Il connubio moda e arte è una realtà
nata tangibilmente nel secondo dopoguerra, quando alcuni geniali
stilisti, primo fra tutti il francese Yves Saint Laurent, creano
collezioni ispirate ai grandi interpreti della pittura del ‘900.
Riferimenti all’opera di artisti innovatori, come ad esempio
a Piet Mondrian e alle sue perfette geometrie, rivelano quanto i
più rinomati stilisti europei, dagli anni ’50 in poi,
ritengano importante istituire con l’arte figurativa un rapporto
privilegiato che garantisca alle loro creazioni l’appartenenza
a un mondo non soltanto di altissimo livello artigianale, ma anche
di autentica artisticità.
Bisogna tuttavia sottolineare che negli anni tra le due guerre mondiali
fu proprio una stilista italiana, Elsa Schiapparelli, a dare inizio
al felice connubio moda-arte, grazie alle frequentazioni con le
personalità più originali del Surrealismo e del Cubismo.
Le collezioni della Schiapparelli, spesso ispirate alle immagini
surrealiste dell’amico e collaboratore Salvator Dalì,
mostrano fantasia e desiderio di sperimentazione nella scelta di
linee inedite, di colori e di stoffe originali. Né si deve
tralasciare l’apporto fecondo del Futurismo che nel campo
della moda è stato antesignano di idee, forme e materiali
veramente rivoluzionari, grazie alla poliedrica creatività
degli stessi artisti futuristi, come Giacomo Balla, Ernesto Thayhat
e Fortunato Depero.
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Nei primi anni ’60, le nuove tendenze estetiche della pop
art e dell’optical art diventano anch’esse un campo
fertile da saccheggiare da parte di stilisti emergenti, più
aperti alle novità della cultura figurativa contemporanea,
per adeguarsi alle mutazioni dei tempi.
Nella società del 2000, definita postmoderna, in cui dominano
l’incertezza e la labilità, appare invece più
difficile proporre modelli creativi e lo stesso concetto di “stile”,
fondamentale fino a qualche decennio fa, sembra oggi poco proponibile,
perché non più associabile a riferimenti valoriali
condivisi dai più. In un mondo che i sociologi definiscono
frammentario, in cui dominano le “tribù”, appare
difficile la rinascita di una “moda” che esprima un
codice accettato dalla maggioranza; ma sappiamo bene che tutto
cambia in breve tempo e già nel momento in cui si parla
di fine del sistema moda, probabilmente si sta preparando un nuovo
assetto futuro!
In un clima culturale e sociale così mutevole, ma anche
foriero di potenzialità, s’inserisce il progetto
di Rdress, un brand giovane e raffinato che propone un modo personalizzato
di creare moda, in cui il rapporto fra opera d’arte e stilismo
nasca da un’ impostazione originaria.
Un’artista già affermata, Raffaela Quaiotti, una
sartoria che utilizzando tessuti esclusivi di pura seta, stampati
con i disegni delle sue tele, realizza su misura abiti femminili
e accessori maschili: questo l’originale progetto di "Rdress"!
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Non si tratta pertanto di una generica e occasionale ispirazione
al mondo dell’arte figurativa, ma di un’esperienza
totale nella quale i due momenti creativi, dipinto e abito, si
amalgamano completamente.
Tubini, completi pantaloni, abiti da
sera e ancora foulard, cravatte e camicie maschili, rifulgenti
dei vividi colori usati dall’artista, rendono l’abbigliamento
come un’opera d’arte da vivere in ogni momento della
giornata, esaltando l’esteticità del vestito, valorizzando
il concetto di bellezza, che significa rigore formale e armonia
cromatica. Le opere di Raffaela Quaiotti, alla base del progetto
Rdress, traducono la sua articolata formazione artistica che spazia
dalla decorazione pittorica e plastica alla realizzazione di tappeti
e di arazzi; un gusto, il suo, tendente all’astrazione formale
e alla sintesi espressiva. Quest’ultima si coniuga con la
predilezione per tinte brillanti e decise d’ispirazione
fauve, che per l’equilibrata giustapposizione di toni
caldi e di toni freddi ricordano l’esplosiva tavolozza di
André Derain. Anche se sulle stoffe s’intuiscono
tracce di elementi figurativi, spesso di valenza simbolica, tra
le pieghe morbide di abiti dalla linea volutamente essenziale
spiccano soprattutto le sciabolate di energia cromatica, elemento
prioritario dello stile dell’artista.
Quello di Rdress, artwort luxury clothing, è dunque un
modo di concepire la moda come un valore d’alto significato
estetico, espressione della personalità di chi la indossa,
non affollamento di segni casuali e di indicazioni frammentarie,
ma stile personale, denso di significati artistici e culturali.
La moda può diventare arte? Qualche volta è possibile!
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