
Misa: resti archeologici etruschi |
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Le vette dell'Appennino emiliano si fanno complici del tempo celando, poco lontano da Bologna, un incomparabile patrimonio storico-ambientale: infatti, immerse nei boschi di castagno e querce, spiccano qua e là le testimonianze del passaggio millenario dell'uomo: Misa, Montovolo, Riola di Vergato, luoghi dove l'uomo, la tecnologia e l'ambiente si sono fusi in un' opera unitaria, che vede il progresso della civiltà alla base del fare architettura. |
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Riola: chiesa di S.Maria Assunta |
Qui, dove il paesaggio è la prima vera opera d'arte, Misa (Marzabotto), antico insediamento etrusco fin dal VI-V sec. a.C., è uno dei vertici di questo ideale triangolo dell'arte, grazie soprattutto alla sua organica sistemazione urbanistica, sviluppata a reticolo regolare, ovvero con strade ortogonali.
L'area archeologica di Marzabotto ci ha regalato numerosi reperti : fornaci, acquedotti ed insulae, abitazioni rettangolari isolate da canali stradali che, mediante appropriate analisi (stratigrafie) sulla massa muraria della costruzione, si rivelano non essere state molto sviluppate in altezza, bensì orizzontalmente, verso la strada (forse con botteghe), dove si espandeva la casa, articolata intorno ad un cortile. Il materiale archeologico rinvenuto durante gli scavi oggi è conservato al Museo Etrusco, ma è passeggiando per i declivi dolci del crinale appenninico che si intuisce il crescere della società sotto la spinta di nuove esigenze e conquiste tecniche, ruderi sì, ma ancora capaci di raccontarci la loro storia, dobbiamo solo ascoltare…
Il tempo ha sepolto l' acropoli, il centro abitato etrusco, la necropoli, ma su questi resti venne eretto, secoli più tardi, un nuovo santuario cristiano. S. Maria della Consolazione a Montovolo, costruito dalle maestranze comacine attorno al 1200, durante il Medioevo era una delle tappe più frequentate dai pellegrini in viaggio verso le città sante; benchè ricostruito più volte in seguito ai frequenti incendi, ancora oggi conserva elementi di tradizione romanica, come la facciata a capanna, la cripta ed una porta ad edicola con timpano triangolare sorretto da animali stilofori (portatori di colonne).
Questo luogo di devozione, fra le molte strutture religiose della zona, come S.Pietro nei dintorni di Pieve di Roffeno, l'oratorio di S.Caterina e l'abbazia benedettina di S. Lucia, è l'edificio meglio inserito nella natura che la circonda: i prati a perdita d'occhio, le querce, i cedui di faggi esaltano la bellezza del santuario, posto alle pendici del Monte Montovolo, detto “La montagna sacra”, in un perfetto compendio di natura ed architettura.
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Alvar Aalto: interno della chiesa di Riola, 1976-78 |
Le alte vette e la possente mole dei Monti Vigese e Montovolo dominano la valle del Vergato, custodendo la terza punta del “triangolo” emiliano: immersa tra le belle colline verdi, è Riola, dove con l'edificio sacro di Alvar Aalto si raggiunge l'età contemporanea. |

A.Aalto: interno della chiesa di S.Maria Assunta
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L'architetto finlandese, di cui oggi si commemorano i trent'anni dalla morte, progetta su commissione del Cardinale bolognese Lercaro, dopo il Concilio Vaticano II, la chiesa di S. Maria Assunta di Riola nel 1966, ma solamente nel 1976, quattro mesi dopo la sua morte, avrà inizio il cantiere, conclusosi due anni dopo, senza la costruzione del campanile; “ La chiesa senza campanile è una faccia senza naso ” asseriva la moglie di Aalto, anche perciò nel 1994 la chiesa di Riola ha trovato la forma pensata dall'architetto nella sua interezza. |
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Esterno absidale della chiesa di Riola |
Fondatore della Artek (centro per mobili contemporanei, arredamento, arte e arte industriale) e sostenitore dell'architettura funzionalista, Alvar Aalto progetta S.Maria Assunta di Riola, unica sua opera italiana, ad esclusione del padiglione per la Biennale di Venezia, creando un edificio pienamente integrato nella visione umanistica della vita. |
Il funzionalismo "organico" con cui Aalto progetta, infatti, porta a considerare l'uomo e lo spazio urbano nel loro rapporto reciproco attraverso l'elemento “luce”, che diviene il nerbo dell'architettura: essa, grazie alla sua funzione descrittiva, genera la forma, la forma genera la struttura e la funzione.
Molte fonti ricordano l'architetto finlandese, mentre studiava e programmava la costruzione della chiesa riolese, scrutando dall'alto il lotto in cui sarebbe dovuta sorgere. Colpito dalla bellezza del paesaggio, propone quest'ultimo come tema ritmico della facciata, la quale, come le colline che la circondano, perde pesantezza in un disegno frastagliato ed elegante nella sua irregolarità. Il binomio architettura- ambiente propugnato da Aalto non può prescindere dai rapporti con la luminosità del cielo italiano, i colori della natura, l'acqua del vicinissimo fiume, come dimostrano alcuni schizzi in cui l'architetto traccia un raggio di luce che collega il sole, la chiesa ed il fiume Reno.
La “nave rovesciata”, come viene simpaticamente definita la chiesa di Riola, presenta tre unità funzionali cui vengono attribuite diverse funzioni ambientali-luminose: la navata, l'altare ed il battistero.
La struttura di S. Maria Assunta è dovuta ai sei archi di calcestruzzo armato, asimmetrici per dimensioni e curvature: una trave alternativamente rettilinea o curvilinea è la struttura portante degli archi, le cui sollecitazioni sono state calcolate con avanzati programmi di calcolo.
I possenti archi, messi in opera a sostegno della trave continua, ossatura dei tre lucernari, di cui uno curvo e due a forma di “V”, donano alla chiesa un respiro solenne, seppure nella sua estrema essenzialità. |
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Montovolo: S.Maria della Consolazione
(Foto: Oscar Testoni, 2001)
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L'opera di Aalto è un contributo prezioso alla nostra storia, non solo per le innovative concezioni architettoniche, ma anche per il suo implicito insegnamento etico. Il protestante Alvar Aalto costruisce una chiesa di culto cattolico, nelle vicinanze della Rocchetta Mattei, di gusto moresco, ricostruita nella seconda metà dell'800. La vicinanza di tre realtà culturali ed architettoniche così diverse è di notevole importanza, soprattutto ai giorni nostri, quando forse si è smarrita la capacità di parlare con un linguaggio comune, multiculturale, senza preconcetti né intolleranze.
Il bel ponte di Riola sul fiume Reno sembra poter rappresentare la metafora dell'abbattimento di ogni distanza.
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