Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Work in progress - Anno IX - n.42 - Ottobre - dicembre 2014
RITRATTI E AUTORITRATTI 



"Van Gogh. L'uomo e la terra"
di Bruna Condoleo



Paesaggio con covoni e luna che sorge, Olio su tela, cm 72 x 91,3, 1889
Kröller - Müller Museum, Otterlo © Kröller - Müller Museum, Otterlo


Paesaggi, contadini al lavoro, nature morte, amici e se stesso: a Milano il mondo di Vincent Van Gogh, espresso con il pathos di un'anima ferita, ma desiderosa di comprendere il mondo e di essere compresa, in una bella mostra che ci trasporta in un inimitabile universo di forme e di colore. Quest'ultimo soprattutto è per Van Gogh elemento fondamentale, veicolo tumultuoso, quanto autonomo, del racconto delle contraddizioni e dei tormenti della vita; pur non corrispondendo alla realtà naturale, nelle sue opere il colore ha la capacità di trasmettere le emozioni, tanto da assumere una preminenza su tutte le altre componenti dell'espressività pittorica. Superata la concezione impressionista che intendeva tradurre sulla tela l'esperienza della percezione ottico-visiva, l’artista olandese ritiene che la pittura esprima una visione più complessa di quella che l'occhio è capace di registrare e che nasca, invece, dall'interiorità della coscienza.
Una vita dura, un'affermazione difficile per un autodidatta giunto tardi nel mondo dell'arte, quella di Vincent, introverso e portato alla depressione; tuttavia per lui fu costante l'impegno umano e sociale fin da quando operava come pastore tra i minatori belgi del Borinage e, seguendo l’esempio del suo ideale maestro Millet, dipingeva realisticamente la vita gli oppressi.


Autoritratto. Olio su cartone, cm 32,8 x 24, 1887
Kröller-Müller Museum, Otterlo© Kröller, Otterlo


Contadine che raccolgono patate. Olio su tela cm 31,5 x 42,5, 1885
Kröller - Müller Museum © Kröller - Müller Museum


“VAN GOGH. L’uomo e la terra” è il titolo della mostra che Milano dedica al genio olandese a Palazzo Reale, con l’esposizione di 47 opere tra oli, disegni e acquerelli; il percorso espositivo, curato dai più rinomati studiosi di Van Gogh (1), affronta una delle tematiche centrali della sua arte: l’ amore per la campagna, luogo immutabile del lavoro umano e custode della sua sostanza spirituale, popolato di gente genuina e generosa, capace di sentimenti puri e eterni.
L’amore che l’artista mostrò nei confronti della natura, dei lavori umili e faticosi dei campi, della laboriosità religiosa della gente contadina, lo stupore dinanzi all’avvicendarsi delle stagioni e dei prodotti della terra, tutto ciò egli scoprì nell’opera pittorica di Jean François Millet, per Van Gogh sorgente continua d’ispirazione.
Fin da quando a 27 anni decise di dipingere, l’artista ha infatti realizzato senza sosta copie e rivisitazioni di Millet, da lui considerato “son Père”, ovvero una guida spirituale che durò tutta la vita. Le sue opere mai furono prive dell’impegno umano e sociale desunto anche dal Maestro francese, lirico cantore dei poveri; padre dell’Espressionismo del ‘900, Van Gogh non è solo l’artista incompreso che rompe con il proprio tempo andando incontro a delusioni e tribolazioni pur d’imporre un linguaggio anticonformista; come si evidenzia dalla nutrita corrispondenza con il fratello Theo, con Gauguin, con Emile Bernard, che correda l’esposizione milanese dei quadri, egli è attento agli avvenimenti artistici della sua età, alle ricerche luministiche e cromatiche impressioniste e post-impressioniste.


La vigna verde. Olio su tela, cm 73,5 x 92,5, 1888, Kröller - Müller Museum, Otterlo © Kröller - Müller Museum, Otterlo




Tuttavia la sua grandezza risiede nella capacità di reinterpretare audacemente i modi e i temi consueti attraverso uno stile innovativo che si avvale di un segno teso e convulso, tale che anche le immagini del contadino, del seminatore, delle raccoglitrici di grano, così care a Millet, divengono nelle mani di Vincent figure inquiete, a volte angosciose (v. "Contadina che lega le fascine") quanto quelle del Maestro sono invece composte e idealizzate.
Il colore diviene in Van Gogh nota formidabile di comunicazione emotiva, veicolo esplosivo di pathos e di tormento esistenziale; la sua pennellata è diseguale, veloce e frenetica, capace di trasfigurare la forma reale delle cose, suggerendo sentimenti angosciosi, dolori personali, pensieri di morte, insomma traducendo la solitudine dell’uomo e dell’artista. Se si considera un capolavoro come “La vigna verde”, il colore verde di un’ immensa vigna si mescola ai toni gialli, viola, arancione e perfino neri; anche le piccole figure di vendemmiatrici aggiungono al quadro nuove vivacità cromatiche, grazie al rosso degli ombrellini.
In “Uliveto con due raccoglitrici di olive” le distorsioni delle forme corporee e degli alberi suggeriscono tensione e inquietudine, mentre in “Sottobosco” la sagoma di un grande tronco d’albero evoca pensieri eterni e misteriosi. Così il pittore in una lettera del 1882 al fratello Theo: “A volte desidero talmente dipingere un paesaggio come uno anela a una lunga passeggiata per ristorarsi, e in tutta la natura, negli alberi ad esempio, io vedo un’espressione ed un’anima”.


