Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Work in progress - Anno XIX - n.79 - Aprile - giugno 2024
IL COSTUME NEI SECOLI  

DISSERTAZIONI SULLA MODA

Possagno. Il costume all'epoca di ANTONIO CANOVA. I suoi vestiti e il loro restauro


di Gabriella Sbardella



Il Museo Canova e la Gypsotheca l’8 giugno 2024  comunicano a Possagno il restauro di una parte degli abiti appartenuti al grande scultore neoclassico Antonio Canova, lavoro che ci porta a scoprire nuovi lati della sua vita e dell’epoca in cui visse e operò. Negli ultimi mesi i quattro vestiti appartenuti al Canova sono stati restaurati grazie agli interventi previsti dall'iniziativa del Museo “ Un nuovo progetto per conservare, catalogare e riallestire il corredo di vesti canoviane”. Sono stati infatti restaurati le due uniformi, il completo, il mantello, tutti in panno di lana con finiture e accessori di gran qualità, e il copricapo a tuba appartenuti al grande Artista, elementi di vestiario che ci fanno intuire la sua attenzione per l’eleganza e la forma anche nel modo di abbigliarsi. Visto il precario stato conservativo degli abiti si è dovuto intervenire con un restauro completo: la pulitura, diversificata in base alla tipologia delle fibre e allo stato conservativo, e il consolidamento, eseguito completamente con cuciture a mano con tecniche collaudate per il restauro dei tessili antichi, hanno ridato agli abiti la possibilità di essere esposti e appesi su nuovi manichini. Il consolidamento ha previsto il recupero di tutte le parti tessili, comprese le fodere in seta e le imbottiture interne.  Le nuove teche espositive con manichini appositamente predisposti, seguono gli standard della conservazione degli apparati tessili, dove il controllo dell’illuminazione e della stabilità igrometrica sono fondamentali per la corretta conservazione. Inoltre sono stati puliti e studiati anche i bottoni gioiello che impreziosiscono gli abiti. 





Antonio Canova, Selfportrait, olio su tela 68x55 cm.1792. Galleria degli Uffizi, FI




Antonio Canova, Autoritratto, gesso. 1799. Museo Gypsotheca, Possagno




Anna Passarella è stata la restauratrice dei preziosi abiti; nata a Padova, diplomata in Arte del Tessuto a Venezia, lavora nel campo del restauro su tessuti storici, arazzi e materiali polimaterici dal 1987 nell’azienda Passarella Restauri srl.
Nella giornata dell'8 giugno si presenterà questo singolare restauro al pubblico e per l’occasione si approfondiranno alcuni aspetti di questo patrimonio grazie agli incontri con Michele Vello, storico del costume, e con la stessa  restauratrice. Michele Vello, docente di Fashion Trend and Research, accompagnerà il pubblico in un viaggio alla scoperta della storia del costume nell'epoca di Canova; inoltre sarà inaugurato il nuovo allestimento delle vesti predisposto in due sale finemente decorate del primo piano della Casa natale che fu dell’Artista. Sarà questa l'occasione per comunicare i nomi dei componenti del nuovo Comitato Scientifico di Fondazione Canova, nominato dal Consiglio di Amministrazione  dell'Ente sotto la presidenza del dott. Massimo Zanetti lo scorso 6 maggio.
Negli ultimi decenni del XVIII secolo l’abito dell’uomo segue una via opposta dall’abito femminile, che nel 1800 diverrà fastoso e ingombrante; questa trasformazione inizierà dal colore, dove spicca il nero, che paragonato alla fantasiosa cromia degli abiti maschili settecenteschi rappresenta un’autentica rivoluzione del gusto! Fin dagli albori del nuovo secolo l’abito maschile, infatti, è composto da 3 elementi, semplici ed essenziali: gilet, giacca e pantaloni, sempre più austeri sia nella foggia che nelle tinte.

Louis Boilly, Gioco a dama in famiglia ,1803


RutgerJan Schimmelpenninck con famiglia, Pierre Paul Prud'hon, 1801-02





Com’ era accaduto per la moda femminile durante il Rinascimento e nell’età neoclassica, l’abito maschile ora tende finalmente ad assecondare le forme del corpo, perciò i pantaloni, prima molto aderenti, divengono dritti e affusolati, spesso infilati dentro gli stivali, mentre il gilet, mai troppo eccentrico e sfarzoso come era stato nel ‘700, diviene un elemento di raffinata ma sobria eleganza, completato da camicie bianche con alto collo annodato o piccoli volants (vedi autoritratto dipinto). Anche la giacca subisce un mutamento: il frac, solitamente blu, in uso già nell’età napoleonica, con parte superiore tagliata in vita e parte inferiore più lunga sul dietro, si trasformerà nel primo decennio del 1800 in elemento unico nella forma, la famosa redingote, dal taglio perfetto e impeccabile e dal tessuto a tinta unita. Gli uomini usano il mantello, soprattutto nei mesi freddi e la tuba, abbigliamento preferito anche dal grande Scultore ed ora restaurato! Non sono più le frivolezze, i broccati preziosi e i colori vivaci a differenziare gli uomini e le classi sociali, ma il taglio perfetto dell’abito unito al buon gusto. La trasformazione dell’abbigliamento alla fine del XVIII secolo fu dunque ispirata a una maggiore vivibilità e naturalezza e non sembri lo studio del costume un superficiale o tanto meno vanesio interesse per la moda. L’evoluzione storica del costume non è un settore della cultura destinato soltanto all’effimero, né un aspetto marginale delle abitudini sociali e del folklore, ma è soprattutto uno status symbol, l’esteriorizzazione tangibile di una precipua cultura e dei privilegi di pochi, è il riflesso del gusto dominante in una determinata epoca e segnala con i suoi mutamenti nel tempo le evoluzioni sociali, economiche ed estetiche di una società. Pertanto lo studio del costume riveste un’importanza significativa nella conoscenza della storia di un popolo: l’abito è oggetto desiderabile, ma è anche elemento significante e metaforico del pensiero del tempo, della sua pregnanza e dei suoi limiti. 


Gabriella Sbardella, addetto stampa, comunicazione e marketing strategico, autore radiofonico, organizzatore eventi.


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