Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Work in progress - Anno XVII - n.70 - Gennaio - marzo 2022
RITRATTI  

EMILIO VEDOVA. Omaggio a un artista di caratura internazionale!
di Bruna Condoleo


Emilio Vedova, nato a Venezia nel 1919, è uno dei più autorevoli testimoni della pittura italiana del ‘900. figlio di artigiani, autodidatta, comincia a dipingere guardando ai Grandi dell’arte veneta, soprattutto al tragico luminismo del Tintoretto e  si appassiona all’architettura veneziana, che ridisegna con bravura prospettica, riproponendone dinamismo e ritmo, due elementi che resteranno fondamentali della sua arte. Vedova studia e ricopia anche le incisioni delle “Carceri” di Giovan Battista Piranesi, di cui lo affascinano le atmosfere cupe e il groviglio di segni. Durante la II Guerra mondiale partecipa al gruppo di Corrente (1938) assieme a Renato Guttuso, Treccani, Birolli, Migneco, Sassu e Manzù; negli anni ’40 matura una forte sensibilità e una partecipazione alla politica che lo porta a fondere gli ideali artistici con quelli civili. Nell’immediato Dopoguerra, infatti, il Pittore firma il Manifesto “Oltre Guernica”, definito poi del Realismo, che proponeva la necessità di un essenziale contatto dell’arte con la realtà sociale e con le sue problematiche. Dal ’46 al ’49 è il principale animatore  del “Fronte Nuovo delle Arti”, un movimento vario e complesso, per molti aspetti di tendenza astratta, scomunicato da Palmiro Togliatti, Segretario del Partito Comunista, che non apprezzava quelli che ingiustamente definiva  “scarabocchi” dell’arte contemporanea!



Emilio Vedova, Immagine del tempo, sbarramento, tempera su tela, 1951. Guggenheim Museum and Foundation. Venezia




Reduce da un'esperienza militante nella Resistenza partigiana, Vedova ha trasposto l'impegno politico in una pittura caratterizzata dalla dialettica di luci e ombre. Quando partecipa al dibattito tra Astrattisti e Realisti, si pone tra coloro che scelgono l'Informale, ovvero un'estetica, sviluppatasi tra il 1950 e il 1960 sia in Europa che negli Stati Uniti, che abbandona la figuratività per esprimere i propri sentimenti attraverso segni, linee e colori, velocità di esecuzione e gusto dell'improvvisazione. Vedova aggredisce la tela con una gestualità che dapprima si evidenzia in forme geometriche e colori piatti distribuiti in uno spazio in cui è presente l'eredità del Cubismo, ma nel quale emerge chiaramente una tensione esplosiva che anticipa l'energia espressiva dei dipinti degli anni futuri. Dal 1952 al '54 partecipa al Gruppo degli Otto, un movimento costituito da Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso e Turcato, pittori italiani che attorno al critico Lionello Venturi propugnano un'arte non figurativa.
L'Artista concepisce la pittura come strumento di trasmissione dei propri sentimenti di rivolta politica, di accusa e di sdegno, perciò nelle sue tele le linee sono spezzate e spesso intricate, sempre in movimento e i colori, ridotti a quelli fondamentali, rossi, gialli e blu, sono accostati in maniera drammatica ai bianchi e ai neri, elementi in lotta tra loro. Grazie a un segno incisivo che rammenta la pittura dell'action painting di Pollock, le sue opere traducono soprattutto il disagio, non tanto individuale, quanto collettivo, di una generazione che, uscita dalla guerra, ha riportato con sé conflitti sociali e problematiche esistenziali.


Emilio Vedova. Scontro di situazion n.4, olio su tela, 1959. GNAM, Roma



Negli anni '50 Vedova ha creato, infatti, tempere bellissime, come "Immagine del tempo" e il ciclo, intitolato "La protesta", dove si riconoscono influssi del Futurismo e dell'Espressionismo astratto americano. Negli anni '60, superate le crisi del movimento Informale, la sua pittura ha fatto ricorso a "prelievi" di carattere Dada, come nell'opera "Diario berlinese", utilizzando la tecnica dell'assemblaggio con l'uso di giornali, oggetti recuperati, panni, il tutto dipinto con pennellate violente e turbinose. Dagli anni '60 in poi il suo percorso artistico diviene un cammino solitario, anche se di costante confronto con le più innovative ricerche internazionali. Nella serie dei "Plurimi", iniziata prima a Venezia nel '61 e continuata a Berlino tra il 1963 e il '64 , Vedova dipinge con tecnica mista legni graffiti, articolati nello spazio, che sono una fusione di pittura, scultura e architettura. Si tratta di monumentali forme plastico-spaziali, con superfici chiuse e aperte, mutevoli a seconda del punto di vista, che si estendono come tentacoli quasi ad afferrare e risucchiare lo spettatore nel loro vortice tempestoso. L'Artista muore nel 2006 nell'amata Venezia luogo da cui non si è mai allontanato per molto tempo; prestigiosi sono stati i premi e le onorificenze ricevute durante la lunga carriera, a testimonianza dell'apprezzamento dei più per la su arte originale e autentica.



Bruna Condoleo, storica dell'arte, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte


E' vietata la riproduzione anche parziale dell'articolo e delle immagini © Copyright