Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Rivista bimestrale - Anno V - n.22 - Novembre-dicembre 2009
RITRATTI E AUTORITRATTI 



VITO BERARDI, forma e luce
di Bruna Condoleo




Grande ballerina, legno, 1974



Vigoroso come la terra che gli ha dato i natali (il Molise),Vito Berardi è scultore per vocazione, anche se la pittura e la ricerca grafica rappresentano per lui un’inclinazione mai spenta. Solidità plastica e gusto della forma, plasmata con la fatica delle mani e con la caparbia del proprio temperamento, si coniugano nell’artista molisano per creare, attraverso la nitida stilizzazione delle immagini, volumi equilibrati ed essenziali. Nelle sue sculture il plasticismo di origine mediterranea sembra trovare un’intesa con l’austerità dell’arte romanica e con la solennità della scultura protogotica, soprattutto nelle figure di animali. Il rude realismo dello scultore non è immune dal fascino delle culture primitive, un’arte anti-edonistica che dona priorità alla comunicazione espressiva piuttosto che al concettualismo dell’immagine. Partito da un’estetica post-cubista, da cui si è gradualmente affrancato, il percorso di Berardi si dispiega in quest’ultimo decennio verso una figuratività essenziale, ma più esposta, modulata dalla linea e sostanziata di nuova spazialità. E’ infatti la ricerca spaziale l’interesse ultimo dello scultore: la forma, costruita per convessità e concavità con un’alternanza di pieni e di vuoti, in una rinnovata logica costruttiva sembra proseguire nell’ambiente circostante, descritto da elementi diversi e da prospettive incrociate, capace di captare nell’aura dell’opera il vuoto che diviene volume; la spazialità della scultura tende perciò a fuoriuscire dall’opera modellata, ansiosa di partecipare alla vita dell’uomo.


  
Ombra, ottone, 1984

Nella ricerca di accordo tra apparenza e significato interiore delle cose, Berardi sta percorrendo un cammino di rigorosa semplificazione formale, ove s'intrecciano echi della tradizione plastica europea del ‘900: ora è l'essenzialità di Ossip Zadkine, ora la ieraticità delle sculture di Henry Laurens, ora la vigoria totemica di Jacques Lipchitz ad attirare l'artista. Da “operaio” della scultura, pur utilizzando con competenza tecnica tutti i materiali classici, egli predilige il processo “per via di togliere”, che permette all’artista, dalla pietra al legno, di modellare attraverso l’esperienza demiurgica della forma che è sempre creazione ex novo di una realtà.



Onde sul mare, tempera su carta, 1969




Tramonto di Giano, tempera su carta, 1969


L'arte di Vito Berardi aspira ad una verità primaria che possa rappresentare un punto fermo della visione esistenziale e su questa via la fisicità del reale diviene espressione dell'essenza del sentimento primordiale. Le iniziali disarmonie formali, spesso tormentate delle opere degli anni ‘70 e '80, si sono infatti oggi mutate in strutture razionalizzate, volumi scolpiti con la vigoria della forma, così come il suo istinto di scultore senza inutili rovelli intellettualistici, gli fa preferire modi figurativi ancora debitori della realtà, ma vivificati dall'apporto dell'essenzialità delle culture primitive. Pur nell'anticlassica espressività dell'immagine, la sua scultura esprime la comune fede nei valori umani di base, nell'elementarità della forma, nella ricerca di equilibrio fra idea e realtà, nell'interattività tra figura e spazio.
Se è stata la figura umana a suggestionare fin dall'inizio la creatività dell'artista (in opere come “ Il padre”, “Figura”, “Ombra”..), in tempi più recenti è la natura la musa ispiratrice del suo lavoro: natura animale,



Mio padre, cemento, 1964
 


Figura, bronzo, 1974


colombe e falchi, gatti, cavalli, pesci, o scenari naturali, come la violenta e scoppiettante serie dei Tramonti ('69-'91), dipinti a tempera su carta e su tela, che riecheggiano la pittura dei "fauves francesi" (Derain soprattutto, Dufy e Van Dongen) per la luminosità e per la potenza cromatiche, oggetto della più recente esposizione romana del maestro (vedi www.artesfaveo.com ). Le sculture di Berardi, intagliate spesso nel legno o ricavate dalla viva pietra, sono modellate senza superflue ricercatezze, che siano curve melodiche o incavi profondi e scanalature che captano la luce, o linee di forza che irrompono nello spazio, stilemi che partendo da suggestioni arcaiche giungono senza strappi all'arte contemporanea, ripristinando i valori poetici dell'arte popolare nella infinita varietà delle sue espressioni.
Personalità positiva che accetta il mondo, senza preclusioni mentali, pur con le contraddizioni, i dubbi, i misteri di cui è intessuta la vita, Vito Berardi possiede l'ottimismo di chi ama innanzitutto l'antichissimo e nobile mestiere di artifex, attraverso il quale realizza con coerenza la sua esperienza umana ed artistica.



Nato nel 1943 ad Acquaviva d'Isernia, Vito Berardi é scultore, pittore e medaglista di grande spessore. Sue opere si trovano, tra l'altro, nel Medagliere Numismatico dei Musei Vaticani in Roma e nel Cathedral Museum di Medina (Malta); nel '94 ha creato la Medaglia commemorativa ufficiale per la mostra "I Normanni, popolo d'Europa", tenutasi a Roma a Palazzo Venezia. Dal '69 datano le prime personali e collettive, poi proseguite in tutta Italia fino ad oggi; dal '67 al '68 ha insegnato all'Accademia di Belle arti di Roma come assistente dello scultore Venanzo Crocetti; già docente di Discipline Plastiche al Liceo Artistico "Caravillani" di Roma, dedica ora parte del suo tempo al teatro, mostrando versatilità ed estro, ma pur restando austeramente appartato dal sistema dell'arte e del suo mercato per ragioni ideali, continua la sua attività di scultore, lavorando con tutti i materiali, dall'alluminio alla pietra, dal cemento al legno, e producendo opere anche di grandi dimensioni, come il "Cavallo", di legno e metallo, di dimensioni naturali!

vitoberardi@live.it



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