Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Work in progress - Anno XV - n.65 - Luglio - settembre 2020
IL COSTUME NEI SECOLI  

DISSERTAZIONI SULLA MODA

Compie 100 anni la tuta futurista di THAYAHT!

di Bruna Condoleo




Compie cento anni l’invenzione della TUTA di Thayaht, un abito semplice ed essenziale ispirato dall’abbigliamento di lavoro, conveniente nel prezzo, un capo workwear e unisex, destinato ad avere immediato successo a suo tempo, ma anche lunga vita! Il suo ideatore è stato un artista molto versatile, pittore, scultore, architetto e orafo e non c’è da meravigliarsi di questa contaminazione di generi, dal momento che fin dall'antichità arte e costume sono stati strettamente collegati. La civiltà egizia, ad esempio, seppe esprimere anche nei particolari dell’abbigliamento gli elementi fondamentali della propria ideologia artistico-religiosa: si pensi, infatti, al gonnellino triangolare dei faraoni, chiamato schentis, che si ispira chiaramente alla forma della piramide!
Anche in età contemporanea arte e moda hanno intrecciato i canoni  estetici dominanti, come è accaduto nei primi decenni del 1900 con l’Avanguardia italiana futurista che ha propugnato il concetto di un’arte totale, capace di espletarsi in tutti i settori della vita, dalla pittura al teatro, dalla poesia alla musica, dal cinema alla scienza, dalla fotografia alla moda. L’idea del progresso, del dinamismo, della forza del colore, proclamata dal Futurismo, trova nella creazione di capi d'abbigliamento un campo fertile, anche perchè da sempre l’abito è un’apparenza caricata di forza simbolica e di risonanza culturale.




Gilet futurista. Copia disegnata da un originale di Giacomo Balla (1914/1920)


Copia dall'originale. Disegno di Daniele R.





Gilet futurista. Copia disegnata da un originale di Giacomo Balla



Molti artisti del ‘900 si sono cimentati nell’ideazione e nella realizzazione di costumi, ma si trattava soprattutto di abbigliamento per il teatro, attraverso il quale si esprimevano, anche in questo settore, gli elementi caratteristici della nuova visione artistica. Matisse e Braque, ad esempio, si sono occupati di costumi per il balletto; Guttuso, Casorati, Savinio, Carrà, Sassu, De Chirico, Martini hanno profuso il loro ingegno nell’ideazione di costumi per il Teatro alla Scala di Milano per molti decenni.
Ma torniamo alla TUTA! Nel 1918 il fiorentino Ernesto Thayaht (pseudonimo di Ernesto Michahelles) si era trasferito a Parigi dove aveva iniziato una proficua collaborazione con la casa di moda di Madame de Vionnet. Artista a tutto tondo e designer, tornato in Italia Thayaht progetta e realizza la “TUTA” futurista, un rivoluzionario abito quotidiano che s’inserisce nella prospettiva della “ricostruzione universale” propugnata nel '15 da Giacomo Balla e Fortunato Depero e riproposta più tardi nel “Manifesto della moda femminile”. La tuta ideata da Thayaht vuole essere un abbigliamento pratico ed essenziale, adatto a tutti (da qui il termine "tuta" o tutta), comodo, economico e realizzabile autonomamente. Si tratta, infatti, di una pezza intera di stoffa di misure ben definite (450x70 cm), con una geometrica forma a T, che veste tutta la persona utilizzando pochissime cuciture.



Cilindro di maglia tubolare multiuso, creato da Nanni Strada negli anni '80



Il 17 giugno 1920 sul quotidiano La Nazione, compare un inserto con il cartamodello della tuta e con le istruzioni per realizzarla facilmente e da soli. E’ un successo, non soltanto in Italia, ma in Europa e finanche in America!
Anche Depero, durante il periodo del 2° Futurismo, è stato attratto dal mondo della moda e ha prodotto stoffe, tappeti singolari e coloratissimi gilet, realizzati con tagli netti e decorazioni dinamiche; lo stesso pittore Balla, oltre ai completi maschili, caratterizzati da linee fluide, ha disegnato panciotti dai tessuti e dai colori particolarmente accesi o con motivi lineari ispirati alla velocità, indumenti molto lontani dai tradizionali gilet maschili usati fino ad allora! Dunque, una moda gioiosa quella proposta dai futuristi, che tramite il brillante e dinamico cromatismo intende trasmettere, oltre all'anticonformismo, l’ottimismo degli artisti nei confronti del progresso e dell’attesa di un mondo nuovo.
Se nel tempo la tuta di Thayaht ha assunto le caratteristiche di abito da lavoro, pur non essendo nata a questo scopo, nel corso dei decenni successivi la sua invenzione è stata apprezzata e rivisitata da molti stilisti di moda (Pucci, Krizia, Ken Scott...) che hanno realizzato con lo stesso metodo abiti sciolti e pratici, come la salopette femminile in voga negli anni '70/80, versione meno rigida e più alleggerita della tuta futurista, oppure il cilindro di maglia tubolare multiuso, creato da Nanni Strada, abito essenziale e trasformabile grazie a poche manipolazioni.
Malgrado la moda imponga il "cambiamento" quale legge suprema, spesso le nuove idee provengono dal passato, anche se elaborate e adeguate al presente. VIVA LA TUTA!


Bruna Condoleo, storica dell'arte, già docente di storia del costume, giornalista, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte


E' vietata la riproduzione anche parziale dell'articolo e delle immagini © Copyright