La mostra “Attraversare l’immagine. Donne e fotografia tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta”, a
cura di Angela Madesani, allestita presso i suggestivi spazi di Palazzina Marfisa d’Este a Ferrara, si svolge dal 20 settembre al 22 novembre 2020. Sono esposte le opere di 13 fotografe italiane e internazionali: Paola Agosti, Diane Arbus, Letizia Battaglia, Giovanna Borgese, Lisetta Carmi, Carla Cerati, Françoise Demulder, Mari Mahr, Lori Sammartino, Chiara Samugheo, Leena Saraste, Francesca Woodman e Petra Wunderlich.
Il progetto si inserisce nella riflessione che dal 1984 l’UDI – Unione Donne in Italia, dedica alla
creatività femminile in tutte le sue forme e linguaggi. Dopo le mostre che hanno presentato alcune
delle artiste più rilevanti della scena internazionale, ultima delle quali Ketty La Rocca (2018),
“Attraversare l’immagine” indagherà il mondo della fotografia al femminile, mettendone in luce i filoni
di ricerca più originali.
Numerose sono state, soprattutto negli ultimi anni, le rassegne dedicate alla fotografia delle donne; nella maggior parte dei casi si è trattato di esposizioni che hanno presentato le opere di artiste e
fotografe senza porre differenze fra i diversi ambiti di ricerca. L’attuale mostra, invece, si
concentra sulle fotografe attive in un periodo di impegno politico e sociale portante nella storia del cosiddetto secolo breve, caratterizzato da grandi mutamenti di cui le donne sono state
protagoniste.
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Paola Agosti, Sud Africa, Stellenbosch, aprile 1983
Stampa ai sali d'argento su carta baritata, cm 32 x 45,5
© Paola Agosti
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Daniela Arbus, Two friends at home, N.Y.C., 1965
Stampa ai sali d'argento, cm 38 x 37
Courtesy Galleria Massimo Minini
© The Estate of Diane Arbus
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Giovanna Borgese, Fine della fabbrica Redaelli, Milano, 1985
Stampa ai sali d'argento su carta baritata, cm 22 x 30
© Giovanna Borgese
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Lisetta Carmi, Porto di Genova, 1964
Stampa ai sali d'argento, cm 18,5 x 28,5
Archivio Lisetta Carmi
© Lisetta Carmi courtesy Martini & Ronchetti
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La mostra si apre con ricerche a sfondo antropologico della fine degli anni Cinquanta per arrivare
agli anni Sessanta, che hanno segnato l'avvio di significative lotte in nome di un cambiamento
radicale della cultura e della società, per il raggiungimento di libertà individuali e di conquiste
democratiche. Raggiungimenti che gli anni Settanta avrebbero estremizzato, animando, sullo
sfondo di drammatici conflitti, il rapporto tra politica e cultura. Gli anni Ottanta hanno poi costituito
in qualche modo il momento del riflusso: le grandi battaglie condotte per i diritti civili, per
l'emancipazione delle classi sociali, delle donne, degli emarginati, sono defluite verso modi diversi
di avvertire l'esistenza, soppiantando le pratiche collettive delle quali l'arte e la fotografia si erano
rese interpreti, a favore di un sentire più individuale.
Le fotografe hanno saputo registrare tali cambiamenti, concentrando il proprio sguardo su temi
scottanti connessi al sociale, al patrimonio antropologico, alla sfera psicologica.
La mostra si apre con l'opera di Diane Arbus (1923-1971), una delle più interessanti artiste della
seconda metà del XX° secolo, la cui ricerca ha fatto da cerniera, da punto di svolta, a quanto era
stato fatto sino a quel momento nel campo dell'immagine. Le sue fotografie hanno come soggetto i
mondi paralleli alla normalità, mondi negati, che Arbus riesce a raccontare nella sua verità e
crudezza, arrivando a realizzare alcune fra le fotografie più iconiche dei nostri tempi.
Continuando nel percorso espositivo, due sono i lavori che potremmo collocare nell'ambito del
fotoreportage tradizionale, con una chiara propensione all'indagine sociale e antropologica:
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Carla Cerati, Morire di classe, 1968
Stampa su carta baritata, cm 50 x 40
© Carla Cerati courtesy Elena Ceratti
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Mari Mahr, Lili Brik, 1982
Stampa ai sali d'argento, cm 30 x 35
Courtesy Mari Mahr
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Françoise Demulder , Cambogia. Giovane soldato, 1974
Stampa contemporanea, cm 42 x 29,7
Agence Roger-Viollet
© Françoise Demulder / Roger-Viollet
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Lori Sammartino, Roma, c. 1960
Stampa contemporanea,
cm 34 x 44
Courtesy Daniele Petiziol
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di
Chiara Samugheo (1935) alcune fotografie di ambito neorealista, parte della serie dedicata alle
tarantate salentine della fine degli anni Cinquanta; di Lori Sammartino (1924-1971) le fotografie
tratte da "La domenica degli italiani", un volume del 1961, correddato da un testo di Ennio Flaiano,
che racconta un'Italia semplice negli anni precedenti il boom economico.
