Sono trascorsi cento anni da quando Mary Phelps Jacobs, nota come
Caresse Crosby, americana di New York, brevettò il primo reggiseno
della storia del XX secolo; abituata a vestire abiti da sera stravaganti
e spesso trasparenti, la signora Jacobs ideò per esigenze personali
un rudimentale indumento intimo, costituito da due foulard uniti
da un nastro e sostenuti da spalline. In verità nel 1907 Vogue USA
aveva pubblicato l'immagine di un accessorio femminile, detto brassiere,
che può considerarsi un primordiale prototipo di reggiseno, ma già
otto anni prima, nel 1889, Herminie Cadolle aveva presentato all'Esposizione
Universale di Parigi un "soutien-gorge", ovvero un corsetto leggero
formato da due coppe rette da bretelle, messo poi in vendita nel
1905. Sarebbe tuttavia errato pensare che un così importante indumento
intimo non sia stato pensato prima del '900, anche se con forme
e intenti diversi. Il reggiseno, infatti, ha fatto la sua comparsa
in tempi molto antichi: le fanciulle greche dedite agli sport acquatici,
ad esempio, usavano un bendaggio alle mammelle, l'"apodesmo", utile
per tenere fermo il seno durante i movimenti. I Romani non amavano
i seni troppo prosperosi, perciò le donne nascondevano sotto le
tuniche l'eccesso di seno con il "taenia", destinato a mimetizzare,
oppure con il "mammillare" di cuoio rigido, che addirittura ne conteneva
la crescita! Per sostenere con delicatezza un seno abbondante, invece,
si usavano il "cestus", di cuoio morbido, e lo "strophium", che
comprimeva dolcemente.
Durante la storia del costume il mascheramento del seno, come la
sua esibizione, è dipeso anche da motivi pratici, ma si è soprattutto
legato a fattori connessi alla moda e all'estetica: se pensiamo
alle belle sculture d'età romana, ci rendiamo conto che le fattezze
del nudo femminile corrispondono ad un ideale di equilibrata armonia
tra le parti del corpo. Le atlete ritratte negli splendidi mosaici
a Piazza Armerina, nella Villa del Casale, sono una testimonianza
di una moda con scopo eminentemente pratico: le fanciulle indossano
una fascia, detta "subligaculum", destinata proprio alle atlete
per permettere loro di muoversi agevolmente , anche se il loro look
ha fatto pensare al primo bikini della storia del costume!
Nel Medioevo poco si sa di questo indumento intimo, ma possiamo
dire che nella seconda metà del XVI secolo, in tarda età rinascimentale,
il morbido corpetto tipico dell'abito femminile italiano si trasforma
nella moda tedesca, spagnola e inglese in un elemento rigido, spesso
anti-anatomico, che comprimeva e schiacciava tutto il busto femminile.
Se guardiamo i ritratti di epoca elisabettiana ci accorgiamo delle
esagerazioni del costume nobiliare, che purtroppo proseguono nel
XVII secolo con la moda barocca, la quale accentua la rigidità della
parte superiore dell'abito e lo schiacciamento del seno, come si
nota in tanti quadri famosi, fra tutti "Las meniñas" di Velazquez.
Ad eccezione della più naturale e pratica moda olandese (ne fanno
fede le meravigliose tele di Vermeer!), il costume seicentesco europeo
mostra in generale sproporzioni evidenti tra l'allungato bustino
e la gonna rigonfiata dal verdugale. Anche il costume del '700,
fino all'epoca neoclassica, utilizza corpetti che stringono la parte
superiore del corpo femminile, ma sono più proporzionati di quelli
seicenteschi e lasciano fuoriuscire il seno dalle ampie scollature,
come accade, ad esempio, negli splendidi abiti veneziani. Si deve
attendere la Rivoluzione francese per trovare una moda morbida,
ispirata alla classicità (stile Direttorio e moda Impero), mentre per tutto il XIX secolo, l'età
romantica, il bustino rigido e steccato ritorna di moda diventando
un vero e proprio strumento di tortura!
