Per Davide Rovatti, nato a Bologna 36 anni
fa, la passione per la moda si manifesta sin da bambino in un ambiente
in cui la nonna e gli zii sono bravissimi magliai e una sorella
è un’esperta confezionista di abbigliamento. Dopo aver
ricevuto in dono un bozzetto da parte di uno stilista famoso, Davide
Rovatti capisce quale sia la sua vera vocazione: il mondo della
moda. Perciò affronta studi appropriati, al termine dei quali
trova impiego come assistente in un laboratorio di confezioni, dove
apprende l’aspetto più autentico della creazione sartoriale.
In seguito si occupa della vendita d’abbigliamento presso
famosi brand, come Ralph Lauren, Loro Piana, Hermés, Cartier,
da cui riceve anche un primo premio per un suo progetto che viene
sviluppato su scala mondiale. Presso le importanti maisons impara
l’estremo rigore, il savoir-faire, l’impegno, il significato
della moda e l’importanza della ricerca che non lo abbandonano
mai.
Nell’ambito dell’ abbigliamento maschile egli sente
la necessità di dar vita a una più ampia varietà
creativa, con uno sguardo al passato, ma in una chiave di rivisitazione
raffinata e piena di glamour. I suoi primi passi sono completamente
autogestiti, ma rappresentano già in modo chiaro la sua personalità,
permettendogli anche di vestire alcuni importanti esponenti del
mondo dell’arte e della cultura.
|
Lo sguardo verso la storia del costume è d’obbligo
per uno stilista: l’abito maschile, fino alla fine del 1700,
è stato improntato alla stessa fantasia e ricchezza decorative
dell’abbigliamento femminile, ma all’inizio dell’800
ha seguito una via opposta, ad iniziare dal colore, con la prevalenza
assoluta del nero, che, paragonato alla policromia degli abiti
settecenteschi, ha rappresentato una vera rivoluzione del gusto.
L’abito maschile ottocentesco, infatti, è composto
da 3 elementi essenziali: gilet, giacca e pantaloni, sempre più
austeri nella foggia e nel colore e tendenti ad assecondare nella
linea le forme del corpo. Tuttavia la giacca subisce un mutamento
durante il corso del XIX secolo trasformandosi in un elemento
unitario, la famosa “redingote”, dal taglio impeccabile
e dal tessuto a tinta unita. Da quel momento storico non saranno
più i broccati preziosi e le fogge stravaganti a differenziare
gli uomini e le classi sociali, ma il taglio perfetto dell’abito
e la linea rigorosa. In questo contesto la figura di George Bryan
Brummel è paradigmatica: personaggio simbolo del dandismo,
arbiter elegantiarum della corte inglese, egli ha incarnato il
concetto moderno della vera eleganza, che risiede nella sobrietà
ricercata, nel buon gusto, nella distinzione dei modi e del portamento.
|
A riguardo delle creazioni di Davide Rovatti si può asserire
che la moda maschile da lui proposta sia un incontro felice tra
l’ eleganza moderna e la raffinatezza di stili storici più
antichi, in cui la preziosità dei materiali, senza eccessi
nella leziosità, e la perfezione innovativa dei tagli siano
gli elementi caratterizzanti.
D. Rovatti: Da ragazzo immaginavo sfilate meravigliose
con le mie creazioni, soprattutto dopo aver ricevuto in dono il
bozzetto di uno stilista famoso.
B. C.: Cosa ti ispira maggiormente nella tua ideazione
di abbigliamento maschile?
D.R.: Guardare e scegliere, toccare le stoffe, sentire
gli umori della gente, vivere insomma, sono gli elementi che mi
ispirano; il passato lo considero con rispetto ma ne utilizzo
gli elementi fondamentali dell’eleganza per proiettarmi
poi nel futuro.
B.C.: In cosa consiste la caratteristica delle tue collezioni
?
D.R.: La moda è certamente un ciclo al quale non
ci si può sottrarre, anche volendo, poiché essa
rappresenta il tempo in cui si vive, lo stato d'animo di chi la
indossa, il nostro modo di pensare e di raccontarci agli altri.
Le mie linee tendono all’essenzialità, ma hanno anche
un preciso “carattere” e sono rivolte alla mia idea
di futuro. Non ho paura di creare abiti differenti rispetto alle
tendenze correnti, anche solo per il colore o per qualche particolare,
per me molto importante. Ad esempio, le mie giacche hanno forme
ed elementi innovativi, come le stoffe elaborate, i colori chiari,
i risvolti geometrici, le asimmetrie dei colli e le rifiniture
di toni contrastanti.
|
B.C.: Quanto ha contato l’esperienza scolastica nell'indirizzare
la tua futura professionalità?
D.R.: Le scuole di moda da me frequentate sono state un
viaggio tra sogno e realtà, dure e appassionate assieme.
A Bologna, mia città natale, ho avuto le prime esperienze
nel campo; poi ho lavorato presso importantissimi Brand che mi
hanno fatto scoprire la vera creatività e mi hanno molto
maturato.
B.C.: Quando è nato il desiderio di metterti in proprio
per esprimere una tua visione dello stilismo maschile?
D.R.: La voglia di dare una mia personale idea di moda
è esplosa qualche tempo fa, quando ho cominciato a creare
abiti per uomo firmati con il mio nome. Io credo, come ho già
accennato, che l'abbigliamento maschile abbia bisogno di un cambiamento
sostanziale e di una varietà maggiore di proposte, in quanto
trovo il guardaroba attuale completamente assopito. Nel passato
l'uomo si è sempre vestito in maniera ricercata: il vestirsi
era sinonimo di importanza e di appartenenza a un determinato
ceto sociale. Anche in natura il maschio è quasi sempre
il più bello esteticamente per poter conquistare la femmina.
Dunque, prendendo spunto dalla natura, auspico un rinnovato e
più libero modo di vestire l’uomo.
B.C.: Ti piacerebbe proporre una moda al femminile?
D.R.: Sì, infatti l'ultima sfida è creare
abbigliamento da donna, incentrata sulla maglieria, ovvero su
capi estremamente raffinati ed eleganti, utilizzando materiali
singolari, come già avviene nelle mie collezioni per l’uomo,
che sono di altissima qualità e frutto di un nuovo design,
disinvolto e inedito, anch'esso dedicato al mio concetto di futuro.
|
E' vietata la riproduzione anche parziale dell'articolo e delle immagini
© Copyright |
|
|