Presente una selezione di opere da "Morire di classe" di Carla Cerati (1926-2016), pubblicato nel
1969 con Gianni Berengo Gardin per Einaudi, una delle ricerche più significative e conosciute
dell'artista che ha contribuito a mutare la situazione manicomiale nel nostro Paese.
Di grande forza le immagini di Letizia Battaglia (1935) che in sessant'anni di ricerca ha indagato
potere criminale, prepotenza e corruzione in Sicilia, di cui sono esposte una serie di fotografie
dedicate al mondo femminile.
La mostra propone anche riflessioni dedicate ai mondi extraeuropei: due reportage di guerra
ambientati in Libano e in Cambogia della francese Françoise Demulder (1947-2008), la prima
donna a vincere nel 1977 il World Press Photo, il più prestigioso premio fotografico del mondo;
mentre della finlandese Leena Saraste (1942) sono presentate le immagini dedicate alle "rovine"
umane e architettoniche del conflitto israelo-palestinese dell'inizio degli anni Ottanta.
Impegnata nella documentazione del mutamento della condizione femminile è Paola Agosti
(1947), tra le più acute fotogiornaliste italiane, di cui viene presentato un intenso reportage
sull'apartheid realizzato negli anni Ottanta in Sudafrica.
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Chiara Samugheo, Scene di vita meridionale, 1955-57
Stampa contemporanea, cm 16,7 x 16,5
CSAC Università di Parma, Fondo Chiara Samugheo
© by SIAE 2020
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Leena Saraste, Rashidieh, febbraio 1983
Stampa ai sali d'argento, cm 30 x 40
Courtesy Leena Saraste
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Francesca Woodman, P 142 Untitled, Providence, Rhode Island, 1978
Stampa ai sali d'argento, Ed 7/40, cm 9,8 x 9,8
Courtesy Galleria Massimo Minini
© by SIAE 2020
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Petra Wunderlich, Düsseldorf, Germania, 1984
Stampa ai sali d'argento, cm 31 x 40,5 Courtesy Bernhard Knaus Fine Art
© by SIAE 2020
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È legata al mondo genovese del porto la preziosa indagine di Lisetta Carmi (1924): una ricerca in
cui l'uomo, il paesaggio, l'architettura giocano ruoli equivalenti.
Sono dedicati al mondo dell'industria, nel momento della sua trasformazione, anche i partecipati
scatti di Giovanna Borgese (1939), in cui i protagonisti sono i lavoratori e gli scioperanti – oltre
agli edifici abbandonati, veri e propri esempi di fotografia industriale.
La ricerca di Petra Wunderlich (1954), di matrice prettamente architettonica, travalica i confini fra
generi e temi aprendo nuovi scenari. Le sue opere indagano il paesaggio dell'uomo e, in particolar
modo, quelle esposte in mostra, raccontano dettagli di edifici religiosi tra Germania e Belgio.
Di Mari Mahr (1941), fotografa anglo-ungherese, nata in Cile da genitori ebrei ungheresi, è la
raffinata serie, di matrice letteraria e artistica, dedicata a Lili Brik, la scrittrice, artista, attrice russa,
compagna e musa di Vladimir Majakovskij.
Chiude la rassegna una piccola ma significativa selezione di opere di Francesca Woodman
(1958-1981), artista che ha lavorato sul disagio femminile, il proprio, dando vita a immagini di
grande forza e poesia.
La mostra è organizzata dal Comitato Biennale Donna dell'UDI (composto da Lola G. Bonora,
Silvia Cirelli, Ada Patrizia Fiorillo, Catalina Golban, Elisa Leonini, Anna Quarzi, Ansalda Siroli, Dida
Spano, Liviana Zagagnoni) e dalle Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea, con il sostegno
della Regione Emilia-Romagna e il patrocinio del Ministero per i Beni Culturali, Arte e Turismo.
Anche per questa edizione si ringrazia per il supporto Assicoop, Coop Alleanza 3.0 e Copma.
In occasione dell'esposizione sarà pubblicato un catalogo bilingue italiano e inglese con testi di
Angela Madesani e di Francesca Pasini. (Cs)
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