Contadino che brucia le erbacce insieme a sua moglie. Acquerello su carta, cm 19 ,4 x 36, 1883. Caldic Collectie, Wassenaar


Ritratto di Joseph Roulin. Olio su tela, cm 65 x 53,9, 188, Kröller - Müller Museum, Otterlo © Kröller - Müller Museum, Otterlo


Persona di straordinaria sensibilità, pur amando la vita solitaria Vincent cercò invano di inserirsi nella società: fu libraio, assistente di un mercante d’arte, insegnante di francese, predicatore evangelico. Dalla salute fragile, portato alle ossessioni e alle manie, ebbe una vita oltre che brevissima, carente delle meritate gratificazioni.
La mostra milanese propone un itinerario pittorico delle opere di Van Gogh in cui il fascino della natura riesce spesse volte a mitigare le innate angosce, come accade nell'acquerello "Contadino che brucia le erbacce insieme a sua moglie", in merito al quale il pittore scrive a Theo: " Nell'amore così come in tutta la natura c'è un appassire e un rifiorire, ma non una morte definitiva. La marea si alza e si abbassa, ma il mare resta il mare….".
Malgrado la sua pennellata si faccia sempre più turbolenta, nel periodo trascorso (1888/89) nel Midi della Francia, ad Arles e a Saint Rèmy, Van Gogh seppe fondere l'esperienza olandese con quella parigina, articolando il proprio linguaggio in modo personalissimo. Paesaggi ampi, assolati, smaglianti di colore, soprattutto di quel giallo così luminoso, quasi accecante, che è una caratteristica del Meridione francese e che l'artista realizza in tutte le gamme possibili, come in "Paesaggio con covoni e luna che sorge", dove la luminosità solare dei covoni di grano, impregnati di un'incontenibile vitalità, fa da contrappunto a una luna gialla, immersa tra il blu di serpeggianti montagne e il biancore latteo di un improbabile cielo.


Sottobosco, Olio su tela, cm 33x46,5, 1887, Collection Centraal Museum Foundation © Centraal Museum, Utrecht


Alla stregua dei campi fioriti, anche i luoghi della sua esistenza assumono per l'artista un significato speciale: la cameretta, le cose e gli oggetti quotidiani, come la pipa, le scarpe, la sedia, le patate e le cipolle. I volti delle persone care ripropongono non solo le fattezze conosciute, ma sono pervasi da un sentimento struggente del passare del tempo, acuito dall'energia magnetica del colore: senza retorica, l'arte di Van Gogh, pur coinvolta nel dramma dell'esistere, riesce a comunicare sentimenti di energia e di forza. Creatore di straordinari autoritratti, dipinti con una pennellata raggiata e nervosa, in '"Autoritratto" del '87, uno dei tanti capolavori in mostra a Milano, Van Gogh fissa il mondo con sguardo turbato e allarmato, e sebbene nelle lettere al fratello palesi la difficoltà di dipingere se stesso, da genio della pittura qual è riesce a penetrare nelle pieghe del suo animo tormentato con straordinaria intensità espressiva.
Il sole e la luce limpida della Provenza si riflettono nei timbri accecanti delle tinte, divenute per il pittore il linguaggio assoluto delle emozioni; proprio ad Arles, luogo importante della sua vita, nascono alcuni capolavori: il "Ritratto di Joseph Roulin", l'amico postino, disponibile e fraterno come rivelano gli occhi limpidi e la barba accogliente, oppure la tenera nutrice immortalata in "La Berceuse ", dipinti nei quali Van Gogh interpreta con straordinaria efficacia introspettiva l'essenza della natura umana.



Natura morta con cipolle. Olio su tela, cm 49,6 x 64,4, 1889 Kröller - Müller Museum, Otterlo © Kröller - Müller Museum, Otterlo


Contadina che lega fascine di grano. Gessetto nero, guazzo grigio e tracce di fissativo su carta a grana fine,
cm 44,5 x 52,6, 1885, Kröller - Müller Museum,
Otterlo © Kröller - Müller Museum, Otterlo



Tragico, com'è noto, l'epilogo della sua esistenza: dopo un breve soggiorno ad Auvers sur Oise, sotto le cure dell'amico medico Paul Gachet, per il quale dipinge ben ottanta tele, si spara al petto proprio in uno dei campi di grano tante volte ritratti, spegnendosi due giorni più tardi, il 29 luglio 1890, a soli 37 anni.
La mostra intende mettere in relazione il tema dell'Expo universale 2015, la terra e le sue risorse, con le opere esposte, le quali provengono da prestigiosi Musei del mondo: Amsterdam, Città del Messico, Utrecht, Otterlo e si avvalgono di un allestimento in juta dell'architetto giapponese Kengo Kuma, anche per i colori ispirato alla natura. L'esposizione si concluderà l'8 marzo 2015.

 

Note: (1)Kathleen Adler, studiosa di Van Gogh, è la curatrice della mostra, supportata da un comitato di fama mondiale: Cornelia Homburg, Sjraar van Heugten, Jenny Reynaerts e Stéphane Guégan. L'evento è curato dal Van Gogh Europe Fondation.



Uliveto con due raccoglitori di olive, Olio su tela, cm 73,3x92,2, 1889 Kröller-Müller Museum,
Otterlo © Kröller - Müller Museum, Otterlo


Bruna Condoleo, storica dell'arte, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte



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