L’estate prossima le Palais des Beaux-Arts di Bruxelles dedicherà
una grande retrospettiva a Giorgio Morandi, in cui verranno esposti
quasi cento capolavori del maestro bolognese, tra paesaggi e nature
morte definite metafisiche, dense di un’ atmosfera sospesa,
invasa di quella disadorna liricità che è caratteristica
dominante di tutti i suoi dipinti.
Oli su tela, disegni, incisioni e acquerelli guideranno il visitatore
attraverso i temi principali della sua raffinata pittura: paesaggi
e nature morte di vasi, bottiglie e fiori, che si ripeteranno durante
la sua vita come icone suggestive e altamente poetiche.
Oltrepassando gli "ismi" di fine secolo, appena sfiorato
dalle avanguardie (Futurismo e Cubismo), strenuo ammiratore di Cézanne
per la sua capacità di sintesi, Giorgio Morandi (Bologna
1890/1964) giunse negli anni '20 ad elaborare uno stile fatto di
concretezza formale e spaziale, di serrato equilibrio compositivo
ed emotivo. Mentre all'inizio del XX secolo molti artisti si schieravano
contro "l'esistenza nefasta dei musei", egli andava invece
riscoprendo il valore della tradizione '400esca e dei pittori “Primitivi”:
l’amore per Giotto, Masaccio, Paolo Uccello, Pier Della Francesca
e per i classici si combinerà sia con l'atteggiamento di
“Valori Plastici”, che propugnava il ritorno ad una
figuratività tradizionale, sia con alcune posizioni dell'estetica
purista. Anche il suo avvicinamento al linguaggio metafisico, di
Carrà soprattutto, non contrastava con il gusto dell'essenzialità
propria dell'arte pierfrancescana, anzi ne esaltava le qualità
spaziali e prospettiche, trascurando invece la poetica dell'assurdo
e l'enigma dechirichiano.
E' quello di Giorgio Morandi, artista schivo e appartato, un universo
pittorico in cui la visione della realtà, una volta sedimentata
nella coscienza, si decanta senza perdere completamente la concretezza
esistenziale. Nella scelta di bottiglie, bicchieri, cofanetti e
scatole di latta, fiori un po’ appassiti che popolavano l’umile
studio bolognese di via Fondazza, colmo di cose ordinarie, indagate
negli aspetti più segreti, non è da ravvisare un atteggiamento
decadente, né una carenza immaginativa, ma il desiderio dell’artista
di "scavare" l'oggetto per arrivare alla sua essenza.
Pittura mentale è stata definita quella del Bolognese, cioè
forma contemplata con la mente e resa con ritmi di severa purezza,
ma anche architettura figurativa per il rigore lineare e plastico
delle sue composizioni. La sua raffinata sensibilità umana
gli permette di cogliere la qualità poetica delle cose più
insignificanti e di dipingerle, reiterandole continuamente con toni
offuscati e tinte polverose, come fossero oggetti consunti dalla
memoria.
Affascinato dall'opera di pittori come Renoir e Seurat e dal primo
Cubismo di Picasso e di Braque, Morandi fu artista antiretorico
per eccellenza ed evitò con cura qualsiasi riferimento all'eloquenza,
alla forza ostentata, che egli non apprezzava neppure nei Grandi
come Michelangelo o Van Gogh. Dalle sue tele, infatti, non trapelano
passioni gridate, bensì emozioni sommesse e intime; tuttavia,
anche quando i rosa delicati, i celestini morbidi e le ocre sbiadite
sembrano tradurre un sentimento di sereno distacco, l'impressione
di quiete è solo apparente. E’ piuttosto un pianto
silenzioso, uno struggimento filtrato dal tempo e dalla memoria
che tutto trasfigura, anche i paesaggi dell'agro bolognese, dipinti
con reminiscenze da Chardin e da Corot, in un'assorta contemplazione
dei ritmi fluidi dell'animo.
Malgrado partecipi nel '26 e nel '29 alle due mostre di “Novecento
Italiano”, l'artista dopo quelle date si andrà isolando
sempre più e intensificherà il colloquio intimistico
con la propria arte. I paesaggi dipinti a Grizzana, luogo di soggiorni
estivi ma anche rifugio dell'ultima parte della vita, sembrano a
volte più sereni e luminosi:
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copyright : Giorgio Morandi, Natura morta 1919.
Oil on canvas
60 x 58 cm Eni S.p.a
copyright : © Giorgio Morandi, Still Life(Still Life of Violet Objects), 1937, Florence, Fondazione di Studi di Storia dell'Arte Roberto Longhi
copyright : Giorgio Morandi Natura morta 1951 Matita su carta 17 x 25 cm Private collection
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