
Laocoonte: Agesandro, Atanadoro, Polidoro di Rodi: I sec.a.C. - Musei Vaticani, Città del Vaticano |
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E' al destino che il meraviglioso gruppo scultoreo del Laocoonte deve la sua immensa fortuna, un destino che sembra aver scelto con avvedutezza profetica il periodo storico ed il luogo della sua scoperta, avvenuta il 14 gennaio del 1506 a Roma, sul Colle Oppio. Ed è incredibile come un intervento di restauro, oltretutto errato, abbia potuto incentivare la fama dell 'opera, non soltanto all'epoca del suo rinvenimento, ma attraverso i secoli fino ad oggi. |
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Francesco Di Giorgio Martini: Il domatore di serpenti, 1495, bronzo- Dresda
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La travagliata storia di questo gruppo scultoreo, immediatamente identificato sulla base dei versi dell'Eneide di Virgilio e della descrizione che Plinio il Vecchio diede del sacerdote troiano che osò mettere in guardia i suoi concittadini sui pericoli del cavallo di Troia e che morì stritolato da due serpenti marini assieme ai suoi figli, viene ripercorsa dal mito fino ai nostri giorni nella mostra Laocoonte alle origini dei Musei Vaticani , visitabile gratuitamente presso i Musei Vaticani fino al 28 febbraio 2007. Percorriamo virtualmente l'esposizione, ponendo come anno zero il momento della scoperta e facendo un viaggio nel tempo, sia a ritroso, sia proiettandoci verso il futuro. |

J. Sansovino: Laocoonte, metà XVI sec, bronzo. Londra, Victoria and Albert Museum |
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Le testimonianze antiche sul Laocoonte sono assai scarse in quanto il gruppo scultoreo, eseguito probabilmente dagli artisti rodii Athanodoro, Agesandro e Polidoro attorno al 20-40 a.C., non è stato altrettanto famoso nell’antichità, tanto che la diffusione iconografica del modello è praticamente nulla. Inoltre l’iconografia del Laocoonte, prima della scoperta del gruppo scultoreo che tutti conosciamo ed abbiamo osservato attraverso una miriade di riproduzioni fotografiche, o addirittura su libri e fumetti, non era affatto diffusa: al contrario, si tratta di una raffigurazione assai rara da incontrare nei rinvenimenti archeologici o attraverso tutto il Medioevo come illustrazione dei codici miniati.
La prima sezione della mostra, intitolata “Laocoonte e Laocoonti”, pone a confronto diverse iconografie dello stesso soggetto che si discostano dal gruppo scultoreo vaticano: da un affresco pompeiano staccato del I secolo d.C, in cui il Sacerdote troiano ed i figli lottano separatamente contro i serpenti, ad |
un meraviglioso Codice miniato del 400 d.C, dove la scena è narrata in due tempi distinti, il sacrificio e la lotta; fino ad arrivare, quasi a ridosso della scoperta, alla statuetta bronzea di Francesco di Giorgio Martini, intitolata Il domatore di serpenti del 1495 ca., opera la cui raffinatezza ed enigmaticità quasi anticipano l'arte contemporanea. La figura del domatore è indagata nella sua psicologia, intenta nel percepire quale sarà la prossima mossa del serpente e dunque lontana dalla drammaticità del Laocoonte vaticano.
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Francesco Primaticcio: calco del Laocoonte, metà del XVI sec, bronzo- Musée National de Fontainebleau.
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Ecco il momento della “Scoperta” (seconda sezione della mostra), l'anno zero, ossia il 1506, che ha dato origine all'incredibile notorietà del gruppo, nonché al nucleo centrale delle collezioni vaticane a seguito della fulminea acquisizione da parte del papa Giulio II, che lo fece collocare nel Cortile delle Statue.
La colossale opera in marmo bianco abbaglia lo spettatore e rapisce lo sguardo; il tormento del volto del sacerdote, lo sforzo nel divincolarsi dai serpenti, la lotta disperata per cercare di sfuggire all'ingiusto destino, la bellezza e soprattutto la straordinaria potenza |
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Francesco Xanto Avelli: piatto con Laocoonte, XVI sec, maiolica dipinta. Metropolitan Museum of Art, New York
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espressiva di Laocoonte faranno di questa scultura un simbolo ed un punto di riferimento per tutti gli artisti a seguire i quali, sia imitandone l'iconografia, sia rielaborandola, sia ponendosi criticamente di fronte ad essa, saranno fautori della sua sopravvivenza molto oltre il Rinascimento.
