Quest’anno, in cui ricorre il centenario della Prima Guerra
Mondiale, una interessante mostra collettiva, organizzata dalla
Fondazione Carichieti a Chieti, vede capofila l’artista “melanconico”
Mario Sironi assieme ai Maestri del Novecento europeo, e attraverso
immagini commoventi e ironiche ripercorre i momenti più significativi
della grande Guerra. La mostra, curata da Elena Pontiggia, ha per
titolo “Sironi e la Grande Guerra. L’arte e la prima
guerra mondiale: dai futuristi a Grosz e Dix”, e resterà
aperta fino al 25 maggio 2014. Sfilano, nelle ampie sale del museo,
più di cinquanta opere realizzate dagli artisti Balla, Carrà,
Leger, Grosz, Dix, Previati, Nomellini, Bucci, Viani, Dottori, Cangiullo,
Funi, Carpi, Campigli, Cascella, Bonzagni, Marussig, Previati, Depero
e Sironi, cui è dedicata una sala. Considerando le opere
di quest’ultimo si ha modo di scoprire l’anima della
mostra e riflettere sulla sua visione politica, attraverso le vignette
satiriche contro gli Austro-tedeschi, realizzate nel 1915-1918.
In queste satire, tutte molto espressive, dal notevole effetto plastico,
si intuisce il forte malessere psicofisico di Sironi, oltre alla
speranza nella vittoria condivisa da parte di tutti gli italiani.
Intrigano l’occhio dell’osservatore le tavole “Sarabanda
Finale” o “La Scimmietta”, realizzate per la rivista
“Il Montello”, diretta da Bontempelli, perché
invitano a riflettere sulla condizione di malessere in cui la società
viveva ai tempi della guerra. Spesso Sironi veniva criticato dai
fascisti per il modo di disegnare le figure, come i soldati e gli
ufficiali, goffe e con occhi troppo grandi. Malgrado la componente
vignettistica e satirica, la sua arte è stata, però,
essenzialmente lirica, forse troppo profonda per essere compresa
dalla mentalità fascista.
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Otto Dix, Cadavere sul filo
spinato, Fiandre-1924-acquaforte-cm30x24,3
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Anselmo Bucci, l'addio, cm
90x112
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Il percorso espositivo della mostra si apre al confronto con l’arte
europea, attraverso le opere dei maestri del Novecento, come Léger
nei I giocatori di carte, 1915; Otto Dix, in Cadavere sul filo spinato
1916; Grosz in Il tragico 1917, tutti dipinti ispirati al dramma
inumano della guerra e ai suoi danni. Non mancano, come già
detto, gli artisti italiani: i futuristi Balla, Carra, Depero, Prampolini,
Dottori, e ancora Bonzagni, Campigli, Viani, il cui bellissimo ritratto
del “Soldato Austriaco”, dal tratto deciso ed espressivo,
diventa l’emblema della sconfitta.
Le opere che catturano maggiormente l’ attenzione sono: la
“Vittoria alata”, dipinta da Sironi nel 1935, per l’Aula
Magna dell’Università La Sapienza a Roma, e “Soldati”,
del 1936. Com’è noto Mario Sironi (Sassari 1885/ Milano
1961) fu artista ispirato, forse il più originale del movimento
“Novecento Italiano” sviluppatosi negli anni ’20
e oltre; si dedicò alla pittura, all’affresco, al mosaico
e pubblicò nel ’33 il Manifesto della pittura murale.
Famose e originali le sue vedute di quartieri industriali, di periferie
grigie e desolate, che oltre alla caratteristica malinconia, rivelano
nell’impianto compositivo l’influsso dell’arte
rinascimentale, sia nel classicismo delle forme che nel gusto della
prospettiva lineare.
La mostra ha ricevuto l’Alto Patronato del Presidente della
Repubblica e rientra nel programma ufficiale delle Commemorazioni
del Centenario della Prima Guerra Mondiale 2014/2018. Ha ricevuto
inoltre il Patrocinio della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici
ed Etnoantropologici dell’Abruzzo, della Presidenza del Consiglio
Regionale Regione Abruzzo e della Provincia di Chieti. La rassegna
è corredata da un catalogo Allemandi, con un saggio storico
della storica dell’arte Elena Pontiggia.
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Lorenzo Viani, Soldato Austriaco-1927, matita,300x195
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Mario Sironi, Sarabanda finale,
Il Montello, 15 Ottobre 1918, 60 X 57
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Carmelita Brunetti, specializzata in Psicologia
dell'arte, Direttore Responsabile della rivista "Arte Contemporanea".
e-mail:
carmelita.arte@libero.it
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