Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Work in progress - Anno X - n.44 - Aprile - giugno 2015
IL COSTUME NEI SECOLI  

DISSERTAZIONI SULLA MODA

Il dandy ottocentesco: l'esaltazione della vera eleganza!

di Bruna Condoleo




E’ il 1857 quando a Parigi, in rue de la Paix, si apre il laboratorio di sartoria condotto dall’inglese Charles Frederick Worth, che può ben definirsi il primo stilista della storia della moda, artigiano ambizioso e geniale creatore della figura professionale del sarto moderno. Egli, infatti, a differenza dei secoli precedenti, impone alla sua clientela, maschile e femminile, forme e stile di propria invenzione e presenta modelli da lui firmati come fossero l’opera di un artista. Worth non lavora su commissione, secondo la prassi consolidata, ma decide soltanto lui ciò che farà moda e tendenza e presenta le sue collezioni nelle diverse stagioni, insomma detta legge, come gli stilisti attuali, anche se il suo lavoro è destinato esclusivamente a classi sociali molto abbienti: aristocratici, ricca borghesia, gente dello spettacolo, dunque ancora una ristretta cerchia di persone.
Era dunque cambiata la moda nell’800? Una vera trasformazione si era avuta soltanto nell’abbigliamento maschile nei primi decenni del secolo, quando la borghesia inglese, anche per motivi di lavoro, adotta un tipo di abito molto diverso dalla vistosa moda rococò del ‘700. Mentre il costume femminile ottocentesco, di cui ci siamo già occupati ( Archivio , Costume, n° 20), è divenuto quel fastoso abito romantico, ricco di trine, merletti e volant, reso ampio, dalla vita in giù, dalla crinolina, e attillatissimo nei corpetti rivestiti di stecche di balena, l’abito dell’uomo segue una via opposta, ad iniziare dal colore, dove spicca il nero, che paragonato alla fantasiosa cromia degli abiti settecenteschi, rappresenta una vera rivoluzione del gusto. L’abito maschile ottocentesco, infatti, è composto da 3 elementi, semplici ed essenziali: gilet, giacca e pantaloni, sempre più austeri nella foggia e nel colore. Com’ era accaduto durante alcuni secoli all’abito femminile (nel Rinascimento e nella moda neoclassica), l’abito maschile tende finalmente ad assecondare le forme naturali del corpo; perciò i pantaloni, prima aderenti, si fanno ora dritti e affusolati, mentre il gilet, mai troppo eccentrico, diviene elemento di raffinata eleganza, esaltato da particolari come i bottoni o la stoffa pregiata.
Anche la giacca, infine, subisce un mutamento: dal motivo di frac, solitamente blu, con parte superiore tagliata in vita (in uso già nell’età napoleonica) e parte inferiore più lunga sul dietro, diventa ora elemento unitario, la famosa redingote, dal taglio perfetto e impeccabile e dal tessuto a tinta unita.


Immagini di abti da "Il Corriere delle Dame"


Autoritratto di Joann Christian Schoeller.
Si noti la "redingote" di moda




Guardando i ritratti di celebri pittori, come Hayez, Ingres o Toulouse Lautrec, si può vedere come la redingote rappresenti per tutto l’Ottocento l’uniforme borghese: scura o nera, di panno morbido, è simbolo di essenzialità e di democrazia, ovvero di un abbigliamento che, a differenza di quello dei secoli passati, consacra l’uguaglianza sociale ed esprime quella rispettabilità cui aspira l’intellettuale, il politico, il patriota.
Non sono dunque le frivolezze, i broccati preziosi e lo sfarzo a differenziare gli uomini e le classi sociali, ma il taglio dell’abito e il buon gusto. In questo contesto la figura di George Bryan Brummel è paradigmatica. Personaggio simbolo del dandismo, amico del futuro re Giorgio IV, egli ha incarnato il concetto moderno della vera eleganza, che sta nella distinzione dei gesti, dei modi e del portamento, oltre che nello stile sartorialmente impeccabile dell’abito. L’etica del piacere, fatta di buon gusto, raffinatezza, discrezione e igiene della persona, divenne con Lord Brummel una filosofia di vita, così come la sua persona è ricordata quale arbiter elegantiarum, un rivoluzionario discreto e sobrio come pochi altri nella storia della moda.
Dunque tra gli elementi caratterizzanti il perfetto abbigliamento maschile vi sono il gilet, la camicia e la cravatta: il primo tende man mano ad uniformarsi con la giacca, sia nel tessuto, sia nel colore; la camicia, di batista o di lino, è ampia, con polsini e gemelli, bianca come la cravatta (ma la moda inglese la prevede nera), anch’essa di stoffa leggera che può annodarsi in diversi modi, a seconda delle occasioni.
Scarpe classiche, stivaletti, ghette concludono l’abbigliamento del dandy che prevede per la sera anche guanti bianchi e fazzoletto nel taschino, oltre all’orologio con catena e al bastone, prezioso tocco di ricercatezza. Infine grandi mantelle nere per coprirsi d’inverno e cappelli alti, cilindrici, portati su capelli corti, ma con lunghe basette e barbe curate, come testimoniano i ritratti di illustri personaggi storici, ad esempio, quelli di Massimo D’Azeglio e di Giuseppe Mazzini, dipinti da Francesco Hayez.
Un’annotazione finale: siccome la moda è fatta di continui ritorni al passato, alcune sfilate del 2015 sembrano riproporre per la moda maschile linee e stili da dandy, come mostrano le belle giacche di taglio sartoriale, i cappotti e la ricercatezza nei particolari. Era ora, secondo noi! Evviva l’eleganza!




J. A. Dominique Ingres:Francois-Marius Granet.
Museé Granet, Aix en Provence


D. Ingres: J .Antoine Moltedo, New York,
Metropolitan Museum.



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