Visitiamo quindi la terza sezione dell'esposizione, dedicata alla “Fortuna” del Laocoonte , dove possiamo ammirare il bronzetto con cui lo scultore Jacopo Sansovino vinse il concorso del 1507-08 sulla migliore copia del |

P.P. Rubens: studio, inizio XVII sec,gesso
nero. Wallraf Richartz Museum, Colonia
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gruppo scultoreo appena venuto alla luce, e la copia in bronzo a grandezza naturale eseguita dal Primaticcio nel 1540 per Francesco I re di Francia, che la volle a decorazione della reggia di Fontainebleau.
Numerosi furono gli artisti che studiarono da vicino il Laocoonte attraverso una lunga serie di bozzetti, disegni ed incisioni: di straordinaria bellezza lo Studio del Laocoonte in gesso rosso su carta, realizzato da Gian Lorenzo Bernini ed i disegni a gesso nero di Pieter Paul Rubens, l'artista che più di ogni |
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G. L. Bernini: studio, 1620, gesso rosso Museum der Bildenden Kunste, Lipsia
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altro elaborò un numero così elevato di schizzi sul Laocoonte. Come inoltre spesso accade per opere famose, se pensiamo al rifacimento dada della Gioconda con i baffi di Marcel Duchamp, anche il gesto drammatico del Laocoonte è stato ridicolizzato e trasformato, come accade, ad esempio, in una xilografia di Tiziano Caricatura del Laocoonte, che diviene una divertente lotta di tre bertucce contro delle serpi!
Francesco Hayez: Laocoonte, 1802, olio. Accademia di Belle Arti di Brera, Milano
Passando davanti ad una serie di belle fotografie ottocentesche del gruppo scultoreo, giungiamo alla quarta ed ultima sezione, “Laocoonte per sempre” : la potenza di quest'opera che ha solcato il tempo continua a restare viva nella cultura quotidiana. Gli artisti contemporanei, infatti, riconoscono il Laocoonte quale emblema della classicità anche se ne traggono ispirazione attraverso strade molto differenti: se da un lato si assiste ad un recupero formale da parte dello spagnolo Andreu Alfaro, che nel suo Laocoonte IV (1995) riduce a pure linee astratte i volumi del Guppo vaticano, dall'altro si ha un ripresa concettuale dell'episodio mitologico, che diviene simbolo di denuncia contro guerre, violenze ed oppressioni. |
F.Somaini: Lotta con il mostro, 1950, bronzo patinato. Archivio Somaini, Lomazzo (Co)
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Il dipinto Laokoon (1940) dell'artista tedesco Karl Hofer è un chiaro riferimento al secondo conflitto mondiale, come lo straordinario bronzo Maquette de la ville détruite (1947) dello scultore russo Ossip Zadkine, una rielaborazione del modello in volumi scomposti ed astratti che grida l' orrore di fronte alla distruzione di Rotterdam a seguito del bombardamento nazista del 1940.
Il mito del Laocoonte non è soltanto l'escamotage per riferirsi a fatti concreti, ma anche e soprattutto |
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A. Martini: Laocoonte, 1935, gesso.
Banca Popolare di Vicenza
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l'identificazione dell'artista nella lotta contro i serpenti, metafora delle inquietudini del mondo contemporaneo. Così la Lotta con il mostro (1950) di Francesco Somaini è più in generale la sfida dell'artista contro il male, la vecchiaia, la malattia e la morte ed il Laocoonte (1935) di Arturo Martini rappresenta, nella sua essenzialità volumetrica, la crisi personale dell'artista nei confronti delle proprie intime contraddizioni. Gli artisti che ancora oggi si ispirano a questa famosa scultura vogliono forse comunicarci questo importante messaggio: come il Laocoonte, non bisogna mai arrendersi di fronte alle difficoltà della vita e lottare fino all'ultimo respiro.
F. Clerici: Luce di Lessing, 1979, tempera su carta. Archivio Clerici, Roma
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Si ringraziano I Musei Vaticani per la gentile concessione delle immagini della Mostra.
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