Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Work in progress - Anno X - n.44 - Aprile - giugno 2015
RITRATTI E AUTORITRATTI 



Henry Matisse: "Arabesque"
di Bruna Condoleo



Oltre cinquant'anni di attività, una genialità indiscussa, una produzione figurativa in cui si armonizzano le suggestioni più disparate: è l'arte di Henry Matisse (Cateau-Cambrésis 1869/ Nizza 1954), un grande del ‘900, colui che ha saputo esaltare in maniera sublime la capacità comunicativa del colore. Una mostra, curata da Ester Coen, dal titolo “Matisse. Arabesque”, espone a Roma, presso le Scuderie del Quirinale, cento capolavori del pittore francese, provenienti dai maggiori musei del mondo: Tate, MET, MoMa, Puskin, Ermitage, Pompidou, Orangerie, Philadelphia.

Fin dagli esordi in cui l'artista si appropria originalmente della tecnica del pittore Paul Signac, caposcuola con Georges Seurat del Pointillisme francese, la sensibilità per un colorismo acceso, di forte suggestione emotiva, sembra l'elemento dominante che la successiva esperienza fauve, la prima Avanguardia storica del secolo, rinvigorisce ed esalta, come su vede nell'opera "Lusso, Calma, Voluttà" (1904/5). Nei dipinti del primo decennio del '900, infatti, una tavolozza abbagliante fa esplodere le tinte fondamentali, accostate pure, in accordi inusuali e audaci, pregni di musicalità e di ritmo. Le immagini sono piatte, prive di chiaroscuro e di profondità prospettica, la linea è tesa, i colori saturi e luminosissimi e il quadro irrompe nello spazio con una singolare energia emozionale.


I pesci rossi, 1911. Olio su tela, cm 147 × 98
Mosca, Museo Statale di Belle Arti "A.S. Puškin" ©Succession H. Matisse by SIAE 2015


Ramo di Pruno su fondo verde, 1948. Olio su tela, cm 115,9 x 88,9 Torino, Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli ©Succession H. Matisse by SIAE 2015


Il fascino dell’arte di Matisse, tuttavia, risiede in un' originale commistione di rigore classico e di spirito antiaccademico: i suoi studi all' Ecole des Beaux Arts, l'amore per i pittori francesi e olandesi, la frequentazione del Louvre gli permettono di acquisire la consapevolezza della misura classica, intesa come ordine compositivo, equilibrio e armonia, temi che rimarranno centrali nella sua estetica. Ma nello stesso tempo l'autonomia della visione pittorica gli fa ritenere il dipinto una realtà a se stante, con le sue regole e la sua capacità espressiva, esaltata dalla sinfonia degli accostamenti cromatici. Nei rossi accecanti, nei blu violenti, nei gialli solari delle sue tele vibra un'anima mediterranea; tuttavia nella preziosità dell'intarsio decorativo si ravvisa soprattutto il fascino dell'Oriente, alimentato dai frequenti viaggi di Matisse in Andalusia, in Russia, in Marocco, in Algeria e rivissuto nel gusto dell'arabesco. L’attrazione di quest’ultimo è presente fin dall’inizio della sua attività pittorica nella sensuale bellezza degli oggetti colorati che inondano i quadri, nelle eleganze floreali che rimandano ad antiche miniature persiane, conosciute dall'artista in occasione della Mostra del 1910 a Monaco. I viaggi in Oriente non sono stati per Matisse una moda esotica né una fuga dalla realtà; sono stati, invece, il riscontro delle sue inclinazioni fantastiche e del suo esuberante decorativismo, riscoperto nella preziosità dell'arte bizantina, nell'iconica fissità dell'arte islamica, nello splendore cromatico del mondo africano.


Interno con fonografo, 1934. Olio su tela,
cm 100,5 x 80 Torino, Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli ©Succession H. Matisse by SIAE 2015


Mademoiselle Yvonne Landsberg, 1914. Olio su tela, cm 147,3 x 97,5 Philadelphia Museum of Art Bequest of Lisa Norris Elkins, 1950 ©Succession H. Matisse by SIAE 2015




