Elasticità, 1912 olio su tela, 100x100 cm Milano,
Museo del Novecento, Collezione Jucker
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A Milano, nelle sale di Palazzo Reale, è in corso fino al 3 luglio 2016 la mostra “ BOCCIONI”, pittore
e scultore futurista, dedicata a cento anni dalla morte dell’artista, pittore e scultore calabrese (Reggio Calabria, 1882), la cui attività
è stata profondamente legata alla città lombarda.
Un insieme di 280 opere, tra sculture, dipinti, disegni e incisioni, fotografie d'epoca, libri e riviste
che mostrano al pubblico la forza inventiva di uno dei più
geniali protagonisti del Futurismo italiano. Dalla prima adesione
al Divisionismo nel 1907, all’incontro con Filippo Tommaso
Marinetti, quando sottoscrive il Manifesto dei pittori futuristi
(1910), Boccioni intraprende una ricerca attorno al tema della forma
e del suo inserimento nello spazio che lo condurrà verso
risultati eclatanti. Negando alla scultura ogni finalità
realistica, l’artista abbandona la vieta modellazione ottocentesca
che considera superata e accademica, proponendo un'arte dinamica come il progresso, un'arte
polimaterica, spesso patinata a colori, che non disdegna l'uso di materiali i più vari.
Pittore innovativo per la
forza incisiva del segno e per la capacità propulsiva del
colore, nella scultura, cui si dedicò dal 1911 al ’14,
sviluppò un’inedita concezione del modellato plastico, destinata
a far emergere una compenetrazione e un’interscambiabilità
di forma e spazio, come rivela il capolavoro bronzeo “Forme
uniche della continuità nello spazio”, ove il dinamismo
spaziale di un corpo, plasmato dalla velocità e dall’aria,
crea una forma aperta e comprensiva della realtà circostante.
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Antigrazioso, 1913 (fusione del 1950-1951)
bronzo, 58,4 × 53,3 × 41,9 cm
New York, The Metropolitan Museum of Art ©Archivio Scala Group //© 2016.
Image copyright The Metropolitan Museum of Art/Art Resource/Scala, Firenze
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Forme uniche della continuità nello spazio, 1913 (1931), bronzo, cm 112x40 /©
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La sconvolgente bellezza di questa scultura, così innovativa, rivela anche echi di una classicità rivisitata: infatti, benchè l'artista avesse a parole rinnegato il "passatismo" e l'ossequio alla tradizione, nel dinamismo palpitante del corpo torna alla mente la "Nike di Samotracia", da lui stesso definita "più bella di una macchina moderna in corsa!". Rispetto agli altri artisti futuristi, come Balla, Carrà, Severini, Russolo, Boccioni non utilizza l'immagine della macchina quale icona della modernità e del progresso, ma privilegia le forme viventi, di cui esalta l'intima bellezza carpita nell'attimo del loro divenire, come testimoniano, ad esempio, i dionisiaci cavalli del capolavoro pittorico "Città che sale". Colui che guarda una tela bocconiana è catapultato al centro
della scena ritratta, in mezzo a uno spazio tumultuoso, dove le cose
ritratte sprigionano un’incontenibile vitalità, anche
grazie alla pennellata rapida e frammentaria e alle tinte esplosive (vedi il dipinto sottostante "I lancieri"). Viaggiatore instancabile, malgrado la breve vita,
visitò la Russia e fu più volte a Parigi a contatto con i protagonisti del Cubismo e con gli scultori d’avanguardia, mostrando apprezzamento anche per l’arte africana.
Volontario nel Primo conflitto mondiale, lui che con i futuristi aveva inneggiato
alla guerra, intesa come “igiene del mondo”, non avrà
il privilegio di morire in battaglia, ma durante un’esercitazione
alla periferia di Verona, a soli 34 anni, per una banale caduta
da cavallo, l’animale tanto amato e tante volte ritratto!
A confronto con le opere degli illustri contemporanei, le sculture
di Boccioni esprimono una propria
spiccata originalità espressiva ed estetica testimoniando il ruolo centrale dell’artista
nella storia della figuratività contemporanea. La mostra
milanese, curata da Francesca Rossi e Agostino Cantò, è organizzata da Castello Sforzesco, Museo del Novecento e Palazzo Reale con la casa editrice Electa; essa si divide in due sezioni, la prima mette in luce lo stile del periodo giovanile, dal 1906
al 1910, e la seconda espone le creazioni futuriste dal 1911 al 1916, in cui si ascrivono
i massimi capolavori. L'esposizione si concluderà il 3 luglio 2016.
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Carica di lancieri, 1915
tempera, vernice, collage su carta intelata, 334 × 503 mm
Milano, Museo del Novecento, Collezione Jucker
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Bruna Condoleo, storica dell'arte, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte
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