Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Rivista bimestrale - Anno I - Mag./giu. 2006, n. 3
INTERFERENZE 

LETTERATURA CINEMA TEATRO


Isadora Duncan e Pina Bausch
di Marina Turco



L'anima sulle "punte"

Se in molti avrete già sentito parlare di Pina Baush, famosa danzatrice e coreografa tedesca contemporanea, non molti invece ricorderanno Isadora Duncan. Dobbiamo risalire ai primi del Novecento per rintracciarne la memoria. Qualcuno è possibile l'abbia impressa per la sua proverbiale sfortuna, come la donna che finì i suo giorni strozzandosi con la sua stessa sciarpa, finita, per un tragico gioco del destino, tra le ruote della sua auto in corsa. Era il 1927, aveva cinquant'anni. Altri tristi risvolti biografici, come l'incidente d'auto in cui morirono i due suoi figli o il suicidio di suo marito, il poeta russo Sergej Esenin , configurano i toni piuttosto cupi di una vita breve e conclusasi infelicemente. Ottimi spunti per la stesura di un film dai forti contrasti, potremmo ammettere. Dunque, Isadora è anche lei ballerina, una donna turbolenta, dal singolare magnetismo, anticonformista e avventuriera, che tutta sola porta avanti la sua ribellione estetica ispirata alla “natura”, alla “libertà” e alle movenze delle statue greche - “Gli “Elgin Marbles”, le Veneri, le Amazzoni e le Vittorie alate – e delle pitture rinascimentali. Suo obiettivo è rigettare il freddo rigore del balletto accademico in nome di un nuovo concetto di danza.
Trasferitasi nel 1900 dalla California, suo paese di origine, a Londra, la potremmo vedere esibirsi alla New Gallery, danzare forse, il Canto di primavera di Mendelssohn, ispirandosi alla prediletta Primavera del Botticelli o al Bacco e Arianna di Tiziano o ancora, alla Leggenda di Orfeo . In punta di piedi, semicoperta da tuniche leggere e provocanti, pervade di sé lo spazio attivando misteriose energie. Al centro del suo rapporto con la musica, la danza, la scultura e l'arte pittorica, non c'era tanto l'idea di “interpretazione”, ma quello di “identificazione delle forze della creazione”, cioè desiderava non semplicemente esibire ma esperire il principio che aveva generato quella particolare arte con cui si misurava. Non artifici esteriori e virtuosismi cui aderire meccanicamente, quindi, ma la sua sensibilità che emergeva. Così anche nell'adesione all'arte greca, dopo aver raccolto spunti dinamici dalle antiche raffigurazioni, vi lavorava come fossero semplici indizi per indagarne nell'esecuzione i principi profondi. Piuttosto curioso è che Isadora riportasse nei suoi spettacoli più che delle semplici pose, le dinamiche di personaggi delle pitture vascolari, offrendo all'attenzione del pubblico il processo di azione e reazione di differenti figure. Un procedimento che sembra ricalcare quello del poeta americano Walt Whitman, il quale assumeva altre identità attraverso la poesia, ma ancor di più quello dello scultore Auguste Rodin che usava scolpire due o tre figure in un unico blocco e che ideò le famose forme che si intrecciano nella porta bronzea: la “Porta dell'Inferno”. Lei voleva andare oltre, animando di autenticità la memoria di un passato lontano in cui la danza era più simile ad un rito di possessione.
Pina Bausch, invece, appare come una donna profondamente inquieta, malinconica, riservata, timida. Dopo aver studiato con Kurt Jooss, che insieme a Mary Wigman è stato uno dei grandi maestri della danza espressionista tedesca, nel ‘73 prende la guida del Wuppertaler Tanztheatre, creando spettacoli di singolare bellezza, come Arien , Cafè Muller, Nelken, Two cigarettes in the dark, Palermo Palermo etc .
La sua linea compositiva è infondere di spiritualità il movimento corporeo, arricchendo la danza di contenuti che la rendano qualcosa di più simile al teatro. Il contributo di ogni singolo ballerino della sua compagnia non è solo fisico, ma ogni movimento nasce da un pensiero, da una personale convinzione, da un'esperienza privata. La Bausch, infatti, per costruire le sue coreografie, più che lavorare direttamente sui dettagli estetici delle performance, sviluppa un percorso mediante l'elaborazione di alcuni interrogativi da sottoporre a ciascun danzatore. Ognuno di essi è libero di rispondere con gesti, con parole o anche di non rispondere affatto, a domande quali: “Di che cosa hai paura?” “Cosa fai quando sei imbarazzato?” “Cosa fai quando ti piace qualcuno?”..Ogni singolo stimolo creativo sembra così seguire minuziosamente un progetto più ampio. La selezione delle singole improvvisazioni, nonché il loro ordine in seno allo spettacolo, vengono poi decisi con un'operazione di montaggio che delinea sensatamente la logica drammaturgia sottintesa dal lavoro di preparazione. Si arriva con Pina Bausch al superamento di una scrittura esclusivamente coreografica e alla valorizzazione di una componente interiore che irrompe con forza nel contesto della scena.
A questo proposito vorrei segnalare un'interessante iniziativa milanese, riguardante le due straordinarie artiste. Dal 17 maggio al 22 luglio 2006, presso la Galleria del Credito Valtellinese –Refettorio delle Stelline, avrà luogo la mostra, patrocinata dalla Provincia di Milano, dal titolo “ Isadora Duncan, Pina Bausch. Danza dell'anima, Liberazione del corpo ”. L'esposizione presenta del materiale fotografico, insieme a video e dipinti, avente per oggetto le loro esperienze artistiche e raccoglie, inoltre, immagini e documenti dei pionieri della danza libera, fautori di un nuova espressività corporea, come François Delsarte, Rudolf Von Laban ed Emile Jaques Dalcroze, fino all'avventurosa esperienza di Monte Verità .
La sala esporrà splendidi disegni ed acquerelli di Auguste Rodin, Grandjuan, André Dunoyer de Segonzac, Jean Lafitte, José Clara e Valentine Gross Hugo, opere aventi come tema i movimenti di un corpo finalmente libero, unitamente a foto d'autore che ripercorrono la vita di Isadora Duncan e raccontano l'evoluzione professionale della coreografa tedesca.
L'esposizione sarà arricchita da Due Eventi Danza: “ Isadora Duncan nel contemporaneo ” e “ Conferenza in danza ”, che vedranno protagonista Barbara Kane, venerdì 26 e sabato 27 maggio.

 








I.Duncan: Mazurka, Chopin,
New York 1915 (foto Arnold Genthe)








Duncan: Ifigenia in Tauride,
Monaco 1904 (Fotostudio Elvira)







P.Bausch: Nelken, Venezia 1983 (foto Silvia Lelli)








Bausch: Corpo di ballo, Venezia 1983 (foto Silvia Lelli)