Nel primo decennio del '900 l'abito femminile riconquista una maggiore
scioltezza, grazie a Mariano Fortuny, pittore e sarto veneziano,
e soprattutto allo stilita Paul Poiret che inventa abiti-tunica
di sapore orientaleggiante, sciolti e senza bustini intimi. Tuttavia
si deve attendere ancora qualche anno per vedere un vero e proprio
reggiseno, come già detto, periodo che coincide con la prima guerra
mondiale, quando le donne, rimaste da sole, hanno necessità di lavorare
e quindi hanno bisogno di un abbigliamento pratico e comodo. Il
successo di questo nuovo capo sul mercato non avvenne nell'immediato
dopoguerra, poiché una moda un po' mascolina prediligeva in quegli
anni un'immagine femminile filiforme e androgina. Le donne, infatti,
usavano nascondere il seno sotto abiti morbidi e usare pantaloni
maschili, come l'abbigliamento della famosa Greta Garbo.
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Una delle fanciulle, o "bagnanti", del
mosaico pavimentale di Piazza Armerina (Villa del Casale) IV sec.
d.C.
Las Meninas di Velazquez: (part).
Busto super rigido per la moda spagnola del '600
La lettera di Vermeer (part.): abito più
morbido per la moda olandese seicentesca
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Manifesto di uno dei primi reggiseni del '900
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Serie di corsetti steccati per la dama del '700
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Ma nel corso degli anni '30 il reggiseno tornò
in auge, soprattutto grazie alla scoperta di tessuti come il nylon
e il rayon, quest'ultimo una seta artificiale, ricavata dalla pasta
di legno, che consentiva di creare modelli belli e comodi. Fu soprattutto
nel secondo dopoguerra che il reggiseno divenne un indumento essenziale,
per la moda femminile, quanto seducente: grazie all'aumentato tenore
di vita, il tipo di donna in voga è ora la pin-up, con il
seno florido, la vita sottile e i fianchi morbidi. Viene perciò
ideata una tipologia di reggiseno che oltre a sostenere il seno,
lo metta in evidenza, come dimostrano le riviste di moda e le immagini
delle attrici più famose del momento, da Marilyn a Sophia Loren
ad Anita Ekberg. Negli anni '50 l'invenzione della lycra, un tessuto
morbido, confortevole e soprattutto democratico, perché alla portata
di tutte le donne, contribuisce ulteriormente ad un'avanzata del
reggiseno, che moltiplica modelli e portabilità. Ci sono stati,
tuttavia, alcuni brevi periodi del '900 che hanno rifiutato il reggiseno:
il femminismo degli anni '60, per esempio, e le lotte per l'emancipazione
della donna fanno crollare il successo di questo indumento, soprattutto
fra i giovani, perché interpretato come un' insopportabile costrizione,
simbolo di mancanza di libertà e del maschilismo dominante, perciò
messo al rogo. Icona del tempo è una donna filiforme, alla Twiggy,
modella magrissima, il cui fisico non ha certamente bisogno di questo
innaturale indumento intimo.
Ma la moda, che è continuo cambiamento e specchio dei tempi, subisce
nel corso degli anni '70 nuove trasformazioni, dovute soprattutto
alla diffusa prosperità economica e sociale e allo sviluppo di tutti
i settori industriali e commerciali. A parte la moda del nude
look, che prevedeva la trasparenza dei seni nudi in particolari
capi da sera, per ciò che riguarda il reggiseno la creazione di
tessuti nuovi, sempre più morbidi e privi di cuciture, ha permesso
dagli anni '80 ad oggi, un suo rilancio come elemento di gran moda,
dai mille modelli e dai mille colori, che privilegia anche gli espedienti
tecnologici (ad olio, al silicone, ad aria..) pur di donare al seno
l'aspetto più confacente alle diverse fisicità. Questa è, però,
storia dei nostri giorni!
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Già dagli anni '50 la moda del reggiseno prende piede (notiamo
la ripresa del modello detto a "siluro" da parte della
cantante Madonna negli anni '80!)
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Si ringraziano tutti coloro che hanno gentilmente concesso le immagini a corredo dell'articolo.
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