spazi esterni e si diramano esattamente
come un organismo corallino. |
Digitalizzazioni del progetto
di Hadid con vedute particolari degli spazi interni
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In attesa che venga redatto il progetto dell’ampliamento (con
l’adesione di altre strutture esterne) e pregustando l’eccezionalità
di cui si fa garante la firma dell’architetto Hadid, possiamo
solo aspettare pazientemente che anche questo edificio, così
promettente sulla carta, venga aperto al pubblico per fare i debiti
commenti non solo sulla sua bellezza ma anche sulla funzionalità.
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Ilaria D'Ambrosi, architetto e Urban Planner
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