Ogni tela è un canto spiegato alla vita: la gioia di vivere, sentimento caro all'Impressionismo, oltre ad essere il titolo di un quadro, è motivo dominante di tutta la sua opera, da lui espresso attraverso una sapiente ricerca di modulazioni e accostamenti cromatici, di scansioni timbriche e rapporti musicali, un lavoro consapevole, dunque, dove nulla è casuale.
“Notai in una vetrina una piccola testa africana scolpita in legno, che mi ricordò le gigantesche teste di porfido rosso delle collezioni egizie al Louvre. (…) l’ho portata a casa di Gertrude Stein. Là ho trovato Picasso che ne fu molto impressionato. Ne discutemmo a lungo: fu l’inizio dell’interesse di tutti noi per l’arte africana”, così raccontò nei suoi scritti Henri Matisse, un artista del Nord Europa che scopre forme d’arte forse meno blasonate, ma più intense di quelle cui era abituato, le quali trovano le loro fucine nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, nella Russia e nell’estremo Est del mondo. In un’età come quella in cui viviamo, in cui la “differenza” fa di nuovo paura, l’arte può rassicurare, mostrando come l’estetica sia una sola, anche quando le forme appaiono diverse. L’arte di Matisse insegna appunto che contaminazione e incontro hanno prodotto più “bellezza” di quanto abbiano mai fatto scontro e opposizioni.


Paravento moresco, 1921. Olio su tela, cm 91,9 x 74,3 Philadelphia Museum of Art. Bequest of Lisa Norris Elkins, 1950 ©Succession H. Matisse by SIAE 2015


Pervinche - Giardino marocchino, 1912. Olio, matita e carboncino su tela, cm 116,8 x 82,5 Museum of Modern Art, MoMA, New York; Gift of Florene M. Schoenborn, 1985 ©Succession H. Matisse by SIAE 2015




Dipinti, disegni, incisioni e gouaches esposti nella raffinata mostra romana raccontano un'esperienza unica per ricchezza di sensazioni: il colore, puro e folgorante, svincolato dai rapporti razionali con il vero, spesso carico di una potenza selvaggia, diviene il tramite più immediato dell'emozione. La lezione di Van Gogh e di Gauguin, unita all'attenzione alle ricerche cubiste, e coniugata con l'amore per l’Oriente si sostanzia in Matisse in unità compositiva di forma, spazio e colore, come testimoniano anche le opere tarde della Cappella del Rosario a Vence (1945/50), dove esiste una totale reinvenzione della realtà naturale.
Matisse non rinnegò mai la propria concezione di un'arte che se può apparire semplice e naive, è invece sintesi suprema, musica e poesia, un assoluto che nasce dall'emozione individuale.
Tra i tanti temi dell'arte matissiana, ovvero la danza, gli interni e le nature morte, rappresentano un capitolo importante le figure femminili, esaltate nella multiforme bellezza: nudi, donne amate, molli odalische adagiate in una dimensione quasi surreale, figure descritte nella ritualità di gesti e di pose capaci di amplificare suggestivamente l'immagine.


Nudo in poltrona, pianta verde, 1937 Olio su tela], cm 72,5 x 60,5 Musée Matisse, Nice. Legs de Madame Henri Matisse, 1960 ©Succession H. Matisse by SIAE 2015


Angolo di tavola (violette), 1903 ca Olio su carta montata su tavola, cm 48,9 x 45,1 The Metropolitan Museum of Art Bequest of Joan Whitney Payson, 1975 ©Succession H. Matisse by SIAE 2015





E' di nuovo l'Oriente a ispirare l'artista: nei ritratti d'età romana, provenienti da El Fayyum (II sec.d.C.), un'oasi della valle del Nilo, si scoprono imprevedibili e sottili consonanze con opere del Maestro, come ad esempio, la ieraticità del volto e l'incisione netta e scura dei contorni lineari.
Negli ultimi anni della vita Matisse, benchè malato, si occuperà di un'impresa complessa di pittura, scultura, vetrate e suppellettili, conclusivo traguardo di una vita dedicata all'arte: la Cappella domenicana del Rosario a Vence, già citata. Lavorando con il pennello infisso a una canna di bambù, Matisse riuscì a condurre al massimo livello la sua sintesi espressiva: il linguaggio figurativo, infatti, è decantato fino ai limiti dell'astrazione formale; il nero che delinea i contorni sul bianco dei muri, più che definire evoca figure rese nella loro estrema essenzialità con un elegante ritmo calligrafico. La tecnica dei gouaches découpés, attuata negli ultimi anni con successo, riappare nella decorazione della parete di nubi-fiori, in cui i motivi polinesiani si sono trasfigurati in una concentrazione astratta di tinte, con una reinvenzione totale della realtà naturale.
La mostra romana, organizzata dall'Azienda Speciale Palaexpo in coproduzione con Mondo Mostre, si concluderà il 21 giugno 2015: un'esperienza esaltante da non perdere.



Fruttiera ed edera in fiore, 1941 Olio su tela , cm 72,4 x 92,7 Torino, Pinacoteca Giovanni e Marella
Agnelli ©Succession H. Matisse by SIAE 2015


Bruna Condoleo, storica dell'arte, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte



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