Se è vero che il look del III millennio sembra avviato verso una molteplicità di proposte e di tendenze che possano soddisfare le esigenze di differenti categorie sociali, economiche e culturali, è pur vero che da qualche anno gran successo ottiene il “vintage”, ovvero la riproposta di un abbigliamento d'annata e di accessori originali di un periodo in cui l’esplosione dell’ haute couture europea era in grande espansione. Il look degli anni ’60 e dei primi anni ’70 è, infatti, oggi di gran moda nelle numerose boutique che sono sorte in tutte le città e sul web per la compra-vendita di capi firmati o di alta sartoria, realizzati in anni molto creativi per il fenomeno moda. Stiamo parlando, infatti, del tempo in cui Mary Quant, nella boutique “Bazaar” di King’s Road a Londra, esponeva le sue rivoluzionarie minigonne; ci riferiamo all’epoca dei grandi coutouriers come Yves Saint Laurent, che nei suoi abiti si avvaleva di citazioni da grandi artisti, come ad esempio, Mondrian, riproponendo le stesse geometrie bianche, nere e rosse; oppure alludiamo all’età in cui Emilio Pucci firmava i suoi abiti lineari ma coloratissimi come fossero quadri d’autore! Allo stile Courrèges con i suoi abiti spaziali in lurex o argentati, in omaggio all’era della conquista dello spazio, si affiancava anche Pierre Cardin creando una moda di gusto un po’ spaziale con pantaloni aderenti, stivali e tuniche di pelle (ricordate Barbarella?). Erano gli anni in cui i Beatles dettavano legge non soltanto in campo musicale, ma anche con i loro eleganti completi dalle lunghe giacche diritte e senza bavero, i pantaloni a sigaretta e gli stivaletti di vernice. Gli anni ’60 sono stati contrassegnati dal femminismo e dalla rivoluzione hippie (da hippy=giusto), che esaltava il valore della fantasia e l’amore per la natura: il flower power (da cui viene l’espressione "figli dei fiori") era il simbolo di una gioventù curiosa del mondo, alla scoperta di una sessualità libera, attratta da differenti culture, soprattutto quelle orientali. E' l'età della pop art, di cantanti come Joan Baez e Bob Dylan, della contestazione e dell'impegno giovanile nei confronti |
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dei problemi nel mondo, soprattutto le guerre, le discriminazioni e le ingiustizie di una società messa sotto accusa. Tutto doveva essere trasformato nella dimensione di vita proposta da questa giovanile filosofia esistenziale: dall'abito, alla casa, al comportamento. Per ritornare all'argomento moda, trionfava sulle passerelle il colore, anche per gli abiti maschili, fino ad allora grigi e compassati: i pantaloni avevano un taglio scampanato, le giacche erano strette, le cravatte larghe; per le donne grande libertà di abbigliamento e, oltre ai tailleurs pantaloni di taglio maschile, si proponevano seducenti abiti in lamé, con lustrini, paillettes e tacchi alti per una mise elegante. Dunque per questo momento storico contrassegnato da stili diversi, riflesso di una rivoluzione culturale che è stata importante per la società contemporanea, molta gente ora impazza, ricercando con pazienza nelle boutiques vintage capi firmati e ben conservati, senza dimenticare che gli abiti di quegli anni posseggono oltre al fascino del passato, anche manifatture pregiate e qualità sartoriali difficilmente abbordabili ai giorni nostri, se non a costi proibitivi. Quale è il motivo del revival degli anni ‘60 e '70 e del desiderio di indossare vestiti e accessori originali, anche se un po' consunti o sbiaditi? Forse è la ricerca di una bellezza fatta di sartorialità e di idee, di essenzialità ed eleganza conquistabili a prezzi raggiungibili dai più? Oppure è una moda che rifiuta il nuovo e l'eccentrico a tutti i costi, per scegliere invece abiti, borse, cappelli personalizzati, creati quando la nostra haute couture viveva anni magici e si inseriva nell'ambito della moda europea con autorevolezza, rivaleggiando con gli stilisti francesi?
Forse si ricerca il vestire di un'età in cui i grandi sarti con il loro talento creavano abiti e accessori confezionati alla perfezione, come fossero piccole opere d'arte!
Noi comuni mortali, con la crisi economica che ci attanaglia, per indossare i costosi capi che con altrettanto talento gli stilisti di oggi creano, dovremo forse attendere altri 40 anni!
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